I DIECI COMANDAMENTI E UN ASPETTO DELLA METODOLOGIA TADDEI
di GABRIELE LUCCHINI
Edav N: 426 - 2015
Per evitare il rischio di fraintendimenti, ritengo opportuno segnalare che non sono un teologo e neppure un critico televisivo: sono un credente, che da molti anni si occupa di problemi educativi (in particolare per e con la Matematica) e che ha più volte dichiarato di avere trovato riferimenti fondamentali nella metodologia Taddei.
L’aspetto che qui mi interessa riprendere è quello di “educazione a” e “educazione con” rielaborato, su sue precedenti trattazioni, da Nazareno Taddei S.J. in Educare con l’immagine – Panorama metodologico di educazione all’immagine e con l’immagine (Roma, CiSCS, 1976, quarta edizione), tenendo presente che la applicazione alla Matematica mi ha portato a proporre la esplicitazione degli aspetti di “educazione in presenza di” anche come elemento di mentalità, di lessico e di abusi linguistici.
Mi pare del tutto evidente che, in certi contesti, “i dieci comandamenti” siano oggetto di “educazione a” e di “educazione con” e vadano considerati anche in relazione a “educazione in presenza di” e mi pare che sia ragionevole invitare a tenere presente questa esplicitazione di fronti educativi, in particolare in discorsi intenzionalmente o di fatto orientativi o critici.
…..I collegamenti all’educazione pongono, chiaramente, problemi specifici in relazione a quella che è stata chiamata emergenza educativa: ritengo che la riflessione metodologica per la scelta della strategia debba basarsi su solidi e adeguati riferimenti e, in questo ordine di idee, propongo, nella tabella, la voce Decalogo (con 26 lemmi) dell’indice analitico del Catechismo della Chiesa Cattolica (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1999, seconda edizione; la prima edizione è del 1992).
…..Ma è evidente che il senso che si dà a queste indicazioni dipende dalla posizione personale nei confronti di Dio e del Magistero della Chiesa Cattolica: «Dio esiste e, se esiste, mi riguarda?», «i testi del Magistero sono una astrusa elucubrazione, la testimonianza di una cultura altrui, la “spiegazione” di qualcosa che mi riguarda?».
A me è rimasto nella mente (e, come si suole dire, nel cuore) la preziosa indicazione del titolo della lettera pastorale 1987-1988 del Card. Carlo Maria Martini Dio educa il suo popolo [2]. E il decalogo è uno degli elementi della proposta educativa, che allora fu fatta dichiaratamente da Dio al “suo popolo” e che oggi è per ognuno di noi “da trovare”, nella libertà individuale di accettazione, ma anche nelle difficoltà, personali e di situazione della società. Come ha detto S. S. Paolo VI [3] «Non vi stupisca come semplicista, o addirittura come superstiziosa e irreale la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che chiamiamo il Demonio.».
Ritornando al riferimento a P. Taddei, si può dire che, allora, Dio ha dato il decalogo come strumento di “educazione con” e che, oggi, si avverte la necessità che sia oggetto di “educazione a”, con la consapevolezza che l’essere “in presenza di” questo testo è vissuto in vari modi. Basti ricordare che c’è chi ha il senso del peccato, che non può essere nascosto a Dio, e chi ritiene che ci sia soltanto il reato, che si configura se e quando viene accertato e sancito [4]; e nei primi ci sono modi diversi di considerare la Misericordia di Dio. Inoltre potrebbero essere fatti lunghi discorsi su Decalogo e morale naturale, istituzione di leggi, concezioni dell’uomo, basi di convivenza civile.
Concludo con l’invito a riflettere sul ruolo e sulle eventuali responsabilità che ognuno di noi ha nella ripartizione di compiti di eteroeducazione, nell’autoeducazione, nella proposta e nella richiesta di riferimenti adeguati: mi pare che la situazione della scuola mostri chiaramente una certa confusione su a chi tocca educare.
Dall’indice analitico di Catechismo della Chiesa Cattolica, p. 842
(Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1999, seconda edizione;
Alleanza Antica e comandamenti del Decalogo;
Comandamenti del Decalogo come dono di Dio;
Confessione e comandamenti del Decalogo;
Coscienza e comandamenti del Decalogo;
«Credo» e comandamenti del Decalogo;
Disobbedienza ai comandamenti del Decalogo e peccato;
Divisione ed enumerazione dei comandamenti del Decalogo;
Esigenze e obbligazioni dei comandamenti del Decalogo;
Felicità come fine ultimo dei comandamenti del Decalogo;
Finalità dei comandamenti del Decalogo;
Importanza dei comandamenti del Decalogo;
Interpretazione e comprensione dei comandamenti del Decalogo;
Legge antica e comandamenti del Decalogo;
Legge evangelica e comandamenti del Decalogo;
Legge naturale e comandamenti del Decalogo;
Necessità dei comandamenti del Decalogo;
Osservanza dei comandamenti del Decalogo;
Sacra Scrittura e comandamenti del Decalogo;
Significato dei comandamenti del Decalogo;
Tradizione della Chiesa e comandamenti del Decalogo;
Vita eterna e comandamenti del Decalogo;
Volontà di Dio espressa nel Decalogo.
[1] Nel Catechismo maggiore promulgato da San Pio X nel 1905 la parte terza è “Dei comandamenti di Dio e della Chiesa” e ha un capo quinto “Dei doveri particolari del proprio stato e dei consigli evangelici” (riferimento: Milano, Edizioni Ares, 1983, quarta edizione): il Catechismo della Chiesa Cattolica cita “le grazie di stato”(n, 2004).
[3] Udienza generale, mercoledì 15 novembre 1972, Liberaci dal male (testo consultabile in internet).
[4] Mi è capitato, proprio mentre raccoglievo queste riflessioni, di sentire in un telefilm lo scambio di battute: «Sembra illegale.», «Solo se vengo scoperto.».
[5] Si tenga presente che alla voce Dovere c’è “Decalogo come luce per rivelare i doveri essenziali”.