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L'ATTESA



Regia: Piero Messina
Lettura del film di: Olinto Brugnoli
Titolo del film: L'ATTESA
Titolo originale: L'ATTESA
Cast: Regia: Piero Messina; sceneggiatura: Giacomo Bendotti, Ilaria Macchia, Andrea Paolo Massara, Piero Messina; fotografia: Francesco Di Giacomo; scenografia: Marco Dentici; interpreti: Juliette Binoche, Lou de Laâge, Giorgio Colangeli, Domenico Diele, Antonio Folletto, Giovanni Anzaldo; durata: 100'; origine: ITALIA/FRANCIA, 2015.
Sceneggiatura: Giacomo Bendotti, Ilaria Macchia, Andrea Paolo Massara, Piero Messina
Nazione: ITALIA FRANCIA
Anno: 2015
Presentato: 72. Mostra Internazionale D'arte Cinematografica di Venezia (2015) VENEZIA 72

Il regista Piero Messina nasce a Caltagirone nel 1981. Laureato al DAMS, si è diplomato in regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Ha realizzato diversi cortometraggi e documentari ed ora esordisce nel film a soggetto con quest'opera, primo film italiano in concorso alla Mostra.

 

La vicenda è ambientata in Sicilia. In una grande villa segnata dal tempo vive Anna, divorziata dal marito, e madre di Giuseppe. Fin dall'inizio si capisce che il ragazzo è morto improvvisamente (probabilmente in un incidente). La madre è impietrita dal dolore e sembra aver completamente perso la voglia di vivere. Ma improvvisamente arriva Jeanne, una giovane francese che dice di essere la fidanzata di Giuseppe che l'aveva invitata a trascorrere qualche giorno presso di lui. Ma Giuseppe ora non c'è più. Tuttavia Anna non lo rivela alla ragazza. Le racconta che Giuseppe è dovuto partire e che farà ritorno per Pasqua. Intanto le due donne fanno conoscenza e arrivano anche a scambiarsi confidenze. Anna poco alla volta si trasforma e sembra riaprirsi alla vita, ignorando l'invito da parte di Pietro, il tuttofare della villa, a rivelare alla ragazza come stanno le cose. Poco prima della festa di Pasqua, però, proprio quando Jeanne si prepara a incontrare Giuseppe, Anna è costretta a togliere alla ragazza ogni illusione, non dicendole la verità, ma raccontandole che Giuseppe non ne vuole più sapere di lei. La ragazza decide di far ritorno a casa, ma prima di partire, ascoltando le registrazioni telefoniche (il telefono di Giuseppe era stato messo nella stanza della ragazza da parte di Pietro), viene a conoscere la terribile verità. Proprio mentre Anna s'immerge nella grande processione della Madonna che si tiene in paese, alla ricerca, tra gli incappucciati, del volto del figlio. Alla fine le due donne si abbracciano piangendo. Jeanne se ne va. Anna resta ancora “in attesa”.

Il racconto inizia con un'introduzione in cui l'immagine, con un'ardita carrellata avvolgente, mostra il crocifisso e delle persone che partecipano al funerale. Non viene detto chi è il defunto, ma l'immobilità e il volto impietrito di Anna lo fanno chiaramente intuire. Subito dopo il funerale tutti gli specchi della villa vengono coperti e le finestre vengono chiuse. C'è un momento di buio totale.

La prima parte del film evidenzia poi l'arrivo, imbarazzato e timido, di Jeanne e i suoi primi approcci con Anna. È significativo che Anna non dica subito alla ragazza che cosa è successo: probabilmente il suo è un rifiuto del lutto, quasi una sua negazione. Anna non vuole pronunciare quella parola che le toglierebbe l'illusione di poter ancora attendere (anche se inutilmente) il ritorno del figlio.

E così, nella seconda parte, le due donne sono “in attesa”: Jeanne del suo ragazzo, Anna del figlio che non vuole creder morto. Intanto trascorrono tre giorni insieme, aprendosi sempre di più l'una con l'altra attraverso momenti conviviali, confidenze, visite alla proprietà della famiglia. Ed ecco ritornare la luce, la musica, la gioia di vivere. Dal buio alla luce, quindi. Ma tutto questo non può durare, e quando Jeanne annuncia la sua partenza (convinta che Giuseppe l'abbia lasciata), tutto nella villa sembra ripiombare nel buio.

L'ultima parte del film sconfina nel sogno. Anna crede di vedere ancora il figlio, con il quale cerca di parlare, e poi s'immerge in quella processione con chissà quale speranza, ma certamente con un risultato deludente. La partenza di Jeanne la lascia, ripresa di spalle, davanti alla porta semiaperta, oltre la quale c'è soltanto il buio.

È la storia di un'assenza che, nonostante ogni tentativo di attesa, resta ineliminabile. È la storia di un dolore indicibile, che tuttavia il film fatica ad esprimere creando delle atmosfere irreali e rarefatte che sembrano più in funzione estetica (o estetizzante) che espressiva. Non può non venire in mente LA STANZA DEL FIGLIO di Nanni Moretti, dove l'arrivo della fidanzatina del figlio, portava ad un'apertura, ad un'evoluzione del protagonista che, seppur in modo problematico, si riapriva alla vita e agli affetti. Qui c'è solo un momento di luce, che però non lascia il segno, non diventa motivo di speranza.

 


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