REC
Regia: Jaume Balaguerò e Paco Plaza
Lettura del film di: Franco Sestini
Edav N: 353 - 2007
Titolo del film: REC
Titolo originale: REC
Cast: regia: Jaume Balaguerò, Paco Plaza – scenegg.: Jaume Balaguerò, Paco Plaza, Luis A. Berdejo – fotogr.: Pablo Rosso – mont.: David Gallart – suono: Xavi Mas – cost.: Gloria Viguer – interpr.: Manuela Velasco (Angela), Ferràn Terraza (Manu), Jorge Yamam Serrano (Sergio), Carlos Lasarte (César), Pablo Rosso (Marcos), David Vert (Alex), Vicente Gil (poliziotto), Marthe Carbonell (signora Izquierdo), Carlos Vicent (Guillem) – durata: 85’ – colore – produz.: Julio Fernandez, Carlos Fernandez, Alberto Marini per Filmax – origine: SPAGNA, 2007 – distrib.: Madiafilm
Sceneggiatura: Jaume Balaguerò, Paco Plaza, Luis A. Berdejo
Nazione: SPAGNA
Anno: 2007
Presentato: 64. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2007 - Fuori Concorso- Venezia Notte
È la storia di Angela, una giornalista televisiva che conduce una trasmissione nella quale appaiono dei servizi realizzati di notte, in cui viene raccontata la realtà di quelle ore: in uno di questi reportage, Angela decide di seguire una squadra di pompieri di Barcellona, documentandone i preparativi e le chiamate notturne; dopo una prima parte nella quale viene ripresa la vita dei militi all’interno della loro caserma, si passa ad una chiamata che il centralino riceve e che parla di «una strana signora» che da segni di squilibrio e che lancia strani urli; quando i pompieri arrivano a destinazione c’è già la Polizia e così la vicenda viene affrontata da entrambe le strutture, il tutto ripreso scrupolosamente dal cameramen di Angela, Pablo, che gira l’intero film con «macchina a mano»; arrivati di fronte all’abitazione della signora, si scopre che la chiamata è stata effettuata da alcuni coinquilini che hanno udito degli strani lamenti: si abbatte così la porta dell’appartamento della donna e i poliziotti insieme ai pompieri entrano nella casa, e qui abbiamo la prima sorpresa: da una stanza esce l’anziana signora, in camicia da notte, urlante verso gli intrusi e, all’improvviso, la strana vecchietta si lancia verso un poliziotto mordendolo ripetutamente al collo e rendendolo in fin di vita.
Il piccolo commando si ritira, portandosi via il ferito e chiamando l’ambulanza e scopre che l’edificio è stato sigillato dalle autorità sanitarie per un «rischio NCB», cioè nucleare, chimico e batterico; lo spavento e il conseguente panico, prende tutti i condomini che non sanno capacitarsi di quello che può essere accaduto; facendola breve e tralasciando tutta una serie di «morsi letali» – scrupolosamente ripresi dalla telecamera del bravissimo e coraggiosissimo Pablo, arriviamo a scoprire la verità: le autorità sanitarie hanno scoperto, attraverso un veterinario, che un cane aveva delle capacità fisiche eccezionali e mordeva a ripetizione tutti gli animali ricoverati insieme a lui; si veniva così a scoprire che il tutto era causato da un enzima particolare che agiva in maniera sconosciuta.
La piccola padroncina del cagnolino è ovviamente la prima sospettata e, infatti, comincerà a distribuire morsi a destra e a manca; non ho detto che questi morsi – un po’ sullo stile dei vampiri – rendono simile al «morsicante» la persona «morsicata», per effetto del contagio che si trasmette attraverso la saliva.
In breve i contagiati diventano la maggioranza e, mentre si cerca una via di uscita per andarsene da quell’inferno i morsi e le morti si susseguono, finché restano solo Angela e il cameramen Pablo, i quali – cercando una via d’uscita – arrivano alla mansarda dello stabile e scoprono che tutto il problema è nato da lì, dove abitava un signore che stava studiando l’evolversi di questo diabolico processo e le possibilità di porvi limite, il tutto viene spiegato allo spettatore in maniera molto ferraginosa, per cui si comprende a sprazzi; comunque non sembra che ci sia riuscito, perché la bambina che stava studiando (strano ma vero!!) è ancora in vita – sia pure rinchiusa in un soppalco e piuttosto malridotta – e si libera giusto in tempo per mangiarsi anche gli ultimi due personaggi che gli si presentano, cioè la giornalista ed il cameramen.
Il film quindi si conclude con la morte del protagonista – rarissimo caso cinematografico – e pertanto il ruolo di protagonista potremmo assegnarlo al «servizio televisivo» che resta, cinematograficamente parlando, e diventa film.
Non è facile trovare qualche cosa dignitosa nell’ingarbugliato plot narrativo; se ci vogliamo provare – dato che siamo all’inizio di questo Festival e dobbiamo essere «buoni» – potrei citare due aspetti, di cui il primo è il modo di proporre la vicenda, con quella telecamera incombente su tutto e su tutti e quindi, sostanzialmente una registrazione (cioè il «REC», come è nel titolo), ed il secondo è la protagonista, che interpreta un personaggio difficile, sempre tesa allo spasimo, sempre inquadrata, con frequenti mutazioni di atteggiamento e che riesce a superare le difficoltà con un buon risultato. Per il resto… lasciamo perdere! (Franco Sestini)