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REMEMBER



Regia: Atom Egoyan
Lettura del film di: Gian Lauro Rossi
Titolo del film: REMEMBER
Titolo originale: REMEMBER
Cast: regia: Atom Egoyan – scenegg.: Benjamin August – interpr. princ.: Christopher Plummer, Martin Landau, Dean Norris – durata: 95’ – origine: CANADA / GERMANIA, 2015 – distrib.: BIM (4.2.2016)
Sceneggiatura: Benjamin August
Nazione: CANADA / GERMANIA
Anno: 2015
Presentato: 72. Mostra Internazionale D'arte Cinematografica di Venezia (2015) VENEZIA 72

È la storia di Zev, un anziano che vive in una casa di riposo per ebrei, affetto da una forma di demenza senile e la cui moglie era deceduta sette giorni prima. Nella stessa struttura è ospite Max, un altro ebreo con problemi respiratori e di deambulazione, costretto ad utilizzare una sedia a rotelle. Max induce Zev a compiere la missione di uccidere un gerarca nazista, comandante del campo di concentramento di Auschwitz, colpevole di aver sterminato la sua famiglia. Zev segue le indicazioni di Max (scritte in modo dettagliato su un foglio, affinché non si dimenticasse di alcun passaggio) e per tener fede alla promessa fatta alla moglie prima di morire. Si allontana dalla casa di riposo e inizia la sua ricerca. Incontra diverse persone con lo stesso nome del ricercato, ma non sono il suo obiettivo.  Quando finalmente lo trova, si accorge che ha davanti una persona pentita per il suo passato di aguzzino, ma questo atteggiamento non lo commuove, anzi estrae la pistola che aveva acquistato e gliela punta sotto gli occhi esterefatti della figlia e della nipote, nonché del figlio stesso di Zev, arrivato in taxi per riportarlo a casa. A questo punto emerge la vera storia: anche Zev era un aguzzino di Auschwitz, ed entrambi, per evitare la punizione del dopo guerra per le atrocità commesse, si erano tatuati un numero sul braccio in modo da apparire, alle forze alleate, dei perseguitati ebrei. Trasferitisi poi nel Nord America, avevano vissuto come normali cittadini in una situazione di benessere. Presa coscienza della realtà, stravolto e confuso spara all’ex gerarca nazista, poi si suicida. Nella casa di riposo Max, artefice di questa missione, spiega a tutti che giustizia era stata fatta perché entrambi erano colpevoli degli stermini avvenuti.                                       

 

Il racconto è strutturato in modo da evidenziare:

– la missione vendicativa di Zev con la sua famiglia perfettamente integrata nella società;

– il primo incontro con la persona da rintracciare in cui si rende conto di aver trovato un ex soldato tedesco, che però non aveva nulla a che fare con Auschwitz;

– il secondo incontro con un tedesco ebreo in fin di vita;

– il terzo con il figlio di un altro tedesco nazista, fortemente anti-ebreo, che si conclude, a seguito di una reazione aggressiva verso Zev con un omicidio.                   

– infine, l’incontro con il vero ricercato che finisce con l’omicidio/suicidio.

Zev, durante il viaggio, ci viene presentato come un una persona anziana ben educato, sensibile e amorevole con i bambini e con chiunque si rapportasse. Viene anche messo in risalto il dolore che ha provato per avere ucciso il figlio di un nazista, se pur per autodifesa, nonché lo stupore delle rispettive famiglie degli ex gerarchi. 

 

 

Questi elementi, in parte contradditori, ci portano a formulare l’idea centrale: “esistono ancora oggi persone che hanno commesso dei crimini di guerra e che sono sfuggite alla giustizia di quei tempi. Tali persone si sono integrate, cambiando identità e dando vita a  famiglie “normali” e agiate. Queste persone, però, anche se negli ultimi anni di vita, non hanno il diritto di vivere per le angherie e le brutture commesse nel passato. È giusto quindi perseverare nella ricerca di questi soggetti e punirli per realizzare giustizia anche con azioni individuali”.

 

Questa opinione del regista può ritenersi discutibile soprattutto in riferimento alla età delle persone da perseguire, ma non è mai accettabile la vendetta individuale. Saranno i tribunali preposti a decretare il loro futuro.    

 Il film è ben costruito, gli attori sono all’altezza, e la visione è gradevole anche per la tensione che travolge lo spettatore.   

 


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