FELLINI L’AVEVA GIÀ DETTO
di FRANCO SESTINI
Chiavi tematiche: Opera di Roma, Muti
Riccardo Muti – al momento forse il più grande direttore d’orchestra d’Italia – ha detto basta ed ha lasciato la direzione dell’Opera di Roma annunciando la decisione di non dirigere “Aida” e “Nozze di Figaro”; il Maestro Muti motiva la sua decisione con il perdurare delle problematiche emerse durante gli ultimi tempi; per la precisione credo che Muti si riferisca all’episodio di questa estate quando alcuni scioperi hanno impedito a migliaia di turisti di vedere “La Bohème” alle Terme di Caracalla ed anche all’episodio avvenuto alla prima di “Ernani” quando a fine rappresentazione alcuni sindacalisti si presentarono in camerino con modi che al maestro non sarebbero piaciuti.
Per non turbare ancora di più il “suo” pubblico, Muti ha detto che desidera dedicarsi in Italia soprattutto ai giovani musicisti dell’Orchestra Cherubini – da lui fondata – re aggiunge che la decisione di interrompere la collaborazione con l’Opera di Roma è stata da lui presa con grandissimo dispiacere, dopo lunghi e tormentati pensieri.
In concreto e, detta in soldoni, cosa sarebbe accaduto nel teatro romano che ha fatto i infuriare il Maestro Muti? Il teatro versa in gravi problematiche finanziarie, solo parzialmente risolte grazie proprio a Muti; gli esiti artistici possono essere anche altissimi, ma una serie di gestioni dissennate, abbinate ad una conflittualità interna e a ostinate rivendicazioni sindacali hanno portato il teatro sull’orlo della paralisi cosicché al momento non sussistono le condizioni per portare avanti un discorso decoroso sul piano artistico.
Ma nel titolo cito un “l’aveva già detto” riferito al cinema e, mi riferisco ad un piccolo capolavoro di Fellini “Prova d’orchestra” nel quale assistiamo al lavoro di una orchestra che ha al proprio fianco tutta una serie di “controllori” e che durante, appunto, una normale prova per la messa in scena di una nuova sinfonia, scatena una midiade di conflittualità, le più stupide e le più becere che si possa immaginare.
Il Direttore non prende nessun provvedimento, per tutelare coloro che “vorrebbero lavorare con coscienza” e lascia andare tutto in malora (iconicamente rappresentato da una grossa palla di ferro che dopo aver battuto varie volte sul muro esterno, lo sfonda ed entra con fare minaccioso dentro il locale dove si tengono le prove.
Quindi abbiamo un’orchestra – simbolizzante una Nazione – che ha perso la strada maestra a causa di tutta una serie di cattivi maestri e una minaccia, cioè la palla.
È interessante notare che durante lo sfondamento del muro da parte della palla di ferro, gli unico a rimanere impassibili sono il gruppetto dei sindacalisti, mentre gli orchestrali avvertono tutti il pericolo e scoprono la paura di un domani che intravedono “senza musica”, cioè senza il benessere che questa procura loro.
Indifferente a tutto è comunque il direttore d’orchestra, che – alla stregua di Muti – sa bene che può andarsene da questa orchestra per andare con un’altra; le richieste sicuramente non gli mancano e spetta a lui scegliere la migliore, sia come composizione degli elementi orchestrali che sotto l’aspetto del suo guadagno.
Ed infatti, gli orchestrali smarriti, impauriti dalla palla di ferro, si rivolgono a lui e lo pregano di riprendere la direzione dell’orchestra; come replica l’autore del film – non dimenticate che si chiama Fellini – fa fare al direttore d’orchestra un discorso in un incomprensibile tedesco sullo stile di quello che faceva Hitler, discorso che viene applaudito da tutti, i quali si rimettono in riga, pronti a ricominciare la prova interrotta; dei sindacalisti neppure l’ombra!
Il film fa pensare, ma anche la vicenda di Muti ci porta a riflettere! (Franco Sestini)