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Redacted



Regia: Brian De Palma
Lettura del film di: Andrea Fagioli
Edav N: 353 - 2007
Titolo del film: REDACTED
Titolo originale: REDACTED
Cast: regia e scenegg.: Brian De Palma – le riprese sono state effettuate in Giordania – fotogr.: Jonathon Cliff – scenogr.: Phillip Barker – mont.: Bill Pankow – suono: Paula Fairfield – cost.: Jamila Aladdin – interpr.: Patrick Carroll (Reno Flake), Robert Devaney (Avvocato McCoy), Izzy Diaz (Angel Salazar), Ty Jones (Jim Sweet), Kel O’Neil (Gabe Blix), Daniel Stewart Sherman (B.B. Rush), Mike Figueroa (Sergente Vazques) – durata: 90’ – colore – produtt.: Simone Urdl, Jennifer Weiss, Jason Kliot, Joana Vicente – produz.: HDNet Films – origine: USA, 2007– distrib.: Eagle Pictures
Sceneggiatura: Brian De Palma
Nazione: USA
Anno: 2007
Presentato: 64. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2007 - In Concorso
Premi: LEONE D'ARGENTO (Miglior regia) ALLA 64A MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA, VENEZIA 2007;

La vicenda. All’interno di un plotone di militari statunitensi destinato al controllo di un check-point a Samarra, in Iraq, la vita procede stancamente tra snervanti turni di sorveglianza e riposi in branda con passatempi e discorsi da caserma. Il tutto filmato dalla videocamera amatoriale di uno dei componenti, un giovane soldato aspirante cineasta. Fino a che, un giorno, un auto che non si ferma all’alt viene crivellata di colpi: all’interno rimane uccisa una giovane irachena in procinto di partorire. In un’altra circostanza, per un attentato terroristico, rimane ucciso il sergente del plotone. Dopo di che, nel tentativo di rintracciare i responsabili, i soldati americani fanno irruzione in una casa irachena dove, tra gli altri, vive una ragazza di 15 anni che diventa, qualche notte dopo, oggetto di violenza da parte di due di loro, mentre altri due, tra cui quello che filma tutto, non saranno capaci di impedire lo stupro né tantomeno lo sterminio dell’intera famiglia. Gli iracheni, per vendetta, catturano uno dei militari americani, proprio quello della videocamera, lo torturano e lo decapitano. Nell’inchiesta avviata dal tribunale militare americano ognuno darà la sua versione dei fatti e le sue giustificazioni.
Il racconto. Mentre la vicenda, al di là degli aspetti atroci, è particolarmente semplice, i modi cinematografici con cui è narrata sono particolarmente complessi per l’uso di molteplici mezzi e tecniche di ripresa. Gran parte del film è girato come se fosse fatto dagli stessi soldati con la videocamera amatoriale (quindi una sorta di immagine delle immagini). Una parte minima è girato in modo tradizionale come con la normale macchina da presa (belle e suggestive le poche immagini di questo tipo dedicate soprattutto ai sonnolenti momenti di sorveglianza al check-point con primissimi piani dei soldati, ma anche degli animali che si muovono sul terreno o del cielo rosastro). Un’altra parte del film è girato come attraverso una chat line e collegamenti internet compreso il ricorso a Youtube, un’altra come da una telecamere fissa di sorveglianza, un’altra ancora come se fosse girata dai giornalisti di una troupe televisiva, infine come spezzoni di documentario vero e proprio, oppure, nel finale, con il ricorso direttamente alle foto. Ne nasce un complicato gioco tra finzione e realtà sintetizzato nel dialogo tra due militari di cui il primo, quello della videocamera, sostiene che «la macchina da presa non mente mai», mentre l’altro sostiene l’esatto contrario: «la macchina da presa mente sempre».
Il regista, da parte sua sembra dire che esistono tutte e due le possibilità. «Redacted», infatti, come spiega lo stesso Brian De Palma, significa redigere, o preparare per la pubblicazione. Spesso in un documento o in un’immagine redatta sono state semplicemente cancellate o oscurate le informazioni personali (o magari quelle impugnabili); pertanto, il termine «redacted» viene spesso usato per definire documenti o immagini da cui siano state espunte le informazioni sensibili.
Significativa l’immagine dei titoli di testa in cui la parola «redacted» viene fuori da parole scritte come con la macchina per scrivere e poi in parte cancellate. Oppure nel rammentato finale quando il regista rende irriconoscibili, con un tratto di pennarello, i volti delle vittime della guerra in una sequenza di foto atroci. Quelle cancellazioni appaiono come una cupa e ironica «ripulitura» che in realtà non «pulisce» niente. Il film, infatti, non cancella nulla o meglio: vuole dare l’idea di non cancellare nulla. Vuole dare l’idea della realtà con immagini e un linguaggio di una forza brutale pari all’abbrutimento a cui sono ridotti i giovani soldati.
De Palma non ci risparmia nulla, ci fa vedere di tutto: brandelli di carne, sgozzamenti... (nella finzione); persone trucidate, crani fracassati... (nella, per lui, realtà delle foto). Ma soprattutto (nella finzione filmica) mette in evidenza l’insensibilità e la crudeltà di giovani che non provano nessun rimorso per aver ucciso una donna incinta o per aver violentato una ragazzina, convinti persino di aver fatto qualcosa di positivo per il proprio Paese.
Dunque, secondo De Palma, si può anche tentare di cancellare o quanto meno di addomesticare i fatti, ma alla fine la realtà viene fuori e, nel caso specifico, può venire fuori grazie anche ai nuovi media che mostrano anche quello che l’informazione ufficiale spesso non mostra o non vorrebbe mostrare. Le immagini del film di De Palma (e in modo particolare le foto finali sulle note della «Tosca» pucciniana) diventano cosí un fortissimo atto d’accusa contro gli effetti della guerra.
L’idea centrale, pertanto, potrebbe essere cosí formulata: la guerra riduce le persone ad un abbrutimento tale da disumanizzarle totalmente.

A livello di valutazione si può dire che l’operazione di Brian De Palma è molto interessante dal punto di viste delle tecniche usate e quindi del linguaggio. Per il resto (tra parole e immagini: le parole a volte dure come le immagini) è un vero e proprio cazzotto nello stomaco, proponibile solo ad un pubblico adulto, con la speranza che faccia capire l’assurdità della guerra e del terrorismo nonostante un’ottica quasi totalmente antiamericana, attenuata in minima parte dall’attentato al sergente ad opera di un ragazzino iracheno. (Andrea Fagioli)
 

 


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