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EQUALS



Regia: Drake Doremus
Lettura del film di: Manfredi Mancuso
Titolo del film: EQUALS
Titolo originale: EQUALS
Cast: scenegg.: Nathan Parker – interpr. princ.: Kristen Stewart, Nicholas Hoult, Guy Pearce, Jacki Weaver – durata 101’ – origine: USA, 2015 – distrib: Adler Entertainment
Sceneggiatura: Nathan Parker
Nazione: USA
Anno: 2015
Presentato: 72. Mostra Internazionale D'arte Cinematografica di Venezia (2015) VENEZIA 72

In un futuro lontano, dopo una guerra non meglio identificata, gli esseri umani vivono un’esistenza blanda e scialba, essendo stati geneticamente modificati per risultare privi di emozioni. Tale drastica decisione è stata presa dal “Collettivo” (sorta di governo mondiale) nel tentativo di salvaguardare le generazioni future ed evitare loro gli sbagli di quelle passate, che avevano condotto il genere umano – a causa dell’instabilità immotivata di desideri e passione umane – quasi alla totale distruzione.

 

In questo scenario, lavorando nella redazione della stessa rivista scientifica, vivono anche i giovani (e belli) Silas e Nia, colleghi accumunati non solo dall’uniforme rigorosamente bianca, ma anche da una sorta di “malattia”. La soppressione delle emozioni, infatti, in alcuni individui non riesce del tutto e, dopo qualche tempo, i sentimenti si risvegliano. Il Collettivo etichetta questa malattia come la “Sindrome dell’Accensione”. Tutti coloro che se ne ammalono, vengono sottoposti a cure invasive o spediti nel “Covo”, un centro di detenzione dove viene praticato ai malati l’elettro-chock o addirittura l’eutanasia.

Quando Silas comincia a mostrare i primi sintomi (ha un incubo notturno che lo lascia in preda all’ansia), ciò lo porta a invaghirsi di Nia, la quale è però a sua volta affetta da tempo dalla Sindrome, seppur riuscendo a tenerla celata agli altri (ma non a Silas).

Come facilmente intuibile, i due finiscono con il cadere vittima dell’amore e prendono a frequentarsi in clandestinità (la pena per essere visti insieme sarebbe infatti la sicura detenzione al “Covo” per entrambi). La loro relazione li costringe però a prendere rischi sempre maggiori tant’è che, per evitare guai a entrambi, Silas decide di non vedere più Nia e di farsi cambiare di posto al lavoro. Nia però, distrutta dalla lontananza dall’amato, non resiste e torna a cercarlo, riavviando di fatto il loro rapporto.

Nel frattempo giunge loro la notizia che il Comitato ha messo a punto una terapia sperimentale che promette di “curare” gli uomini dalle emozioni con una semplice iniezione. I due capiscono quindi che l’unica soluzione, al fine di provare a vivere un’esistenza in comune, è fuggire. Con l’aiuto di un gruppo clandestino, che aiuta i “malati”, i due amanti progettano quindi un piano di fuga da attuare al più presto.

Come spesso accade, però, le cose non vanno come previsto, giacchè Nia viene selezionata per essere inseminata artificialmente (tale infatti è il modo che il Comitato prevede per la conservazione del genere umano, avendo abolito i contatti interpersonali), ma durante gli esami preliminari viene scoperta pregna e, quindi, mandata subito al Covo.

In preda alla disperazione, Silas, cerca (e trova) aiuto nel gruppo clandestino, che riesce a liberare Nia, scambiando l’identità della ragazza con quella di una donna morta in detenzione. Silas però resta all’oscuro dello stratagemma e, credendo che la donna sia morta per davvero, dopo aver meditato il suicidio, si sottopone spontaneamente alle cure correttive del Governo.

Quando finalmente i due si rincontrano è troppo tardi, giacchè Silas ha ormai quasi perso del tutto ogni capacità di sentire emotivo (compreso l’amore che provava per Nia, che resta solo come “ricordo”). I due decidono però di fuggire insieme comunque.

Sul treno che li conduce verso il loro futuro insieme, l’uomo prende la mano della donna, avendo, forse, riacquistato in qualche modo e miracolosamente l’uso dei sentimenti.

 

A livello di racconto, il film non si distacca molto dalla vicenda in esso raccontata. Il regista usa colori desaturati e inquadrature sbilanciate a livello compositivo per raccontare l’alienazione di un mondo “sterile”, dove gli esseri umani hanno perso ogni contatto e gioia di vivere, e nel quale il tasso di suicidi è altissimo, così come l’ingerenza dello stato sulla vita privata. In questo universo dai chiari riferimenti (anche cinematografici) Orwelliani, il protagonista Silas è un giovane uomo che ha improvvisamente un risveglio della sua capacità di sentire. Ciò lo porta a riscoprire il valore delle piccole/grandi gioie della vita e a interessarsi alla sua collega Nia, nella quale l’uomo riconosce gli stessi “sintomi”. L’uomo così comincia una corte (molto blanda) che porta i due a innamorarsi, prendendo rischi sempre più grandi pur di vivere in clandestinità cioè che dovrebbe esser loro lecito vivere alla luce del sole.

All’interno di una classica struttura in 3 atti (introduzione, svolgimento, epilogo) Silas e Nia cercano di vivere il loro amore e di riacquistare la loro umanità, contrapponendosi alla schiera di “automi” che stanno loro intorno. I due diventano, di fatto fuorilegge e “diversi”, uscendo quindi fuori dal rango di “Uguali” (l’”Equals” del titolo), ovvero di persone conformatisi a tale disumana esistenza senza emozioni. Scegliere di non conformarsi però porta dei rischi che, puntualmente, si trasformano in realtà per i nostri sfortunati amanti.
Il loro piano di fuga giunge infatti allo stop quando Nia viene arrestata. Silas ricorre subito all’aiuto degli amici, che riescono sì a far evadere la donna, ma non riescono ad avvertire Silas dello stratagemma usato (far cioè scambiare a Nia la sua identità con quella di una donna morta suicida). Alla notizia della “morte” di Nia, Silas reagisce, meditando il suicidio: l’uomo sale sul tetto di un edificio, osservando il pavimento sottostante, in un’inquadratura che riproduce di fatto quella usata nella scena dell’incubo notturno (e che sembrerebbe quindi suggerire un presagio di disgrazia). La “morte” trovata da Silas è però ancora peggiore, dato che l’uomo sceglie di sottoporsi nuovamente all’annullamento dei propri sentimenti.
In questa sorta di “Romeo & Giulietta” in chiave fantascientifica – con tanto di (quasi) suicidio dell’amato che, per un malinteso, crede morta la sua bella – il finale suggerito sembra però essere diverso, tant’è che Silas, pur essendo ormai ridotto a un automa, ha uno slancio di affetto, raggiungendo l’amata seduta in disparte sul treno e prendendo la di lei mano nella sua. Un ritorno improvviso della capacità affettiva? Chi può dirlo. Il film non lo spiega, nè lo si capisce chiaramente.
Troppo “scontato” e troppo simile, cinematograficamente parlando, a tanti altri “prodotti” recenti (si pensi ad esempio a GATTACA di Andrew Niccol, EQUILIBRIUM di Kurt Wimmer e a THE ISLAND di Michael Bay) il lungometraggio di Drake Doremus non propone niente di nuovo, risultando del tutto trascurabile, anche a un semplice livello artistico.
Il film del resto non ha alcun grosso tema (nè tematica) da suggerire, mentre l’idea centrale (non è possibile privare gli esseri umani dei sentimenti, perchè è insito nella natura degli uomini “sentire” e provare emozioni) passa però in secondo piano rispetto alla volontà di imbastire un discreto spettacolo di fantascienza, realizzato con la consueta professionalità e perizia, ma mancante in fondo, proprio di quelle emozioni autentiche che i due amanti della storia cercano disperatamente di preservare.

 


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