Saturno Contro
Regia: Ferzan Ozpetek
Lettura del film di: Olinto Brugnoli
Edav N: 350 - 2007
Titolo del film: SATURNO CONTRO
Cast: regia: Ferzan Ozpetek sogg. e scenegg.: Gianni Romoli, Ferzan Ozpetek fotogr.: Gianfilippo Corticelli mus.: Neffa mont.: Patrizio Marone scenogr.: Massimiliano Nocente arredamento: Massimiliano Sturiale cost.: Alessandro Lai effetti: Fabio Traversari, Stefano Camberini GHOST SFX S.r.l. interpr. princ: Stefano Accorsi (Antonio), Margherita Buy (Angelica), Pierfrancesco Favino (Davide), Luca Argentero (Lorenzo), Ambra Angiolini (Roberta), Serra Yilmaz (Neval), Ennio Fantastichini (Sergio), Isabella Ferrari (Laura), Filippo Timi (Roberto), Michelangelo Tommaso (Paolo), Milena Vukotic (Caposala), Luigi Diberti (Vittorio), Lunetta Savino (Minnie), Benedetta Gargari (Giulia), Gabriele Paolino (Marco) durata: 110 colore produz.: Tilde Corsi e Gianni Romoli per R&C Produzioni origine: ITALIA, 2006 distrib.: MEDUSA
Sceneggiatura: Gianni Romoli e Ferzan Ozpetek
Nazione: ITALIA
Anno: 2006
Il regista. Ferzan Ozpetek è nato a Istanbul nel 1959. Nel 1978 si è trasferito in Italia per studiare Storia del cinema all’Università La Sapienza di Roma. Nel 1982 ha iniziato la sua attività di assistente alla regia con Massimo Troisi in SCUSATE IL RITARDO e poi con Maurizio Ponzi in SON CONTENTO. Nel 1977 ha diretto il suo primo film, IL BAGNO TURCO – HAMAM, che ha avuto un grande successo di critica e di pubblico. A seguire: HAREM SUARE (1999), LE FATE IGNORANTI (2001), LA FINESTRA DI FRONTE (2003) E CUORE SACRO (2005).
Il titolo del film – secondo le dichiarazioni del regista – doveva essere Mentre Lorenzo dorme. Ma poi «una mia amica turca espertissima di astrologia mi ha detto l’estate scorsa che avevo Saturno contro e il film doveva uscire a fine febbraio o marzo, meglio aprile. In questi mesi accade qualcosa nel mio segno, l’Acquario, una congiuntura fortunata e irripetibile per la carriera e gli affari». (Rivista del Cinematografo, n. 3/07, pag. 21). È nata cosí l’idea di intitolarlo SATURNO CONTRO, espressione che viene usata nel film da Roberta, l’astrologa del gruppo.
La vicenda. Siamo a Roma. Davide, un affermato scrittore di favole, e il suo compagno Lorenzo, pubblicitario di professione, amano circondarsi di un gruppo di amici coi quali trascorrere momenti comunitari all’insegna della confidenza, del divertimento e della «familiarità». C’è Antonio, bancario dai sentimenti fluttuanti, e sua moglie Angelica, psicologa di successo; Neval, una grintosa e impicciona interprete turca e suo marito Roberto, un poliziotto timido e un po’ balbuziente; Sergio, un omosessuale ex compagno di Davide, amareggiato e triste per essersi visto sostituire da Lorenzo nel suo rapporto col compagno; Roberta, una collaboratrice sul piano professionale di Lorenzo, con la passione per l’astrologia e con il vizio della droga; e infine Paolo, laureato in medicina, con la passione per la scrittura e dai gusti sessuali piuttosto «incerti». All’inizio le cose sembrano andare nel migliore dei modi e le riunioni sono all’insegna della spensieratezza e dell’allegria. Ma poi le cose si complicano. Lorenzo scopre che Antonio tradisce sua moglie con Laura, un’affascinante proprietaria di un negozio di fiori, di cui sembra non potere fare a meno. Quando Antonio troverà il coraggio di confessarlo ad Angelica, sarà inevitabile la separazione tra marito e moglie, con conseguenze traumatiche per i loro due figli. Inoltre, durante una festa in onore di Lorenzo, quest’ultimo resta vittima di un’emorragia cerebrale che, dopo una lunga agonia in ospedale, lo porterà ad una morte prematura. Questi due fatti scombussolano le vite dei protagonisti e i rapporti all’interno del gruppo. Ci sono tensioni, lacerazioni e un diverso modo di vivere gli eventi. Tutti però cercano di fare qualcosa, sia per riportare l’armonia tra Antonio ed Angelica, ma soprattutto nel farsi compagni di Lorenzo e del disperato Davide nel loro cammino verso il calvario. Dovranno anche confrontarsi col padre di Lorenzo, un uomo all’antica – rimasto vedovo e risposato con una donna un po’ svampita – che non ha mai capito l’omosessualità del figlio e che ora è venuto a Roma in occasione del triste evento. Dopo la morte di Lorenzo c’è il pericolo che tutto finisca e che ognuno se ne vada per la propria strada. Davide inoltre è disperato e potrebbe anche compiere un gesto inconsulto. Ma sarà proprio Sergio che, con la morte nel cuore, ma anche con l’amore che ancora prova per Davide, farà in modo che tutta la compagnia si riunisca nella bella villa dello scrittore. Dopo un iniziale imbarazzo, gli amici si ritrovano. Riprendono a parlare, a giocare, a scherzare. A ricostruire quel clima che li protegge e li rende felici insieme. Pur nella consapevolezza che tutto questo non potrà durare per sempre.
Il racconto procede in modo lineare, con il solo inserimento di un breve flashback (che rievoca un corso antifumo imposto da Angelica – che lavora in un centro contro i tumori – a tutta la compagnia) e di un momento «onirico», che ovviamente si pone su di un diverso piano di realtà, relativo alla «visione» di Roberta all’obitorio, con Lorenzo redivivo e tutti gli amici di nuovo sorridenti. All’inizio la voce fuori campo di Lorenzo fa da introduzione e da commento al film, che inizia con le immagini di Davide e Lorenzo intenti a preparare una cena per gli amici che arrivano alla spicciolata. Dal punto di vista narrativo, il film può essere suddiviso in tre grosse parti.
Prima parte: l’unione. Comprende innanzitutto la presentazione dei protagonisti del film (ad eccezione di Antonio e di Roberto che entreranno in scena piú tardi) con le loro caratteristiche ed il tipo di rapporto che li lega. Particolare peso possiede in questa fase iniziale il personaggio di Paolo, che fa il suo ingresso nella compagnia per la prima volta, invitato da Lorenzo, per far leggere i suoi racconti a Davide, che è un esperto in materia. La sua presenza permette subito di chiarire di quale tipo di relazione l’autore intende parlare: di fronte all’affermazione di Roberta di aver avuto rapporti sessuali con Paolo, che però «non disdegna anche i maschietti», quest’ultimo ci tiene a precisare: «No, niente categorie, per favore. Non mi piacciono le etichette. Se una persona mi piace non è che vado a chiedere chi è o che fa. Dipende da quello che ti suscita, no? Da quello che senti, dall’emozione». È chiaro pertanto che il regista – come già aveva fatto nel suo precedente film LE FATE IGNORANTI – non fa riferimento esclusivamente all’amore di tipo coniugale o all’amore omosessuale, ma ad ogni tipo di relazione umana, comunque connotata.
Subito dopo viene precisato anche il punto di vista di Lorenzo (e dell’autore) circa tale relazione, che viene considerata come fonte e occasione di felicità: «Ci sono momenti come questo in cui riesco a sentirmi felice. Non so bene perché, ma vedere Davide assieme ai nostri amici mi fa sentire al sicuro. So cosa dicono, cosa pensano. Anche se sono sempre le stesse cose…e va bene cosí. Non voglio sorprese, novità, colpi di scena. Voglio che tutto rimanga come adesso. Per sempre. Anche se so che “per sempre” non esiste».
Le immagini passano poi ad indagare il rapporto tra Angelica e Antonio, sul quale sembrano addensarsi ombre di crisi (Antonio non è andato alla festa; è tornato prima del previsto; stranamente – come osserva la figlia – ha fatto la doccia prima di andare letto; il mattino dopo usa una crema antirughe e inventa delle scuse per non andare ad una ventilata gita alle Lipari programmata da Lorenzo), e quello tra Davide e Lorenzo che, pur tra inconfessate manovre di tipo economico e piccole bugie, sembra procedere nel migliore dei modi. Il film sembra stabilire una sorta di parallelismo tra questi due rapporti, non tanto per mettere a confronto due diversi tipi di amore, quanto piuttosto per far capire che in ogni tipo di rapporto è sempre in agguato il pericolo dello sfaldamento e della separazione. Magari per motivi diversi, non sempre voluti o cercati, ma che in ogni caso provocano dolore e lacerazioni. È significativo che proprio mentre Antonio, con la scusa di andare a prendere dello champagne, si assenta dalla festa in onore di Lorenzo e va da Laura per cercare di interrompere la relazione («Non riesco piú a mentire…È meglio finirla qui… Non sono abbastanza forte»), succeda la disgrazia a Lorenzo. E quando Antonio fa ritorno non trovi piú nessuno.
Seconda parte: la separazione. È la parte in cui le separazioni giungono a compimento. Al capezzale di Lorenzo si alternano gli amici che stazionano in permanenza davanti alla sua camera d’ospedale. Naturalmente il piú distrutto è Davide che non abbandona il compagno neanche un momento. Ma poi anche gli altri, ciascuno secondo il proprio modo di essere e secondo la propria sensibilità. In modo particolare risalta la figura di Roberta che rivela una fragilità insospettata: non riesce ad entrare nella stanza; non riesce a starsene a casa; poi si confiderà con l’infermiera alla quale aveva fatto l’oroscopo, confessando la sua tossicodipendenza e cercando un contatto umano di cui sembra avere un grande bisogno.
E subito dopo Antonio trova il coraggio di confessarsi con la moglie. Si tratta di una confessione confusa, titubante; di un uomo che non è piú capace di mentire, ma che allo stesso tempo vorrebbe mantenere lo status quo e non vorrebbe andarsene di casa. È significativo il colloquio che Antonio, dopo essere stato cacciato da Angelica, ha con Davide. Egli tenta di giustificarsi di fronte all’amico, che gli dice che nei rapporti bisogna rispettare delle regole, e cerca comprensione: «Io sono suo marito, ma sono anche Antonio. E ad Antonio è successa una cosa nuova. Questa cosa mi cambia, mi trasforma, non lo so. Ma anche se fosse, lei non può vivere con me questo cambiamento?... Io non ce la faccio a separarmi da lei». Al che Davide, con grande commozione, risponde semplicemente: «Ma va?». Entrambi, seppur in modo diverso, stanno vivendo l’esperienza lacerante della separazione dalla persona amata.
I rapporti si intrecciano. Davide deve affrontare il padre di Lorenzo che fatica a capire la scelta fatta dal figlio, col quale a suo tempo si era scontrato. È chiaro che sono di fronte due mentalità completamente diverse, che faticano a comprendersi. Sergio cerca di spiegarlo alla matrigna di Lorenzo: «Ma non gli bastava che Lorenzo fosse felice?» «E lo era?», chiede la donna. «Lorenzo riesce soprattutto a rendere felici gli altri; e sa perché ci riesce? Perché non ha paura di esprimere i suoi sentimenti», ribadisce Sergio. E di fronte all’affermazione della donna: «Io ho fatto di tutto perché suo padre lo accettasse», Sergio ribatte: «Il problema non è accettare; è condividere».
Neval, da parte sua, non è capace di starsene senza far niente a va a cercare Laura per rinfacciarle di aver rovinato un matrimonio. Poi le cose precipitano con l’annuncio dato da Angelica a Davide che «Lorenzo si è addormentato».
Poco prima dell’annuncio della morte di Lorenzo, ci sono alcune immagini chiaramente emblematiche. Tutti i protagonisti si trovano all’esterno dell’ospedale in attesa di poter entrare; ad un certo punto una donna straniera parla al telefono, dapprima con tono lieto, poi sempre piú concitato fino a scoppiare in un pianto dirotto. Si capisce che il motivo della sua disperazione è causato dalla rottura di un rapporto. Con movimenti di macchina avvolgenti l’immagine mette chiaramente in relazione la condizione di questa donna con quella dei protagonisti che stanno per perdere il loro amico. Quando questi escono di campo, infatti, l’immagine si sofferma su quella donna, sfocandola e rendendola cosí emblematica di una condizione di dolore profondo causato da una separazione.
Terza parte: il ricongiungimento. Le reazioni dei diversi personaggi alla tragedia sono differenziate. C’è innanzitutto un piccolo conflitto tra il padre di Lorenzo e Davide: il primo vorrebbe portarsi via il corpo del figlio, mentre il secondo fa presente che Lorenzo aveva espresso il desiderio di essere cremato. L’autore fa emergere un problema circa l’importanza del rapporto amicale e sentimentale rispetto a quello familiare in senso stretto. Lo risolverà a vantaggio del primo, sia perché quando l’inserviente dell’obitorio chiede: «Chi sono i parenti di Lorenzo?» gli amici rispondono: «Siamo noi», sia perché lo stesso padre di Lorenzo, ad un certo punto, dimostra di aver finalmente capito l’importanza della scelta del figlio e si «riappacifica» con Davide abbracciandolo, dicendogli: «Sia forte, adesso», ed accettando l’idea della cremazione.
Per quanto riguarda gli altri, è significativo che Antonio ed Angelica, proprio di fronte al cadavere di Lorenzo si abbraccino nuovamente e che, subito dopo, Antonio chieda alla moglie se è opportuno che lui ritorni a casa quella sera (anche se lei gli dice di no). Ed è significativo che, proprio nel momento del pianto e del cordoglio generale, Roberta, questa donna «esagerata» ma particolarmente sensibile, abbia la «visione» di Lorenzo redivivo circondato dal gruppo degli amici.
Ma potrebbe essere solo un sogno. E quella panchina vuota nel corridoio dell’ospedale, con la dissolvenza in chiusura, potrebbe preludere ad una fine, allo smembramento del gruppo, alla frantumazione di un rapporto di amicizia che fino a quel momento era sembrato cosí forte.
Ma non è cosí. Quell’esperienza di una separazione lacerante e definitiva obbliga i protagonisti a porsi delle domande e a confrontarsi con il senso della loro vita.
Ed ecco che Roberta, un po’ innamorata di Paolo, cerca di coinvolgerlo nella sua vita (anche se con esito negativo). Ecco Neval ed il marito discutere animatamente, ma poi abbracciarsi con tenerezza. Ecco Davide che si rifugia nella sua bella villa a picco sul mare, dove era nata la sua relazione sentimentale con Lorenzo. Ed ancora Neval che «attacca» Angelica con parole dure per suscitare in lei una reazione finalmente sincera, anche se amara (dovrà ammettere di essere gelosa e anche un po’ invidiosa perché Antonio ha fatto una cosa che lei non sarebbe riuscita a fare); e troverà il coraggio di andare a conoscere l’amante di suo marito. Poi, una volta saputo che Davide è scomparso, tutti gli amici si recano alla villa per cercarlo. E si ritrovano tutti assieme. All’inizio domina l’imbarazzo. Ma poi, con la complicità di qualche bicchiere di vino, rinasce il dialogo e l’atmosfera si fa piú distesa, con grande soddisfazione di Sergio, che temeva una reazione inconsulta da parte di Davide. S’improvvisa una cena. Angelica confessa pubblicamente che alcuni anni prima si era innamorata di un uomo e che aveva pensato ad un’avventura con lui in Belgio; cosa che poi non aveva fatto, non tanto per il marito o per i figli, ma «perché non potevo accettare l’idea di non essere la donna perfetta, quella che fa sempre la cosa giusta, che non ha bisogno di nient’altro». È il momento della verità, della sincerità, del coraggio di dire tutto, senza infingimenti o ipocrisie. E Antonio vede la moglie con occhi nuovi e la guarda con comprensione e tenerezza. Tutto fa pensare ad una riconciliazione. Certo, c’è ancora il terribile dolore di Davide che sembra disperato e incapace di reagire. Ma sarà proprio un gesto apparentemente insignificante di Antonio (la pallina di ping-pong che colpisce l’amico scherzosamente) che sbloccherà la situazione. Antonio e Davide incominciano a giocare. Gli altri escono dalla casa e si lasciano coinvolgere in una partita che vede, da un lato, la ricostituita coppia Antonio-Angelica e, dall’altro, Davide, prima con Neval e poi con Roberta. Tutti partecipano. Ritorna il sorriso; riprendono gli scherzi; rinasce l’amicizia. E, significativamente, riecheggiano le parole che Lorenzo aveva pronunciato all’inizio a proposito della felicità, che nasce dall’unione e dall’amicizia, e del desiderio che nulla cambi.
Anche se le ultime immagini ricordano il richiamo a quel «per sempre che non esiste»: i personaggi sono scomparsi e la macchina da presa continua a ruotare intorno a quel tavolo da ping-pong, con insistenza, creando un clima di malinconia e di mestizia, sottolineato anche dalle parole della canzone finale che ricorda che «…giuriamo per sempre/ però siamo in un soffio di vento che già se ne va».
La tematica del film nasce dalla giustapposizione dei tre blocchi narrativi che si sono analizzati. Anche se è necessario osservare che non tutto il materiale narrativo è in funzione tematica; cosí come certi episodi non sono solo in funzione tematica. Esiste infatti nel film anche una dimensione spettacolare che nasce sia dalla struttura narrativa sia da quella semiologica (si pensi, per esempio, all’episodio di Davide che, ritto sulla scogliera, sembra volersi buttare e poi si accascia ripreso con angolazione a piombo; oppure a certe scelte narrative che sconfinano nel sentimentalismo o nel patetismo e, talvolta, anche nel comico).
Si può pertanto affermare che l’idea centrale del film è di tipo tematico-spettacolare.
Per quanto riguarda l’aspetto tematico l’autore fa una riflessione sulla natura relazionale della persona umana (relazione di qualsiasi tipo, purché all’insegna della sincerità e della schiettezza): l’uomo è fatto per la relazione e la relazione è fonte di felicità; le separazioni spezzano l’armonia e, quando è possibile, vanno superate. Nella consapevolezza, però che non tutte le separazioni possono essere vinte e che le stesse relazioni sono effimere, come effimera è l’esistenza umana. (Olinto Brugnoli)