ARRIVAL
Regia: Denis Villeneuve
Lettura del film di: Olinto Brugnoli
Titolo del film: ARRIVAL
Titolo originale: ARRIVAL
Cast: Regia: Denis Villeneuve; sceneggiatura: Eric Heisserer; fotografia: Bradford Young; montaggio: Joe Walker; scenografia: Patrice Vermette; costumi: Renée April; musica: Jóhann Jóhannsson; suono: Sylvain Bellemare; interpreti: Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg; durata: 116'; origine: USA, 2016 – distrib.: WARNER BROS. PICTURES (24 novembre 2016)
Sceneggiatura: Eric Heisserer
Nazione: USA
Anno: 2016
Presentato: 73 MOSTRA D'ARTE CINEMATOGRAFICA VENEZIA CONCORSO
Il regista franco-canadese Denis Villeneuve è nato nel 1967 ed è famoso a livello internazionale per i suoi thriller La donna che canta (2010), Prisoners (2013) e Sicario (2015).
Il film è tratto dal romanzo Story of Your Life di Ted Chiang e racconta la storia della dottoressa Louise Banks, esperta a livello internazionale di linguistica, che viene ingaggiata dall'esercito degli Stati Uniti per decifrare eventuali messaggi provenienti da degli alieni che, con misteriose astronavi, sono atterrati in vari punti del pianeta. A lei viene affiancato il matematico Ian, che dovrebbe garantire all'operazione un carattere scientifico. Naturalmente la notizia dello sbarco degli alieni sta suscitando in tutto il mondo reazioni di paura o addirittura di panico, e gli eserciti di tutti i principali Paesi del mondo sono mobilitati per studiare la linea da adottare. Louise tenta in tutti modi di comunicare con questi esseri misteriosi, anche mettendo a repentaglio la propria incolumità. Ma una comunicazione ambigua viene male interpretata dai militari che si preparano ad usare la forza. Louise, che più si avvicina a questi esseri più sente la presenza della sua figlioletta Hannah, morta per un male incurabile, fa di tutto per evitare una catastrofe. Con grande generosità e impegno contatta gli alieni ed entra così in un mondo misterioso in cui la dimensione del tempo è completamente diversa rispetto alla nostra concezione, e dove l'inizio e la fine si confondono in un'unità che avvolge misteriosamente l'universo. Riesce così a scongiurare il pericolo di una guerra dagli effetti imprevedibili e a ritrovare quella pace interiore, che le era venuta a mancare con la morte di Hannah, e ad aprirsi con gioia alla vita tra le braccia di Ian.
Il racconto ha un andamento lineare, ma è contrappuntato da una serie di flashback che costituiscono un vero e proprio filone strutturale. Va subito detto che il genere scelto dal regista è quello del thriller fantascientifico con tutti quegli elementi di spettacolarità che tale genere comporta: suspense, colpi di scena, ecc. Ma all'interno di tale genere si sviluppa una tematica per niente banale e scontata, anche se in certi momenti (soprattutto verso la fine) risente di un certo virtuosismo che non le giova. È molto importante l'introduzione del film in cui Louise parla alla propria bambina dicendole, più o meno: «Una volta credevo che la tua vita fosse cominciata adesso». Ci sono poi alcune tappe della crescita di Hannah fino alla sua morte.
Louise è dunque una donna che viene da un'esperienza traumatica e lacerante. Quando viene chiamata dall'esercito, col quale aveva già collaborato in precedenza, mette subito in atto le sue competenze di linguista per cercare di rispondere alle domande che tanto stanno a cuore ai militari: «Chi sono questi alieni? Da dove vengono? Che cosa vogliono?». In questo primo filone l'autore mette in risalto tre elementi fondamentali: il comportamento dell'opinione pubblica mondiale, l'atteggiamento dei militari e dei potenti della Terra, il comportamento di Louise, che diventa poi anche quello di Ian. L'opinione pubblica vive questa novità con terrore incontrollato che produce rivolte e mobilitazioni in tutto il mondo; i militari mordono il freno e vorrebbero risolvere il problema con la forza, anche per evitare di essere sorpassati da altre potenze; Louise e Ian percorrono due strade che secondo il regista sono le strade della vera civiltà: quella del linguaggio e quella della scienza.
Ed ecco Louise che cerca in tutti i modi di stabilire una comunicazione con questi esseri definiti eptapodi. Prima con un cartello con scritto «Human», per presentarsi; poi con la scritta con il suo nome, Louise; infine, togliendosi la tuta e rischiando eventuali contaminazioni, con un tentativo di contatto diretto, una specie di stretta di mano.
A questo punto il secondo filone diventa sempre più importante. Più Louise si avvicina agli eptapodi, più sente e rivive l'esperienza della figlioletta morta. Sembra che ci sia un rapporto tra il mondo di questi alieni e quello in cui si trova Hannah (il cui nome, non a caso, è palindromo). E quando, contravvenendo agli ordini dei militari, Louise entra nella capsula mandata dagli alieni, si sente proiettata in un mondo diverso, in un'altra dimensione. E capisce così che la vita umana è avvolta in un mistero in cui passato, presente e futuro si compenetrano; in cui esistono varie dimensioni; in cui tutto è "uno". E quando gli alieni se ne vanno, può affermare nei confronti della figlia: «La tua vita comincia da quando loro sono partiti».
L'idea centrale nasce dai due filoni strutturali che si compenetrano: il rapporto con l'Altro (il diverso, l'alieno, ecc.) deve avvenire all'insegna della comunicazione (e della scienza). Solo in questo modo è possibile aprirsi al mistero che governa l'universo, in cui regna l'unità tra le varie dimensioni e le varie forma di vita. (Olinto Brugnoli)