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SMETTO QUANDO VOGLIO



Regia: Sydney Sibilia
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: SMETTO QUANDO VOGLIO
Titolo originale: SMETTO QUANDO VOGLIO
Cast: regia: Sydney Sibilia – sogg.: Valerio Attanasio, Sydney Sibilia – scenegg.: Valerio Attanasio, Andrea Garello, Sydney Sibilia – scenogr.: Alessandro Vannucci – fotogr.: Vladan Radovic – mont.: Gianni Vezzosi – mus.: Andrea Farri – suono: Angelo Bonanni – cost.: Francesca Vecchi, Roberta Vecchi – interpr. princ.: Edoardo Leo (Pietro), Valeria Solarino (Giulia), Valerio Aprea (Mattia), Paolo Calabresi (Arturo), Libero De Rienzo (Bartolomeo), Stefano Fresi (Alberto), Lorenzo Lavia (Giorgio), Pietro Sermonti (Andrea), Neri Marcoré (Murena), Sergio Solli – durata: 100' – colore – produz. : Domenico Procacci e Matteo Rovere per Fandango, Ascent Film, con Rai Cinema – origine: ITALIA, 2013 – distrib.: 01 Distribution (6.2.2014)
Sceneggiatura: Valerio Attanasio, Sydney Sibilia
Anno: 2013

È la storia di Pietro, 37 anni neurobiologo ricercatore all’università e in attesa del rinnovo del contratto che spera addirittura essere a tempo indeterminato, sposato con Giulia assistente sociale in un centro di drogati, in difficoltà economiche con debiti. Il contratto, per tagli al bilancio e per le solite raccomandazioni, non gli viene rinnovato; per non dirlo alla moglie inventa bugie che per sostenerle deve velocemente trovare una fonte di sostentamento.

 

Nell’inseguire uno degli studenti ai quali fa ripetizione per essere pagato viene in contatto con un mondo nuovo per lui quello delle discoteche e degli spacciatori e da lì l’ideona. Lui potrebbe creare una droga con delle sostanze non vietate dal ministero della salute, ma ha bisogno di aiuto. Pensa a suoi compagni superlaureati altrettanto sfigati per fabbricare le pastiglie e distribuirle. Le pastiglie sono perfettamente legali ma lo spaccio e il lucro in nero no.

Ed ecco la banda: Pietro neurobiologo, Alberto chimico (lavapiatti), Mattia e Giorgio latinisti (benzinai notturni pagati in nero), Arturo archeologo (lavoricchia per il comune), Bartolomeo economista (giocatore d’azzardo), Andrea antropologo (in cerca di lavoro che non trova perché laureato).

Partono alla grande, continuano le bugie di Pietro a Giulia, che nel frattempo gli rivela di essere in cinta, le pasticche piacciono e sono richieste, lo spaccio ben congeniato porta tanti soldi in poco tempo, ma cambia la vita di ognuno.

Iniziano i problemi questo loro spaccio toglie visibilità e lavoro a Mureno lo spacciatore boss del territorio il quale resosi conto della richiesta sempre in aumento di quelle pastiglie, vuole averne da Pietro un certo quantitativo e con percosse ad uno della banda e col rapimento di Giulia ce la farà. Ma…

Alberto che per vedere gli effetti delle pasticche diventa un tossicodipendente ha un incidente con una grossa lussuosa macchina nella quale la polizia trova un certo quantitativo di droga e lo incarcerano. Pietro deve produrre la droga per Mureno ma non ha le materie prime, organizza quindi un furto in una farmacia ma per incidente feriscono il farmacista che l’ha riconosciuto e scappano senza nulla ma col farmacista. E da lì comincia la fine della banda. Alberto incarcerato, Giulia nelle mani di Mureno e Pietro che deve salvare Giulia, il farmacista e Alberto dal carcere.

Riescono a preparare la droga per Mureno ma la sola pastiglia vera è la numero uno che Pietro aveva conservato e che riesce ad usare per l’assaggio di Mureno così l’affare si conclude e Giulia è libera. Nel bagagliaio di Mureno nel frattempo viene messo il farmacista, al quale era stato somministrato un intruglio fatto da Pietro per togliergli momentaneamente la memoria, e Pietro va a costituirsi proponendo la liberazione di Alberto in cambio di indicazioni per prendere Mureno. Così avviene.

Li rivediamo dopo un certo periodo: tutti sono tornati alla normalità di sfigati solo Pietro è in carcere che insegna ai detenuti. Si conclude con Pietro in parlatorio con la visita della moglie e del figlio già grandicello e col solito problema di tirare a fine mese; per questo pur potendo uscire dal carcere per buona condotta deve fare di tutto per restare il più a lungo possibile per avere lo stipendio da insegnante che molto serve alla famiglia. Amaro finale.

Prima di tutto due parole sul titolo: “smetto quando voglio” è la frase che Pietro rivolge a Giulia quando è costretto a confessarle il traffico di droga in cui è coinvolto; la stessa Giulia, quando si accorge che la cosa sta diventando pericolosa, ritorna sulla frase e gli dice: “allora, smetti” ma Pietro non sarà più in grado di controllare l’escalation notevole che ha avuto la sua impresa.

Il film è ben costruito – fatti salvi alcuni svarioni perdonabili ad un esordiente – ed ha la non trascurabile qualità di intercettare un problema ed una conseguente condizione sociale che è attualissimo nel nostro Paese, per effetto della crisi o di qualcos’altro che non so, ma insomma il problema del precariato è costantemente all’ordine del giorno in moltissime famiglie.

Il film sembra che prenda lo spunto da un articolo apparso sulla cronaca di un quotidiano in cui si citano due laureati in filosofia che risultano impiegati come netturbini a Roma.

Da questa situazione – apparentemente assurda ma nella realtà assai frequente – il regista gioca con i vari personaggi, riuscendo a caratterizzarli molto bene anche quelli di “seconda fila”.

La pellicola non ha una ben precisa idea tematica, ma una idea di fondo che parte dalla considerazione che in un paese in cui intelligenza, cultura e meritocrazia diventano paradossalmente degli handicap anziché dei vantaggi, un brillante ricercatore della facoltà di Chimica, viene messo alla porta per le solite manfrine burocratiche che, però, discendono da un fatto vero e reale: i tagli all’insegnamento ed alla cultura. Da qui l’idea di ovviare alla cronica mancanza di denaro con una “furbata” al limite del codice penale, nella quale viene aiutato da altri sei geniali laureati in altre discipline, tutti brillanti e tutti impegnati in lavori umili e squalificanti.

Tra gli attori, il protagonista Edoardo Leo mi sembra il più scatenato, il più trascinante, ma anche la Valeria Solarino interpreta con la consueta professionalità il ruolo di Giulia, una donna innamorata che però non concede niente di quello che il marito vorrebbe, cioè una sua acquiescenza alla impresa malavitosa di Pietro.

Insomma, un film non “impegnativo”, divertente e accattivante, pieno di gag e di umorismo, ma ho l’impressione che, dopo aver riso, ci scappa di pensare: ma è proprio tutto vero, è proprio così!”. (Franco Sestini)

 


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