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LA RABBIA DI PASOLINI



Regia: Giuseppe Bertolucci
Lettura del film di: Eugenio Bicocchi
Edav N: 364 - 2008
Titolo del film: LA RABBIA DI PASOLINI
Cast: regia: Giuseppe Bertolucci da un’idea di Tatti Sanguineti – sogg.: Pier Paolo Pasolini (1963) e Tatti Sanguineti (2008) – scenegg.: Pier Paolo Pasolini (1963), Tatti Sanguineti (2008), Giuseppe Bertolucci (2008) – mont.: Nino Baragli (1963), Mario Serandrei (1963), Pier Paolo Pasolini (collaborazione, 1963), Fabio Bianchini (2008) - montato nel laboratorio «L’immagine Ritrovata» della Cineteca di Bologna che ha eseguito anche la lavorazione in digitale; il Laboratorio ha inoltre restaurato l’edizione originale del 1963 LA RABBIA di Pier Paolo Pasolini e Giovannino Guareschi – interpr.: Giorgio Bassani (voce in poesia), Renato Guttuso (voce in prosa), Valerio Magrelli (letture della parte ricostruita), Giuseppe Bertolucci (letture della parte ricostruita) – durata: 83’ – colore B/N – produz.: Cineteca del Comune di Bologna, Istituto Luce, Gruppo Editoriale Minerva Rarovideo – origine: ITALIA, 2008 – distrib.: Istituto Luce
Nazione: ITALIA
Anno: 2008
Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - Fuori Concorso-Eventi

 

Nel 1963 uscì nelle sale il film LA RABBIA.
Sotto il profilo del genere, si tratta un film di montaggio (pertanto si parla anche di "regia di montaggio). la cui realizzazione consiste nella utilizzazione di immagini documentaristiche o di cronaca, dette di repertorio, preesistenti (vale a dire non girate appositamente) montate (cioè messe in connessione tra di loro) secondo un intento espressivamente funzionale e accompagnate da una colonna sonora incentrata in prevalenza su di un testo-speaker originale, ossia scritto proprio per quel film di montaggio.
Se le immagini di repertorio girate a suo tempo contengono una colonna sonora, a volte, questa può essere mantenuta. In tale evenienza, sonoro di repertorio e testo-speaker originale si alternano durante la proiezione.
Sotto un profilo produttivo un film di montaggio ha un costo ridotto rispetto ad un'opera cinematografica totalmente originale, perché questa richiede tutte le fasi della lavorazione, dalle riprese al montaggio (con le relative operazioni conclusive dell'edizione).
Il film LA RABBIA, del 1963, è costituito da due parti della durata di circa un'ora ciascuno. La prima parte ha la regia (di montaggio) di Pier Paolo Pasolini, la seconda di Giovannino Guareschi.
Come operò Pasolini?
Nella cartella-stampa distribuita si legge:" I cinegiornali Mondo Libero di Gastone Ferranti (i cinegiornali, dalla durata di cortometraggi, venivano proiettati nelle sale cinematografiche in testa al film e rappresentavano una forma di servizio di informazione pubblica), in un tempo in cui non c'era la televisione oppure questa non si era ancora diffusa e affermata) e i materiali reperiti in Cecoslovacchia, Unione Sovietica e Inghilterra diventano per Pier Paolo Pasolini la base per dare vita a un'analisi lirica e polemica dei fenomeni e dei conflitti sociali e politici del mondo moderno, dalla Guerra Fredda al Miracolo economica, con un commento diviso fra una 'voce di poesia" (Giorgio Bassani) e una "voce in prosa" (Renato Guttuso)".
Tutto il film di Pasolini andrebbe analizzato. Si pensi solo, pertanto, alle immagini dei cortei di protesta che si svolsero nelle maggiori capitali in occidente, nel 1956, contro l'invasione dei carriarmati sovietici e la conseguente repressione. Sulle immagini di quei cortei con striscioni di accusa antisovietica, la voce fuori campo dello speaker, voce "in poesia" di Giorgio Bassani, dice; "Chi grida 'w la libertà' senza amore, non grida 'viva la libertà". Poi l'andamento anaforico passa in rassegna tante situazioni in cui le parole "w la libertà" non sono parole di libertà. Come si può constatare Pasolini mette l'accento sul modo di pronunciare 'w la libertà'. E non lo fa per solidarietà con l'U.R.S.S., ma perché la libertà va vissuta non proclamata. E' una lezione politica nel contenuti e poetica bella forma.
E' una lezione che a quasi 50 anni di distanza ha ancora valida la logica. Dire "w la libertà senza amore" annulla proprio il valore che si vorrebbe affermare. E' una lezione valida anche oggi: gli slogan possono anche essere altri, ma il richiamo del poeta riguarda la coerenza tra il valore proclamato e il comportamento assunto.
A proposito della parte di film a lui riservata Pier Paolo Pasolini ha detto: "Perché la nostra vita è dominata dalla scontentezza, dalla angoscia, dalla paura della guerra, dalla guerra?
Per rispondere a ciò ho scritto questo film, senza filo cronologico, forse neanche logico...Ma con le mie ragioni politiche e con il mio sentimento poetico".
A suo tempo il film - che si rivelò un insuccesso commerciale - fu presentato come un confronto, secondo la logica giornalistica del "visto da sinistra, visto da destra". (Non si può tacere il limite di un simile linguaggio che usa la figura retorica della metonimia per ridurre la complessa realtà politica a uno schema elementare e grossolano, basato su di una sola distinzione lineare. O da una parte o dall'altra. Purtroppo le semplificazioni linguistiche - che impoveriscono prima la comunicazione e poi il pensiero dei destinatari, perché sono concepite da una logica dualistico-oppositiva, il cosidetto "aut aut" - hanno successo nella storia, non richiedendo articolate e mature strategie di ragionamento. Forse sono influenzate, perché per la loro elementarietà non rivelano componenti analitiche, dal cosiddetto "pensiero magico", che è elaborato dall'emisfero destro, in quale per altri versi ha funzioni straordinarie, come quelle del riconoscimento dei volti, del ritmo musicale, della creatività artistica (anni fa uscì un libro dal titolo Disegnare con la parte destra del cervello). Così ancora oggi si assiste all'uso di tale espressione che non aiuta a comprendere la natura di fenomeni, atteggiamenti o scelte che ricadono sotto l'ambito politico. Questo linguaggio retorico in certe occasioni mostra tutta la sua indeguatezza se non la propria ridicolagine, quando, per es., in una delle due parti, ci si chiede se esiste una sola sinistra (o destra, qui non importa distinguere) oppure più sinistre (o più destre). E in tal caso chi si colloca più da una parte rispetto all'altro. su di un altro schema, purtroppo analogo. E il centro che è percepito da ognuno in una posizione diversa! Il campionario degli episodi e delle riposte richiederebbe uno spazio qui imposibile.
In positivo vale la pena ricordare il tentativo del filosofo Norberto Bobbio, sul finire dello scorso secolo, di dare una definizione extra-retorica, cioè extra-metonimica, ai due termini prima di usarli. Un'istanza pregevole che avrebbe ridotto se non eliminate le ambiguità intrinseche. Avrebbe anche acceso discussioni, ma su punti chiari anche se non condivisi. Purtroppo tale tentativo non ha avuto seguito, perché da un lato andava contro una comoda e passiva abitudine di ripetizione di una formula facile e perché dall'altro avrebbe richiesto nuove strategie mentali di rilaborazione analitica e di sviluppo del linguaggio).
Si ritorni al film LA RABBIA.
Nella storia del cinema le informazioni principali sono quelle sopra date.
Ma, in seguito al lavoro di ricercatori che - diciamo - gravitano attorno alla Cineteca di Bologna - dove è conservato il Fondo Pasolini - si è affacciata l'ipotesi che Pasolini avesse preparato un testo più lungo che non fece parte dell'edizione finale, per permettere a Guareschi di avere il proprio spazio.
In questa sede si può sorvolare sulle ragioni che spinsero il produttore a chiedere a Pasolini il ridimensionamento del suo apporto. Si sa che Pasolini accettò dopo una certa resistenza. Ma non importa.
Importa l'ipotesi che Tatti Sanguineti avanzò e che Giuseppe Bertolucci e i suoi collaboratori considerarono accettabile.
In breve: poiché si conoscono pagine di sceneggiaura che si riferiscono a episodi non presenti nel film e poiché si conosce l'intera raccolta di MONDO LIBERO è parso interesssante realizare un'edizione audiovisiva con il recupero delle parti mancanti.
Si è così creata una sorta di edizione "critica", LA RABBIA DI PASOLINI, che è costituita da 16 minuti iniziali inseriti ex novo, in cui sono trattati i seguenti temi:
1. Estreme onoranze a De Gasperi
2. Il peso della guerra (Ritorno delle ceneri dalla Grecia)
3. Cannoni atomici
4. Volo di gabbiani
5. Nasce l'Europa
6. Canzonetta di Carla Boni e ballo alla Rai
7. Vittoria dei sindacati bianchi alla Fiat
8. Il Cristo degli abissi
9. Guerra in Corea
10. Ritorno di prigionieri
11. Churchill nel giardino
12. L'incontro dei Grandi a Ginevra
13. Serie di alluvioni
14. San Pietro e prelati
15. Serie di scene allegre
16. La televisione
Segue l'edizione del 1963, realizzata a suo tempo da Pasolini (durata 53 minuti).
Segue un'appendice, costituita da documenti filmati in cui Pasolini viene sbeffeggiato. Sono alcuni Cinegiornali della Settimana Incom (1963 e 1964).
E poi:
- un estratto di 1 miuto primo e 30 secondi dell'intervista di Fernaldo Di Giammatteo a Pasolini, intitolata LE CONFESSIONI DI UN POETA, realizzata nel 1967, per la Tv svizzera RTSI, Lugano, sul linciaggio mediatico. di cui è vittima.
- il numero musicale dal film SCANZONATISSIMO di dino Verde (1963), con elio Pandolfi, Antonella Steni e Alihiero Noschse che prendono in giro Pasolini in quanto trasformerebbe i classici in volgarità.
- un estratto dell'intervsta di Jean-André Fieschi a Pasolini sul tema degli arrabbiati.
 
Il film LA RABBIA DI PASOLINI si può suddividere in due parte:
- la prima costituita dai 16 minuti iniziali (ricostruiti da Giuseppe Bertolucci) e dai 53 minuti facenti parte del primo tempo del film LA RABBIA, del 1963, in cui è attuata la poetica del genere di film di montaggio. Chi comunica sono Bertolucci e Pasolini.
- la seconda parte è costituita da documenti filmati in cui Pasolini viene sbeffeggiato oppure preso in giro e da altri documenti in cui è intervistato a proposito degli attacchi alla sua persona.
Come si può notare non c'è una unità tra la prima parte e la seconda, perché nella prima col materiale di repertorio su personaggi o avvenimenti storici c'è la critica politica e poetica al mondo e alla società postbellica. Si pensi all'affermazione che il gridare viva la libertà senza amore non significa gridare viva la libertà.
L'argomento della seconda parte riguarda il linciaggio mediatico contro Pasolini e i commenti che Pasolini fa di fronte a questo fenomeno.
In questo film LA RABBIA DI PASOLINI non si ha un'opera testuale strutturata. C'è solo l'accostamento di due opere dagli argomenti correlati, ma non in rapporto strutturale in funzione di significazione.

Lo sa lo stesso Giuseppe Bertolucci, il realizzatore dell'iniziativa, anche se, abbracciando ed esasperando la poetica dell'opera aperta - poetica tanto di successo quanto non convincente - vede in positivo ciò che si è sopra definito un'opera testuale non strutturata. Bertolucci scrive, infatti, nella brochure di presentazione: "Insomma, rinunciando a qualsiasi pretesa di una forma definita, l'idea è stata quella - nello spirito di quegli anni sessanta che qui rievochiamo - di offrire allo spettatore un kit specialissimo per un fai da te  creativo e critico di sicuro interesse. Buon divertimento". (Eugenio Bicocchi)

 


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