QUASI AMICI
Regia: ERIC TOLEDANO e OLIVIER NAKACHE
Lettura del film di: Andrea Fagioli
Edav N: 398 - 2012
Titolo del film: QUASI AMICI
Titolo originale: INTOUCHABLE
Cast: regia, scenegg.: Eric Toledano, Olivier Nakache - sogg.: Philippe Pozzo di Borgo, tratto dal suo romanzo "Il diavolo custode" - scenogr.: François Emmanuelli - arredamento: Olivia Bloch-Lainé - fotogr.: Mathieu Vadepied - mont.: Dorian Rigal-Ansous - mus.: Ludovico Einaudi - cost.: Isabelle Pannetier - interpr. princ.: François Cluzet (Philippe), Omar Sy (Driss), Anne Le Ny (Yvonne), Audrey Fleurot (Magalie), Clotilde Mollet (Marcelle), Alba Gaïa Kraghede Bellugi (Elisa), Cyril Mendy (Adama), Christian Ameri (Albert), Marie-Laure Descoureaux (Chantal), Grégoire Oestermann (Antoine) – durata: 112’ – produz. : Quad Productions, Chaocorp, Gaumont, TF1 Films Production – origine: FRANCIA, 2011 - distrib.: Medusa (24-02-2012)
Sceneggiatura: ERIC TOLEDANO e OLIVIER NAKACHE
Nazione: FRANCIA
Anno: 2011
Chiavi tematiche: amicizia
La vicenda. Driss, giovane di colore originario del Senegal, esuberante e sconclusionato ma spontaneo, residente nella periferia parigina (banlieue), viene assunto come badante dal ricco aristocratico e raffinato Philippe, paraplegico, costretto all’infermità da una drammatica caduta con il parapendio. Dopo le difficoltà iniziali da parte di Driss nel gestire in tutto e per tutto Philippe (spostarlo, lavarlo, aiutarlo nella fisioterapia), tra i due nasce una vera e propria amicizia fino a che Philippe non lascerà libero Driss di tornarsene tra la sua gente e trovarsi un lavoro diverso. Ma Philippe non riuscirà a trovare un sostituto adeguato e Yvonne, la sua assistente, sarà costretta a richiamare, almeno per una volta, il giovane senegalese.
Il racconto. Il film inizia con una folle corsa in macchina per le vie di Parigi. Driss è alla guida, Philippe accanto a lui. Ad un certo punto vengono inseguiti dalla polizia. Driss scommette 100 euro con Philippe di riuscire a seminare le pattuglie, ma i due vengono fermati dagli agenti. Driss, placcato con modi decisamente spicci, riesce a malapena a far capire ai poliziotti la condizione di Philippe, che nel frattempo finge pure di avere un attacco d’asma e dunque la necessità di un ricovero d’urgenza. A quel punto saranno i poliziotti stessi a scortare i due fino all’ospedale dove, con un ulteriore espediente, riusciranno a liberarsi di Polizia e infermieri per poi ripartire a tutta velocità con la potente autovettura.
Da qui inizia il lungo flashback che occupa gran parte del film con Driss che si presenta, con modi sbrigativi, a casa di Philippe non per essere assunto ma semplicemente per farsi respingere la domanda e ottenere il sussidio di disoccupazione. Gli viene detto di tornare il giorno dopo per ritirare la lettera firmata. Driss ritorna alla propria modesta abitazione che condivide con la sua scombinata famiglia. Ma la zia, esasperata per non avere avuto sue notizie da sei mesi, gli ordina di lasciare l’appartamento. Il giorno successivo, tornato alla lussuosa residenza di Philippe, apprende, con sorpresa, di essere stato assunto per un periodo di prova. Dato il grado di disabilità di Philippe, Driss è costretto ad accompagnarlo in ogni momento della sua giornata, scoprendo anche aspetti che non immaginava.
Un amico, Antoine, mette in guardia Philippe dal fatto che il giovane che si mette in casa ha una fedina penale comprendente sei mesi di carcere per rapina. Ma a Philippe non interessa, anzi lo sceglie proprio per quello (Antoine: «Stai attento, Philippe, questa gente non ha alcuna pietà». Philippe: «È esattemente questo quello che voglio. Nessuna pietà!»). Driss infatti lo tratta come tratterebbe chiunque altro: gli passa ad esempio il telefono dimenticando che Philippe non può prenderlo, perché la sua condizione è di totale dipendenza dagli altri; oppure si lascia andare a battute feroci: «Sai dove si trova un tetraplegico? Dove lo hai lasciato!». Ma questo, però, fa sentire Philippe meno diverso, meno malato.
Nel corso del tempo, Driss e Philippe cominciano a sviluppare un legame, una sintonia complice. Driss viene anche a sapere che la moglie di Philippe è morta molto giovane e che adesso intrattiene una relazione epistolare con una donna, Eleonore. Lui lo incoraggia ad incontrarla o ad inviargli sue foto, ma Philippe non vuole soprattutto per non far conoscere le sue attuali condizioni. Driss convincerà Philippe persino a fumare spinelli e ad andare con lui in un bordello. Ad un certo punto, però, Philippe consiglia a Driss di cercarsi un altro lavoro e di tornare a casa.
Nel frattempo Philippe, dopo aver provato senza successo un badante dietro l’altro, cade in depressione costringendo di fatto Yvonne a richiamare Driss il quale arriva e decide di portare Philippe a fare un giro in macchina.
A questo punto finisce il flashback, si rivede quasi per intero la sequenza iniziale dell’inseguimento e della fuga da Polizia e ospedale con la differenza che questa volta il racconto prosegue con Driss che porta Philippe direttamente al mare. E dopo essere arrivati in un ristorante con vista sull’Oceano, Driss lascia improvvisamente il tavolo e augura buona fortuna all’amico per il suo incontro.
Philippe non capisce, ma pochi secondi dopo arriva Eleonore. Lui guarda fuori e vede Driss a piedi, sulla spiaggia, che gli sorride.
Sui titoli di coda una didascalia ci dice che il film è tratto da una storia vera e che i due amici si sono nella realtà rifatti entrambi una vita propria con tanto di figli.
La significazione. Il primo elemento da tener presente è l’importanza della conoscenza. Driss e Philippe sono l’opposto l’uno dell’altro, a tutti i livelli, a partire dal colore della pelle: uno è nero l’altro è bianco; fisicamente uno è aitante e prestante mentre l’altro è ridotto di fatto a un vegetale; socialmente uno è povero e l’altro è ricco. Sono opposti che finiscono per attrarsi, ma ciò è possibile solo perché i due imparano a conoscersi ed è la conoscenza che trasforma la diversità in strumento di arricchimento reciproco, non divide piú ma unisce e rafforza ogni tipo di rapporto, come capita ai due protagonisti.
Driss, con la sua spontaneità, butta all’aria il mondo di Philippe, cosí rigidamente controllato e abitudinario da non lasciare spazio neanche al piacere delle piccole cose e a veri rapporti umani. Diventa cosí un elemento dirompente in un ordine alto borghese fatto di monotonia, regole e paletti. Philippe, infatti, nonostante un passato avventuroso e spericolato, non fa molto per riconquistarsi, sia pure nella nuova difficile situazione, quel poco di vita vera che comunque gli spetterebbe. Al tempo stesso, però, sarà lui a far scoprire a Driss in che modo possa dare una direzione positiva alla sua vita.
In realtà il problema di Philippe è determinato piú che da lui stesso dalle persone che gli stanno intorno, che di fatto lo asfissiano con le loro cure amorevoli e premurose e lo rendono simile ad un oggetto fragile di cui l’unica cosa importante è che non si rompa. Ma Philippe ha proprio bisogno della «rottura» per sentirsi ancora vivo. In Driss intravede la forza (non solo fisica) di cui ha bisogno per continuare a sentirsi vivo. E allora basta con il furgone per handicappati: via a tutta velocità sulla potente autovettura.
L’idea centrale potrebbe essere cosí formulata: «La diversità, di qualunque tipo (fisica o di razza o di ceto sociale), attraverso la conoscenza reciproca, può produrre una vera e propria amicizia con una conseguente reciproca crescita umana».
Valutazione. Sul piano delle scelte stilistiche siamo di fronte a un film raccontato con i toni della commedia amara, ma con momenti di puro divertimento, commozione, energia vitale, trovate spettacolari. Il film, con qualche minima riserva, risulta positivo anche sul piano dei contenuti proponendo un’amicizia che oltrepassa le barriere sociali, l’incontro tra due mondi agli antipodi nel segno della solidarietà umana.
Driss non è uno stinco di santo e non solo per il suo passato (nel presente, ad esempio, spinge Philippe verso la droga e le prostitute), ma nei rapporti con la zia e con il fratello minore dimostra, sempre ad esempio, di avere anche dei valori.
Il film, oltre alle difficoltà di convivere con un handicap fisico, affronta il tema delle «banlieue» francesi e delle seconde generazioni, in poche parole i temi sociali come l’integrazione, la collocazione dei giovani che vengono dalle periferie, il divario sempre maggiore tra le classi piú abbienti e quelle piú povere. E lo fa con rapidi tocchi, ma in modo propositivo e con un senso sostanzialmente di speranza.
Tuttavia, nonostante il titolo italiano fuorviante (QUASI AMICI) con quel «quasi» inconcepibile rispetto all’originale INTOUCHABLES, è l’amicizia ad avere un ruolo determinante e a cambiare in meglio la vita di entrambi. Per Driss e Philippe è come una doppia rinascita.
In conclusione resta un solo interrogativo: quello che è accaduto a Philippe sarebbe accaduto ugualmente se non fosse stato cosí ricco? Il film non ce lo dice, non si preoccupa di rispondere a questa domanda avendo interesse, per il suo discorso, a presentare personaggi agli antipodi, anche sul piano sociale come detto. Certo è che nella realtà la condizione sociale del malato fa sicuramente la differenza. (Andrea Fagioli)