JACKIE
Regia: Pablo Larraín
Lettura del film di: Olinto Brugnoli
Titolo del film: JACKIE
Titolo originale: JACKIE
Cast: Regia: Pablo Larraín; sceneggiatura: Noah Oppenheim; fotografia: Stéphane Fontaine; montaggio: Sebastian Sepulveda; scenografia: Jean Rabasse; costumi: Madeline Fontaine; musica: Mica Levi; interpreti: Natalie Portman, Peter Sarsgaard, Greta Gerwig, Billy Crudup, John Hurt; durata: 91'; origine: Regno Unito, 2016.
Sceneggiatura: Noah Oppenheim
Nazione: REGNO UNITO
Anno: 2016
Presentato: 73 MOSTRA D'ARTE CINEMATOGRAFICA VENEZIA CONCORSO
Premi: PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA Premio Mouse d'Oro
Per la prima volta il regista cileno Pablo Larrain esce dalla propria patria per cimentarsi con la figura di un personaggio considerato un'icona del '900, Jacqueline Lee Bouvier Kennedy.
La vicenda del film si riferisce principalmente ai quattro giorni vissuti dalla First Lady tra il giorno dell'assassinio del marito, il 22 novembre del 1963, e il giorno del suo funerale nella cattedrale di St. Matthew a Washington D. C.
Il racconto si muove su vari piani temporali. La prima immagine è costituita da un primo piano di Jackie. Altri numerosi primi piani durante il film fanno capire subito chi è la protagonista e rivelano l'intenzione del regista di indagare la complessa e multiforme personalità di Jacqueline Kennedy. La narrazione prende il via da un'intervista che Jackie concede ad un giornalista, poco tempo dopo che si sono verificati i tragici fatti. Jackie è però sospettosa nei confronti della stampa. Ha già dovuto subire troppi affronti e pertanto concede l'intervista solo a patto di poter supervisionare l'articolo prima che venga pubblicato. Attraverso le domande, a volte un po' maliziose, del giornalista si passa prima di tutto a vedere la presentazione della Casa Bianca da parte di Jackie al pubblico americano attraverso un ripresa televisiva. Jackie si è da poco insediata alla Casa Bianca e desidera far vedere agli americani quella che è "la loro casa", con tutti i cimeli che contiene. Emerge l'immagine di una donna molto timida e impacciata davanti alle telecamere che sembra voler ingraziarsi gli spettatori. Ma al giornalista interessano i fatti di cronaca, quelli che i lettori prediligono. Tuttavia il film non diventa una ricostruzione nuda e cruda dei fatti, ma intende mostrare le varie reazioni e gli atteggiamenti di Jackie di fronte a quei fatti. Non è un caso che prima di tutto venga mostrata la solitudine della protagonista, che vaga con aria smarrita tra le stanze vuote. Si passa poi all'episodio dell'assassinio e alla nomina del nuovo Presidente Lyndon Johnson. Jackie, che non vuole togliersi di dosso gli abiti insanguinati, si scontra con le procedure previste dalla legge e dal Servizio di sicurezza. Cerca di opporsi inutilmente all'autopsia del corpo del marito e prova un grande dolore. Consolata da Bob Kennedy, finalmente decide di cambiarsi d'abito e di lavare via il sangue che ancora si portava addosso. Deve poi affrontare il problema dei figli che vogliono sapere perché il papà non fa ritorno. Il suo punto di riferimento è il Presidente Lincoln e vorrebbe che gli americani ricordassero il marito come ricordano il famoso Presidente che abolì la schiavitù. Il suo spirito è ferito e, a più riprese, si confida con un prete al quale esprime tutte le sue perplessità e tutti i suoi dubbi circa un Dio che permette che a una donna vengano tolti due figli (i bambini che erano morti anni prima) e un marito. Il prete dimostra comprensione, ma la invita a non giudicare ciò che non si può capire.
Non mancano le preoccupazioni per la propria situazione economica (non ha più casa né soldi) e per il futuro suo e dei suoi figli. Bisogna poi decidere dove seppellire il Presidente e pensare al trasporto della salma dalla Casa Bianca al Campidoglio e poi al corteo per il funerale. La sicurezza non vorrebbe nessun corteo: al funerale parteciperanno 103 capi di Stato e garantire la loro incolumità sarebbe praticamente impossibile. Ma ad un certo punto Jackie, sfidando le accuse di vanità, decide di marciare dietro alla bara fino alla cattedrale. Ed ecco il funerale in pompa magna: la gente ha bisogno di rendersi conto che grande Presidente è venuto a mancare. L'impennata di orgoglio va di pari passo con la disperazione e il desiderio di morire. Ma, ancora una volta, il prete, raccontandole la parabola del cieco guarito da Gesù, la invita a vedere nella disgrazia un'occasione per dare gloria a Dio.
Dopo il trasloco dalla Casa Bianca, Jackie vuole far riesumare le salme dei due figlioletti morti per farli seppellire accanto al padre. Poi ritrova un po' di serenità pensando alla canzone che John era solito ascoltare prima di andare a letto: la canzone di Camelot (la mitica fortezza di Re Artù). Con questa canzone e con la convinzione che per un certo periodo «un breve e fugace momento di gloria si è realizzato» si conclude il film. Le ultime immagini rappresentano un momento lieto della vita di Jackie mentre balla con il suo sposo.
Un ritratto complesso e necessariamente incompleto, che però tenta di mostrare le varie sfaccettature di una donna, definita dal regista: «Elegante, sofisticata, attraente ma anche impenetrabile e molto riservata».