PER AMOR VOSTRO
Regia: Giuseppe M. Gaudino
Lettura del film di: Andrea Fagioli
Titolo del film: PER AMOR VOSTRO
Titolo originale: PER AMOR VOSTRO
Cast: regia: Giuseppe M. Gaudino – scenegg: Giuseppe M. Gaudino, Isabella Sandri, Lina Sarti – interpr. princ.: Valeria Golino, Massimiliano Gallo, Adriano Giannini – durata: 109’ – origine: ITALIA / FRANCIA, 2015
Sceneggiatura: Giuseppe M. Gaudino, Isabella Sandri, Lina Sarti
Anno: 2015
Presentato: 72. Mostra Internazionale D'arte Cinematografica di Venezia (2015) VENEZIA 72
È la storia, ambientata a Napoli, di Anna Ruotolo, quarantenne, madre di tre figli (di cui uno sordomuto), sposata con il violento Gigi Scaglione, usuraio a insaputa della moglie, che vive un momento difficile della sua esistenza tra problemi familiari (i genitori anziani, le incomprensioni con i figli, i contrasti con il marito) e problemi legati al nuovo lavoro di suggeritrice in uno studio televisivo dove è entrata al posto dell'amico Ciro Amoroso (licenziato a causa del carattere) e dove conosce il noto e affascinante attore Michele Migliaccio, che inizierà a corteggiarla fino ad invitarla a un fine settimana in un luogo segreto dove, in realtà, sotto il ricatto del marito di lei a cui deve soldi per debiti di gioco, tenterà di ucciderla fermandosi all'ultimo istante e consentendole di scappare. Nel frattempo, scoperti i misfatti del marito, Anna lo denuncia alla Polizia per usura. Una decisione che scatenerà nei suo confronti l'odio di una delle figlie, Santina, particolarmente legata al padre e per questo invisa dai vicini. E proprio per salvare la figlia da un possibile linciaggio nel cortile di casa, Anna si getta dalla terrazza. Si salverà cadendo sui materassi degli «sfrattati» di Gigi.
Il film, girato in bianco e nero, contiene solo alcune sequenze a colori: i ricordi d'infanzia e gli incubi attuali di Anna, che è stata una bambina spavalda e coraggiosa, al punto che durante la tradizionale festa dalle suore, era sempre lei la prescelta per il «volo dell’angelo»: sospesa tra un campanile e un palazzo, agganciata soltanto a una corda penzolante, non esitava a lanciarsi nel vuoto con un sorriso. Mentre oggi è una donna incerta, tormentata, sofferente. Negli anni ha accettato, per amore degli altri, talmente tante cose che la sua vera natura si e` «appannata». Per amore dei tre figli e della famiglia, ha lasciato che la sua vita si spegnesse, lentamente. Fino a convincersi di essere una «cosa da niente». La sua esistenza ècosì grigia (da qui anche la scelta del bianco e nero) che non vede più i colori, benché sul lavoro sia apprezzata. Anna ha doti innate nell’aiutare gli altri, ma non le adopera per se stessa. Non trova mai le parole né l’occasione per darsi aiuto. Assediata da problemi familiari, dalla convivenza forzata con un marito che non ama piu` e che ha scoperto legato alla criminalita`, si ritrova a vivere in un inferno, come circondata da demoni, che non riconosce e dai quali non sa difendersi. Da qui le visioni infernali: oltre a cieli plumbei e mari agitati anche figure realmente diaboliche. Oppure strani personaggi come quelli che immagina di incontrare su un autobus dove sul pavimento scorre acqua a fiumi. Misteriosi passeggeri che sembrano rivolgerle frasi di incitamento, di critica o di conforto che si mescolano tra loro, sovrapponendosi ai suoi pensieri, accusandola di essere cambiata, di non essere piu` la bambina che fu. L'unica liberazione sarà nel denunciare il marito dopo le tante angherie subite e dopo che anche il perfido Michele le avrà cancellato drammaticamente l'illusione di un nuovo amore.
Anna vive tutto in prima persona. Da qui la scelta del regista di far vedere tutto attraverso gli occhi della donna con l'espediente delle inquadrature in soggettiva. Accanto a questo, i grandi contrasti di luce con cieli e paesaggi solari, ma anche ombre danno l'idea dello stato d'animo di Anna. Ed e` tra il cielo da cartolina che si distende sopra il Golfo di Napoli e il Vesuvio e il magmatico ribollire dei suoi sotterranei, tra l’aria e le viscere della citta`, che la Anna combatte per tentare di ricucire qualcosa di prezioso prima che tutto vada perduto.
Al di là della tematica del riscatto di una donna fragile e forte allo stessa tempo, che è senza dubbio interessante, resta difficile comprendere la scelta del regista di inserire continuamente le immagini visionarie, che possono sì richiamare il girone infernale nel quale si trova Anna o la Napoli sotterranea della catacombe e dei cimiteri, ma finiscono per spiazzare lo spettatore (oltre ad essere esteticamente discutibili), per distoglierlo dalla vicenda, che invece potrebbe anche appassionare.