CHUANGRU ZHE (Red Amnesia – Gli Intrusi)
Regia: WANG Xiaoshuai
Lettura del film di: Manfredi Mancuso
Titolo del film: CHUANGRU ZHE (RED AMNESIA – GLI INTRUSI)
Titolo originale: CHUANGRU ZHE (RED AMNESIA – GLI INTRUSI)
Cast: regia: WANG Xiaoshuai – scenegg.: Wang Xiaoshuai, Fang Lei, Li Fei – fotogr.: Wu Di – scenogr.: Lou Pan – suono: Fu Kang – mont.: Yang Hongyu – mus.: Umeit – interpr. princ.: Lü Zhong (Mother, Deng), Shi Liu (the Boy), Feng Yuanzheng (The Elder son, Zhang Jun), Qin Hao (The Elder son, Zhang Bing), Amanda Qin (The Daughter-in-law, Wang Lu) – colore – durata: 115’ – produz.: Dongchun Films, Inlook Media Group, Herun Media, Edko (Beijing) Films, Gravity Pictures Film Production Company, Chongqing Film Group, 21st Century Media – origine: CINA, 2014 – distrib.: Chinese Shadows
Sceneggiatura: Wang Xiaoshuai, Fang Lei, Li Fei
Nazione: CINA
Anno: 2014
Presentato: 71. Mostra Internazionale D'arte Cinematografica di Venezia (2014) CONCORSO
È la storia di Deng, anziana pensionata cinese, che trascorre le sue giornate occupandosi della vecchia madre -ospite di una casa di riposo-, dei due figli, Jun (sposato, con un figlio) e Bing (che è gay e convive con un uomo) e a parlare con il “fantasma” del marito morto. Nonostante i due figli cerchino di rivendicare la loro indipendenza, la madre si ostina a intromettersi nelle loro vite, commentando e giudicando il loro operato e prendendo spesso decisioni per loro conto, senza nemmeno prima consultarsi con loro. La consueta routine di Deng inizia a sgretolarsi quando la donna riceve telefonate anonime sempre più assidue. I figli sospettano trattarsi di un creditore di Jun che vuole ora rifarsi sulla di lui famiglia e denunciano il fatto alla polizia. In realtà, a seguire la donna è un giovane ragazzo proveniente da un villaggio dell’entroterra cinese. Costui è il nipote di Zhao, un deceduto funzionario e delatore di una sezione locale del governo, che era stato in vita collega di Deng e che era stato “tradito” dalla donna: nell’ottica di promuovere il progresso, favorendo lo spopolamento dei centri rurali, il governo cinese aveva infatti messo in palio dei posti di “sola andata” per trasferirsi in una grande città con famiglia a seguito. Deng, che pure era sfavorita rispetto a Zhao, che, per meriti personali, infatti la precedeva nella graduatoria del governo, aveva falsificato dei documenti, vedendosi così garantito il posto in città. A seguito del torto subito, Zhao era dovuto rimanere nel morente villaggio, di fatto condannando lui e la sua famiglia a un futuro di povertà e sottosviluppo. Il nipote vorrebbe ora quindi vendicarsi della donna, ma, pur avendo l’occasione (dopo aver aiutato la donna - a seguito di un incontro “fortuito”- a sbrigare delle faccende, viene infatti invitato da ella a dormire a casa sua), il giovane rinuncia alla vendetta e ritorna nel suo villaggio. Ignara di tutto ciò, ma pur sospettando un coinvolgimento della famiglia di Zhao (verso il quale la donna nutre un profondo rimorso), Deng parte per il suo villaggio natale con l’intenzione di incontrare i parenti dell’ex collega. Una volta giunta sul posto, la donna scopre quindi la vera identità del giovane e, sconvolta, chiede perdono alla moglie di Zhao (nonna quindi del giovane), liberandosi del peso che le grava sulla coscienza. Purtroppo però, un’altra tegola si abbatte di lì a poco sulla famiglia del collega: la polizia infatti, sulle tracce del giovane (ricercato per piccoli furti e un omicidio) dopo la denuncia delle telefonate anonime, lo raggiunge. Deng, pentita e in preda ai sensi di colpa, cerca dunque di risolvere la faccenda, favorendo la fuga del nipote di Zhao, che però muore precipitando da una finestra nel tentativo di sottrarsi ai poliziotti. Negli attimi seguenti la morte de ragazzo, il suo “fantasma” appare davanti alla vecchia Deng, che si rende conto della tragedia avvenuta e si accascia lentamente per terra.
Il film è tutto incentrato sul personaggio protagonista dell’anziana e “dispotica” Deng, che abituata in gioventù a governare e amministrare le vite dei suoi compaesani, fatica adesso a badare ai “fatti propri”, protraendo la sua ingerenza nelle vite altrui sui figli e sui propri cari. Deng appartiene inoltre a un passato (rappresentato emblematicamente da quello scorcio di edificio diroccato che a più riprese viene inquadrato dal regista, specie all’inizio e alla fine del film), che risulta ormai superato dalla vita moderna e “libera” delle nuove generazioni di cinesi (si pensi, per es., alla convivenza gay del figlio della donna). Un passato che però per la donna è ancora vivo e presente (così come “vivo” per la donna è il marito, deceduto già da molti anni, ma che lei continua a vedere come fantasma e per il quale continua a esigere il posto a tavola), ammantato di fascino e nostalgia per i «bei tempi andati». Con quest’ottica si spiega per esempio la fascinazione che i canti e gli inni tradizionali del partito cinese hanno su Deng (che per due volte si ferma ad ascoltare le voci di alcuni attempati coristi che cantano in un circolo di qualche sorta); canti che, d’altra parte, accompagnano anche (con musica non diegetica) il cammino della donna attraverso i vecchi edifici diroccati del suo paesino di provenienza, mentre una lacrima di commozione (rimpianto o rimorso?) le scende sul volto. La vecchia protagonista è anche segnata però da un’altra caratteristica fondamentale, ovvero il rimorso che la donna nutre per il suo operato. Non a caso, quando le telefonate anonime hanno inizio, la prima persona alla quale la donna pensa è proprio l’ex collega («Zhao, sei tu?», chiede infatti Deng alla cornetta, scusandosi subito dopo per quanto commesso). Il rimorso, che produce in Deng sensi di colpa mai sopiti, è ciò che spinge la donna verso il viaggio nel suo “passato”, quando l’anziana pensionata muove alla volta del suo paesello natío, dove, a seguito di altre vicende, cerca invano di salvare il giovane nipote di Zhao dalla polizia.
Il regista porta avanti i due temi (quello del “rimorso” e quello del “controllo”) in parallelo, insistendo molto - nel corso di tutto il film - sulla profonda differenza che passa tra i giovani cinesi (“liberi” che però «non sono più quelli di una volta») e i vecchi, abbandonati a loro stessi o alle accoglienze degli ospizi. Il tema del rimorso però, che pur si lega strettamente all’altro, si esaurisce (e diremmo quasi trova la sua realizzazione finale) nell’altro tema promosso dal regista, che potrebbe essere considerata l’idea centrale del film e che mostra in ultimo come l’ingerenza di un certo tipo di vecchia mentalità (nel caso specifico quello del “partito” al quale Deng apparteneva) produce frutti nefasti anche sulla vita di oggi. L’idea centrale, che si fatica ad evincere data la dualità tematica poco sopra riportata, si concretizza comunque attraverso le vicende emblematiche di Deng, la quale continua a rovinare esistenze, pur quando animata da sincero pentimento e buona volontà; di fatti è proprio lei che provoca, pur in modo indiretto, la morte del giovane, dopo aver cercato ancora una volta di “prendere in mano” la situazione (ovvero farlo scappare), tentando di placare così i propri sensi di colpa per le nefandezze del passato. E il giovane, proprio come il vecchio marito, morto qualche istante prima, diventa per la vecchia Deng un altro “fantasma”, un’altra vittima cioè dei vani tentativi della donna di tenere in mano le redini della situazione. Tale idea non riesce però, come detto, a spuntare con forza dalla disposizione della struttura, e si fatica non poco a rimetterne insieme i tasselli. Senza contare poi che le ambiguità presenti anche a un semplice livello narrativo (si pensi al personaggio del nipote di Zhao che a volte sembrerebbe soltanto il frutto dell’immaginazione - e del rimorso - della vecchia, a volte appare invece come persona fisica e reale), rendono ulteriormente ostica la comprensione.
Film complesso e minato in parte dagli “errori” di struttura di cui sopra, Red Amnesia è però realizzato con pregevole fattura tecnica e possiede buoni valori di fondo. L’ottima prova dell’attrice protagonista aggiunge poi valore all’opera. (Manfredi Mancuso)