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Falling



Regia: Barbara Albert
Lettura del film di: Franco Sestini
Edav N: 352 - 2007
Titolo del film: FALLING
Titolo originale: FALLEN
Cast: regia, scenegg.: Barbara Albert – fotogr.: Bernhard Keller – mont.: Karina Ressler – scenogr.: Katharina Wöppermann – cost.: Veronika Albert – interpr.: Nina Proll (Nina), Birgit Minichmayr (Brigitte), Ursula Strauss (Alex), Kathrin Resetarits (Carmen), Gabriela Hegedüs (Nicole), Ina Strnad (Daphne), Georg Friedrich (Norbert, lo sposo), Darina Dujmic (Sandra, la sposa), Angelika Niedetzky (Amica della sposa), Simon Hatzl’ (Stefan), Christian Strasser (Manfred), Erich Knoth (Patrick), Noemi Fischer (Margot, la vedova), Hary Prinz (Kurt), Dieter Hermann (Ronnie), Arzu Nabavi (ragazza afgana), Fritz Hammel (agente di polizia) – durata: 88’ – colore – produz.: Coop 99 Film, Orf – origine: AUSTRIA, 2006 – distrib.: Lady Film
Sceneggiatura: Barbara Albert
Nazione: AUSTRIA
Anno: 2006
Presentato: 63. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2006 - In Concorso

È la storia di cinque compagne di scuola (14 anni prima) che si ritrovano nella loro città natale per il funerale di Michael, un loro professore al quale tutte sono affezionate; esse sono: Nina, attualmente disoccupata e incinta di 7 mesi; Brigitte, insegna tedesco e storia ed è stata l’ultima amante del professore deceduto; Alex, impiegata presso un ufficio di collocamento; Carmen, attrice in ruoli di contorno, ma comunque di buon successo; Nicole, detenuta e in permesso per partecipare al funerale.
Dopo la cerimonia funebre, anziché «rompere le righe» e tornarsene ognuna da dove è venuta, la riunione si protrae per l’intera notte; prima di tutto, vedendo passare un corteo nuziale, decidono di seguirlo per vedere se è possibile farne parte e sbafare un po’ di liquore; si dà il caso che lo sposo sia un famoso dongiovanni della città che ha avuto storie con un paio di loro, ma la cosa non le preoccupa.
Le cinque ragazze – tutte ormai sopra la trentina – cercano innanzitutto di conoscersi meglio e di instaurare un rapporto che si è interrotto quattordici anni prima e non si è piú riallacciato; tutte e cinque le ragazze sono chiaramente in crisi, chi per il lavoro, chi per gli affetti e chi non è contenta di se stessa; l’apice della scontentezza lo raggiunge Brigitte che non può scordare il professore/amante e si domanda quello che potrà fare in futuro senza il suo amore. Anche Nicole non le è da meno: è accompagnata dalla figlia che la segue di mala voglia in queste peregrinazioni alla ricerca delle perdute identità, ma che non sembra essere minimamente in sintonia con la madre.
Dopo la partecipazione alla festa di nozze, nella quale c’è l’incontro con lo sposo da parte sia di Nina che di Alex, entrambe legate da una storia che all’epoca ha contato per tutte e due, le cinque ragazze – sempre seguite dalla figlia di Nicole – decidono di continuare questa sorta di «notte brava» e si dirigono verso una discoteca che, alla loro epoca era alla moda e che sembra esserlo anche adesso.
Tra sbevazzate e danze sfrenate, le nostre ragazze cercano di far trascorrere il tempo divertendosi «a tutti i costi», ma non vanno oltre le solite ubriacature (con vomito conseguente) e una «sveltina» consumata nei bagni del locale con uno sconosciuto.
Si rimettono in cammino e si fermano a dormire qualche ora in casa di Brigitte, ma il sonno arriva con grande difficoltà e si preferisce chiacchierare, per conoscersi meglio, per piangersi addosso, per cercare una sempre piú stretta intesa e, soprattutto, perché tutte sanno che nessuno può dire quando si rivedranno.
Al termine della notte e all’inizio del nuovo giorno, le loro strade si dovrebbero dividere, ma c’è il tempo di bere insieme un ultimo caffè in un locale della Stazione: sarà lí che la Polizia, in modo brutale, arresta Nicole e la rimanda in carcere (la figlia, per fortuna, non assiste alla scena perché è stata prelevata in precedenza dal nonno paterno).
Due di loro le ritroviamo in città, nei giorni seguenti; Carmen incontra casualmente un ragazzo della quale era innamorata da giovanissima e che credeva morto di overdose, il quale invece – come se niente fosse – le chiede un po’ di soldi perché non ha ancora ricevuto il sussidio sociale; Alex, dal canto suo, si lascia – di comune accordo – con il suo compagno, il quale, dopo la decisione presa, si allontana velocemente perché «quando la luna è in questa fase, Herbert (chi o cosa è non lo sappiamo) è molto nervoso»; le due donne si ritrovano – ancora casualmente – ed entrambe dicono di avere vissuto delle «cose strane» in quella giornata (Alex addirittura dice che è intenzionata a cambiare lavoro); telefonano a Nina – che intanto sta facendo ginnastica pre parto e quindi accetta il nascituro – e anch’essa, tutta felice, si dice disposta a venire dove sono loro per incontrarle; il film non finisce con loro, ma termina con delle immagini di una scolaresca che parla di «pace» di «sottosviluppo» di «risorse mal distribuite», «di giustizia sociale», ecc.
L’opera è suddivisa in tre parti: la prima che contiene le sequenze della prima fase dell’incontro delle cinque ragazze fino a quella della festa di nozze (in pratica la fase nella quale esse si «annusano», si girano attorno, cercano di scoprire le altre senza mostrare se stessa); la seconda contiene tutte le sequenze nelle quali le ragazze – anche perché ubriache o comunque alticce – si confidano e si scoprono essere tutte in una crisi esistenziale, lo confessano apertamente e cercano conforto; la terza parte è rappresentata dalle sequenze delle due ragazze «rientrate nel loro mondo» e – alla ricerca di nuove identità – sembrano cercare qualcosa di diverso nel loro futuro, e quella dei giovani che studiano quelle nuove realtà (sottosviluppo, guerre conseguenti, ecc.).
L’autore quindi ci vuole dire che la vita ci conduce, in un modo o nell’altro, a scoprirsi «falliti» nei propri sogni giovanili e nelle aspettative di vita; ma i sogni sono sempre lí, sono sempre a nostra disposizione e non sono affatto sepolti, basta che tutto questo con contenga anche quella brutta bestia che è «la rassegnazione», vero ed autentico tumore dei sogni della gente.
E i ragazzi che adesso, nelle loro scuole, iniziano a parlare di altri nuovissimi «sogni», sono destinati anch’essi a cadere nelle varie trappole che la vita gli presenterà di fronte, ma alcuni di loro saranno in grado di alzarsi e superarli e di andare avanti alla ricerca ossessiva del raggiungimento dei loro ideali.
Il film lo ritengo anche positivo in quanto prospetta una situazione di introspezione psicologica votata alla risoluzione dei problemi della gente e in grado – almeno per alcuni (due ragazze su cinque, con l’aggiunta forse di una terza) – di risolvere i problemi esistenziali e di non far morire i loro sogni.
Realizzata da una donna, l’opera è incentrata sulle donne (ci sono solo loro, gli uomini sono di contorno e non ci fanno mai una bella figura), rappresentate in forma di motore della storia e della società; forse una maggiore presenza maschile avrebbe potuto conferire al discorso tematico una maggiore universalizzazione e la cosa non avrebbe certamente nuociuto al film.
Comunque il tutto è ben fatto, con una evidente sinergia tra interpreti e regista e con mestiere estremamente accentuate da entrambe le parti; le cinque ragazze sono una piú brava dell’altra e sono talmente addentro ai personaggi da apparire quasi come se le storie le avessero scritte loro o comunque fossero scaturite da loro esperienze: invece cosí non è – almeno credo – si tratta solamente di bravura interpretativa. (Fanco Sestini)
 

 


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