Ponyo sulla scogliera
Regia: Hayao Miyazaki
Lettura del film di: Eugenio Bicocchi
Edav N: - 2008
Titolo del film: PONYO SULLA SCOGLIERA
Titolo originale: GAKE NO UE PONYO
Cast: Voci: Yuria Nara (Ponyo), Hiroki Doi (Sosuke), Jôji Tokoro (Fujimoto), Tomoko Yamaguchi (Risa), Yuki Amami (Guranmamare), Kazushige Nagashima (Kôichi).
Sceneggiatura: Hayao Miyazaki
Nazione: GIAPPONE
Anno: 2008
Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - In Concorso
Il film, come si diceva con fondamento fino a pochi anni e oggi per casi sempre meno frequenti, è costituito da "disegni animati", detti anche "cartoni animati" (un'altra espressione equivalente, soprattutto usata dagli addetti ai lavori, è "film realizzato con la tecnica del passo-uno").
L'opera di Miyzaki, sotto un profilo semiotico (nel senso usato con precisione da Nazareno Taddei e non nel senso inteso dalla semiotica contemporanea; ma non è questo il luogo per un confronto tra le due famiglie di teorie semiotiche) è il risultato di una tecnica raffinatisima digitale. Una computer grafica 3D (tridimensionale).
Questa precisazione probabilmente nel corso della scrittura non dovrebbe rivelarsi necessaria, perché si tenderà a non entrare in problematiche complesse; tuttavia non è male che si sappia).
Il film narra una graziosa favoletta moderna, che in cui emerge la contaminatio (nella favola classica i protagonisti sono animali; si pensi alle favole di Esopo o di Fedro, per es.), nella quale un bambino salva una pesciolina e la pesciolina, dopo tante vicessitudini reciproche ed eventi magici, riesce finalmente a diventare una bambina.
Il film che può essere ben seguito da un pubblico giovanilissimo è in questo senso "di vicenda": una storia di un incontro (bambino-pesciolina), una separazione, poi varie difficoltà e pericoli, e finalmente il ricongiungimento, con la sorpresa della metamorfosi della pesciolina rossa in bambina.
Ma agli adulti questa opera riesce a dire qualcosa in più, oltre a rivelare un suo aprezzabile valore stilistico che verrà ricordato più sotto.
La narrazione ha passaggi interessanti come la reciproca accettazione e interesse che avviene tra bambini e anziani che sono rappresentati da quattro vecchiette di una casa di riposo (il che è un motivo poetico anche della nostra cultura, si pensi, in ambito letterario, alla "nonna" della lirica Davanti San Guido di Giosuè Carducci, oppure, in campo cinematografico, alle deliziose accortezze e agli insegnamenti "scientifici" sulla semina dei pomodori, suggeriti dal nonno alla nipotina, nel film L'ALBERO DEGLI ZOCCOLI del regista Ermanno Olmi, premiato con il Leone alla carriera in questa LXV edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Come perni strutturali GAKE NO UE PONYO (PONYO ON THE CLIFF BY THE SEA) poggia su due presupposti di spessore: il primo riguarda l'unità della realtà.
Per rendere chiaro questo concetto si può riflettere attorno a certe frasi di tutti i giorni. Capita di sentire dire e di dire che l'uomo inquina la natura o che c'è una natura incontaminata dall'uomo. Quando ci si riferisce a fatti concreti queste espressioni sono accettabili, anche se sembra che il loro presupposto sia una distanza e una differenza incolmabili tra l'uomo e la natura. Questo è un errore, perché anche l'uomo è natura.
Il secondo presupposto è rappresentato dal rapporto bambini-natura, come se i l regista dicesse che ad avvertire meglio l'unità del reale è il bambino.
Visivamente il film è un tripudio di colori; non solo: 'di colori in movimento; di colori che prendono forme; di forme che evolvono anche cromaticamente oltre che significativamente.
E' il caso, per es., delle onde marine che, quando vengono aizzate da una sorta di divinità del mare (divinità che si ravvederà alla fine) assumono la forma di pesci; sicché l'avanzare delle onde diventa l'assalto di schiere di pesci.
Si si perdona il gioco di parole si può dire che ciò che normalmente, per un processo analogico, chiamiamo "cavalloni" diventa, nella visione di Miyzaki" le "ondate ittiche" (il che una lezione dal punto di vista di chi pensa in modo marino, essendo invece la parola "valloni" il risultato di una cultura della terra)
Questa spettacolarità non è effettistica, perché, come si é detto prima, proprio queste trasformazioni contribuiscono alla espressione del concetto unitario del reale.
Certo, se deve essere proposto anche (è forse soprattutto) ad un pubblico di bambini, non mancano gli elementi di suggestione o anche magici (con tutte le problematiche pedagogiche che ne derivano: l'emisfero destro, l'encefalo plastico. Ma non è ora il momento di toccare queste problematiche). (Eugenio Bicocchi)
Vedi anche EDAV n.368 / 2009