La bussola d'oro
Regia: Chris Weitz
Lettura del film di: Adelio Cola
Edav N: 356 - 2008
Titolo del film: LA BUSSOLA D'ORO
Titolo originale: THE GOLDEN COMPASS
Cast: regia, scenegg.: Chris Weitz sogg.: Philip Pullman dal romanzo omonimo di Philip Pullman (ed. Teadue, 1999) fotogr.: Henry Braham mus.: Alexandre Desplat mont.: Anne V. Coates scenogr.: Dennis Gassner arredamento: Anna Pinnock cost.: Ruth Myers effetti: Cinesite, Framestore CFC, Gentle Giant Studios Inc., Rhythm & Hues voci nella versione originale: Ian Mckellen (Iorek Byrnison), Kathy Bates (Hester), Kristin Scott Thomas (Stelmaria), Ian Mcshane (Ragnar Sturlusson), Freddie Highmore (Pantalaimon) interpr.: Nicole Kidman (Signora Coulter), Daniel Craig (Lord Asriel), Dakota Blue Richards (Lyra Belacqua), Ben Walker (Roger), Eva Green (Serafina Pekkala), Jim Carter (John Faa), Tom Courtenay (Farder Corum), Sam Elliott (Lee Scoresby), Christopher Lee (Supremo consigliere), Edward De Souza (Secondo consigliere), Simon McBurney (Fra Pavel), Magda Szubanski (Sig.ra Lonsdale), Derek Jacobi (Emissario del Magisterium), Clare Higgins (Ma Costa), Charlie Rowe (Billy Costa), Steven Loton (Tony Costa), Michael Antoniou (Kerim Costa), Mark Mottram (Jaxer Costa), Paul Antony-Barber (Medico di Bolvanger), Jason Watkins (Funzionario di Bolvanger), Hattie Morahan (Sorella Clara), James Rawlings (Studioso di passaggio), John Franklyn-Robbins (Libraio), John Bett (Thorold), Jack Shepherd (il Maestro) durata: 114 colore produz.: New Line Cinema, Scholastic Productions, Depth Of Field, Rhythm And Hues origine: USA, 2007 distribuz.: 01 Distribution (14-12-2007)
Sceneggiatura: Chris Weitz
Nazione: USA
Anno: 2007
La bambina Lyra Belacqua, unica persona destinata a possedere la Bussola d’oro, è l’ostacolo maggiore che impedisce al «Magisterium» di realizzare lo scopo della sua esistenza, controllare tutta l’umanità.
Al centro del film c’è una bambina senza mamma e «senza paura», degna emula di Davide di fronte a Golía, tanto piú che qui lei s’imbatte in numerosi nemici addirittura piú sproporzionati che il gigante filisteo con il giovane ebreo.
Si sa, è una favola. Ed ha tutti gli elementi del genere. Racconta una storia a tappe, tutte evidentemente ad ostacoli con il prevedibile happy end (soltanto provvisorio), nella quale i numerosi personaggi si dividono nettamente (in modo manicheo) in «aiutanti ed ostacolanti». Alcuni escono dal nostro mondo ed entrano in modo improbabile in quello del film, che è soprattutto proveniente da... chissà dove. Da mondi lontani e misteriosi si stacca e piove su di esso una polvere di stelle che produce effetti mirabolanti.
Come nelle favole del bel tempo andato incontriamo animali parlanti che reagiscono a quanto succede ai loro protetti ed esprimono cosí le loro reazioni. È significativo che quasi tutti tali animali pronuncino parole e frasi con la medesima intonazione di voce dei personaggi ai quali sono stati affidati: ogni essere umano infatti nel film è accompagnato, retto-governato-illuminato (chiedo perdono della citazione, che, in riferimento al film, rasenta l’irriverenza), da un animale, detto il suo «Dàimon», che è una specie di doppio dello stato d’animo e suggerisce le decisioni positive o negative del personaggio.
In sintesi, dal momento che non ritengo nemmeno utile e non soltanto necessario ricordare le innumerevoli avventure della bambina protagonista, si tratta di due schiere di personaggi, come sopra riferito, dei quali quelli che vengono presentati come i piú potenti e che costituiscono il «Magisterium», sono agguerriti nemici dei bambini, che tentano di sequestrare alle famiglie per mezzo di «ingoiatori», una ignobile organizzazione nazista, per poi sottoporli ad una specie di vaccinazione siderea: la privazione del Dàimon personale di ognuno dei prigionieri.
Si notano nel film tutti gli elementi ampiamente sfruttati ed abusati dalle favole che da alcuni anni vengono raccontate sugli schermi, supportate da miliardarie campagne pubblicitarie. Ci sono gli effetti speciali, provocati da maghi e streghe (buone e gentili queste ultime!), si assiste a sanguinose battaglie umano-infernali, cui prendono parte uomini ed animali «corazzati», situazioni esemplate da tradizionali western (un personaggio centrale, aiutante della protagonista, si presenta addirittura con il cappellone di cow boy), scontri efferati che lasciano impassibile soltanto la bambina destinata (ma da chi?) a salvare «la verità», che la Bussola d’oro riesce a svelare.
Il misterioso aggeggio giocattolo serve dunque a far «conoscere la verità» e specialmente quella che riguarda il passato delle persone che rimane, per cosí dire, memorizzato nei suoi complicati congegni meccanici.
È l’oggetto del quale gli ostacolanti, vogliono impossessarsi, servendosi d’un’affascinante miss, (spia ingoiatrice!) che si lancia sulle tracce della protagonista, alla quale deve sottrarre la mirabolante bussola senza procurare il minimo male alla bambina, l’unica che la può custodire e che «serve viva e sana al Magisterium».
Per il momento, come ho anticipato, l’innocente bimba riporta vittoria, sfugge a tutti gli agguati, si libera dalla breve cattura della quale resta vittima e sfugge ad ogni pericolo tesole dai cattivi. La bussola d’oro passa dalle sue mani innocenti a quelle malefiche dei signori del Magisterium per ritornare infine in possesso di Lyra predestinata a custodirla. E la storia continua...
S’impone una osservazione fondamentale: lo spettatore ha l’impressione di aver assistito a due film, corrispondenti rispettivamente il primo a quanto ha visto sullo schermo ed il secondo, molto distinto dall’altro, a quanto ha ascoltato dalla colonna sonora in alcuni rari momenti di pausa tra un’avventura e l’altra. Non si distinguono particolari effetti acustici per quanto riguarda la musica ed i rumori: sono i soliti etradizionali, senza particolari ricerche espressive.
È il parlato che impressiona, e che probabilmente arriva all’orecchio dello spettatore soffocato, e forse immediatamente dimenticato, dallo spettacolo visivo. Ma certe sentenze e confidenze a Lyra da parte della miss incaricata di darle la caccia potrebbero rimanere seminate nei cervelli di coloro ai quali arrivano come pericolose comunicazioni inavvertite. Tanto piú che quelle frasi sono pronunciate dal bel personaggio, ripreso in PP, con una certa solennità. Quando, ad esempio, si esalta «la libertà di fare quello che si vuole, e non quanto ci viene imposto dall’Autorità», non si può rimanere indifferenti di fronte ad una dichiarazione di portata di spirito anarchico. E poi, chi sarebbe quella pretenziosa Autorità, alla quale si fa riferimento senza specificarne origine e legittimità?
Elementi positivi evidenziati dal film sono la volontà e l’impegno della protagonista nella ricerca di Rogers e dei bambini sottratti alle famiglie, per liberarli e riportarli a casa. I pericoli affrontati con coraggio e grande sacrificio per riuscire nell’intento elevano la protagonista a livello d’eroina.
Lascia perplessi l’incontro nel film di personaggi e di animali parlanti intromessi nella sceneggiatura senza logica relazione di tempo e di luogo con il contesto. È evidente lo scopo di prolungare lo spettacolo, che, dopo numerose vicende lungamente protratte, avrebbe potuto trovare convenientemente la strada verso la fine.
Quell’immergersi nelle avventure della sua predestinazione da parte della bambina al centro del racconto ed in forza della quale tutto avviene nel film, si lascia leggere come misteriosa casualità, non certamente come provvidenziale Causalità. Non è un gioco di parole: denota una mentalità corrente pericolosa. Non è questo il momento di chiederci se il cosiddetto CASO esista o no, ma piuttosto di difenderci dall’opinione che nel mondo tutti siano, chissà come e da chi, predestinati a vivere a seconda che le circostanze si presentino loro giorno dopo giorno favorevoli o contrarie.
La finalità della vita umana è segnata da CHI ce l’ha comunicata. Il libero arbitrio di fronte alle circostanza quotidiane non dipende totalmente da situazioni esterne, che possono bensí influenzare ma non determinare le scelte personali responsabili di persone normali in circostanze normali.
Il Bene ed il Male sono emblematizzati nel film da animali, in particolare il Male dal RE degli Orsi. La presenza del feroce dominatore dei deboli getta ombre negative o per lo meno ambigue sull’Autorità come tale. Alla fine del film, almeno in modo provvisorio, trionfa il Bene e il RE del Male giace a terra dopo lo scontro, sconfitto dal Bene, l’Orso Corazzato difensore di Lyra. Il timore della ripresa di potere dell’aborrita Autorità, della quale il film non dichiara l’identità e che per conseguenza ognuno potrebbe individuare là dove trova scomodo obbedire, indirettamente blandisce con spirito anarcoide il relativismo.
Magisterium è denominata la potente organizzazione del film, il cui Consiglio Centrale è costituito da esperti canuti vecchioni. Il nome non è casuale, né frutto di libera fantasia fino al punto da non richiamare alla mente l’esistenza d’un altro Magistero, il quale, contrariamente a quello del film, (che persegue il suo intento di controllare tutta l’umanità iniziando l’opera con l’imbonimento «educativo» dei bambini sottratti alle famiglie ed avviati alla vita sotto la guida di severissimi custodi e di incorruttibili insegnanti infermiere), è del tutto disinteressato al disegno di catechizzare i propri «fedeli» in modo da convincerli a rinunciare al proprio libero arbitrio e conseguentemente a prendere acritiche decisioni secondo i suoi autoritari comandi.
Il criminale progetto ed i relativi consigli politico strategici per raggiungere lo scopo arrivano a Lyra ed agli spettatori provocando alternativamente simpatia ed antipatia; quest’ultima dovrebbe provocarne quasi spontaneamente il rifiuto. Essi però vengono inizialmente suggeriti adottando l’astuzia «serpentina» già collaudata nell’antico Eden, servendosi d’una gentilissima messaggera che promette libertà e successo. Lyra non cede all’affascinante miss Coulter la Bussola che le è stata affidata, ma caso vuole che essa le venga sottratta per frode in sfortunate circostanze.
È l’antico espediente che alterna perdita/ritrovamento per consentire al film di procedere con sviluppi narrativi abbastanza prevedibili.
La lotta per la libertà rimane al centro dell’interesse spettacolare, animato dal doppio gioco di miss Coulter, ora perfida emissaria del Magisterium, ora affettuosa madre ritrovata dell’ingenua orfanella, che smaschera con l’aiuto del suo Dàimon l’inganno ordito dalla seduttrice contro di lei vittima designata. La cattiva scimmietta, alter ego dell’equivoca miss, rimane sconfitta dalla pronta reazione difensiva dello spirito di Lyra, con il quale s’era furiosamente azzuffata.
La tentazione di vendicarsi con la violenza contro i sequestratori dei bambini prigionieri contamina il capo dei genitori alla ricerca dei figli: il sentimento è comprensibile, anche se non condivisibile.
L’esito dello scontro all’ultimo sangue tra gli alleati dei buoni e quelli dei congiurati dei cattivi mostrerà chi militava per la parte della ragione e chi del torto.
A questo punto il film assegna la vittoria al Bene.
Ma lo scontro Bene/Male dev’essere proprio violento come il regista lo presenta?
La risposta è evidentemente sí... per esigenza di spettacolo.
Il film dunque È LA STORIA DI LYRA BELACQUA, bambina decisa e di forte carattere, alla quale il responsabile della scuola da lei frequentata consegna la bussola d’oro, (il destino ha deciso che soltanto lei la debba conservare), ricercata dal potente Magisterium che la vuole usare per controllare tutta l’umanità impedendo a tutti di usare il proprio libero arbitrio, LA QUALE, dopo essere stata privata del suo compagno di giochi Roger, (sottratto alla famiglia da mandatari della potente criminale organizzazione), volendolo liberare (assieme a tanti altri bambini ugualmente sequestrati con lo scopo di farli crescere separati dai rispettivi Dàimon, animali parlanti che rappresentano il loro spirito), partita per la pericolosa missione, con l’aiuto di personaggi ed animali fatati (in particolare l’Orso Corazzato e la gentile strega Serafina) alla fine RIESCE NEL SUO INTENTO sconfiggendo con destrezza e coraggio la potenza del male.
Ho scelto di assistere al film circondato da una frotta di bimbi, in particolare bimbe. Ero interessato a notare le reazioni dei piccoli, per i quali il film, a quanto si dice, è stato destinato. Non ho notato alcuna espressione degli spettatori, che per me costituivano una sorte di testimoni di fronte all’evento. All’uscita nessun commento, nessuna manifestazione di alcun tipo, né di soddisfazione né di noia.
Ma perché sarebbero dovute essere anche «di noia»?
Perché, pensavo, le cose viste sullo schermo erano, a parer mio, le solite. Infatti!...
Gli «Dii ex machina» sono numerosi nel film: troppi per essere sorprendenti e «divertenti»! Il fatto di incontrare tale escamotage strutturale di natura narrativa in tutte le favole, in vista del loro funzionamento, diminuisce l’instaurarsi nella mentalità degli spettatori dell’idea inavvertita che nella vita sia sufficiente attendere il verificarsi di eventi casuali fortunati per trovare la soluzione delle proprie difficoltà.
Il film fantasy spreca la sua spettacolarità imitando illustri predecessori piú fortunati di lui. (Adelio Cola)