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Ad est del paradiso



Regia: Lech Kowalski
Lettura del film di: Franco Sestini
Edav N: 333 - 2005
Titolo del film: AD EST DEL PARADISO
Titolo originale: EAST OF PARADISE
Cast: regia, mont.: Lech Kowalski– fotogr. : Mark Brady e Lech Kowalski – interpr.: Maria Werla Kowalski – durata 105’ – colore – produtt.: Blanche Guichou – produz.: Agar Film & Cie - origine: FRANCIA / USA, 2005
Sceneggiatura: Lech Kowalski
Nazione: FRANCIA, USA
Anno: 2005
Presentato: 62. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2005 - Orizzonti - Premio Orizzonti PER IL COMPLESSO DELL'OPERA, Premio DOC/IT

È la storia di Maria Werla e del figlio, il regista del film: la prima narra alla cinepresa del figlio – con una inquadratura solamente «di fronte» – la sua avventura accaduta all’inizio della guerra (1939), quando viene rapita dalla Polonia e affidata dai nazisti ai Russi che la conducono in un campo di lavoro in Siberia; lo svolgimento di questo viaggio, fatto in compagnia di migliaia di altri polacchi, tra cui una zia con il figlioletto, è veramente una sorta di odissea, con sofferenze indicibili, con patimenti al limite della sopportazione e con gesti di una grande umanità ricevuti dall’allora giovanissima Maria.
In un momento in cui i ricordi sono troppo commoventi, la signora chiede di poter interrompere per un po’ la narrazione ed allora il figlio prende il suo posto, ma questa volta non usando «parole», ma narrando per immagini ed il risultato e forse ancora piú sconvolgenti del racconto della madre.
È uno spaccato di tutte le brutture del mondo contemporaneo che l’autore si sforza di rappresentare – rigorosamente con macchina a mano – e vanno dal seguire alcune attrici di film porno, al riprendere un paio di coppie di tossici all’ultimo stadio, uno dei quali – ciliegina sulla torta – lo seguiamo nell’agonia dell’AIDS fino ad accompagnarlo all’obitorio.
Kowalshi si sforza di scavare sempre piú a fondo nel torbido mondo sotterraneo di una grande metropoli e, ovviamente, imputa questa situazione aberrante alle solite multinazionali, ai soliti politici corrotti e a tutti coloro che invece si comportano correttamente, in quanto cosÍ facendo, dimostrano di essere acquiescenti ai voleri del sistema e quindi di fatto lo fanno «ingrassare».
Quando poi la madre ha di nuovo la parola, chiosa la sua descrizione con queste parole – le riporto a memoria – «noi di quella generazione abbiamo patito tanto, ma abbiamo anche conosciuto tante brave persone e abbiamo ricevuto tanti atti di bontà sia dagli amici ma anche dai nemici (alludendo ai Russi); abbiamo fatto tutto questo perché speravamo di consegnare ai nostri figli un mondo migliore, un mondo nel quale potesse esserci quella cosa che mancava a noi: la libertà».
A vedere in quale modo viene usata questa libertà la signora Maria avrà certamente tanti rimpianti e tanti sospiri dovranno uscire dalla sua bocca, se vedrà il lavoro del figlio.
La distonia tra l’esasperante parlato della prima parte e l’altrettanto esasperante uso quasi esclusivo delle immagini nella seconda, conferiscono all’opera un andamento altalenante che non è certamente produttivo per una corretta fruizione.
Anche per questo film ripeto quanto già detto altre volte: vorrei conoscere e scambiare due parole con colui che lo ha scelto per partecipare a questo Festival; potrebbe darsi che lui riesca a convincermi della bontà della sua scelta, ma ho tutti i miei dubbi. (Franco Sestini)
 

 


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