I FILM PANETTONE
di ADELIO COLA
Edav N: 346 - 2007
Puntuali, secondo tradizione-convenzione da qualche anno, sono arrivati anche per il 2006 i film cosiddetti panettone, denominazione derivata dal classico dolce di Natale. Nel duemilasesto anniversario della Nascita del Bambino di Betlemme ne abbiamo avuti tre: vorrebbero essere comici con lo scopo di intrattenere e far ridere piacevolmente gli italiani.
Fanno ridere davvero? Si divertono gli spettatori ad assistere alle smargiassate grasse e spesso maleducate degli interpreti di avventure nostrane ed esterofile, ascoltando le loro battute esilaranti e talvolta pesanti, assistendo alle loro esibizioni galanti e spesso disinibite?
La risposta, desunta dal successo del botteghino, è senz’altro sí. Molti spettatori paganti non hanno pretese e non coltivano attese di diverso spessore.
Quella che manca è l’aspettativa alta del pubblico. Produttori ed autori cinematografici offrono quello che il pubblico si aspetta, cosí al film come alla Televisione. Volete film e spettacoli cosí? E noi ve li diamo cosí! Sempre a vostra disposizione!
Se educazione e cultura non saliranno di livello, al medesimo livello rimarranno le produzioni spettacolari cinematografiche e televisive.
Si notano anche nostalgie d’un passato mai dimenticato, tentativi di emulazione nell’impegno che ottengono qualche incoraggiante gratificazione da parte della misteriosa audience. Intanto, però, in attesa che il tempo cambi, la previsione meteorologica consumistica segna tempo brutto.
Non pretendiamo che gli schermi domestici e pubblici illustrino soltanto eroi del martirologio ed esempi di cronaca bianca. Desideriamo che i fondamentali valori (oh, che strane parole!) umani, da quello della dignità della vita alle cose belle della medesima, tornino a rasserenarci incoraggiandoci a portare giorno dopo giorno la fatica di convivere in pace con tutti i nostri simili.
Il ritmo del film e le studiate inquadrature, che testimoniano l’esperienza registica dell’autore, collaborano alla riuscita dello spettacolo, che però verso la fine stenta a trovare la finale a causa dell’aggiunta di gag forzate mal riuscite.
La condotta dei coniugi dello schermo presentata come comportamento normale senza ideali di miglioramento, non fa bene a nessuno, meno che meno ai giovani che si preparano a metter su famiglia. La previsione pessimistica che tutto continuerà «come prima» non incoraggia chi ha la volontà di reagire ai mali esempi.
Due gruppi scolastici delle superiori, uno italiano di maschi l’altro americano di femmine, visitano a primavera inoltrata la Spagna (è la loro «uèlta»!) per motivi scarsamente culturali. Chiese e musei non interessano; discoteche, spiagge assolate, (eccezionalmente di nudisti), soste ricreative di moda vedono i giovani impegnati in gare e dispute disimpegnate. Si allacciano amicizie, si scoprono pregi e debolezze reciproche, …ci si diverte un mondo. La novità sta nel fatto che tutto gira e si sviluppa attorno agli organizzatori-accompagnatori delle classi, in particolare di due insegnanti, rispettivamente di lettere (l’imbroglione napoletano, scaltro profittatore d’ogni buona occasione per farsi i suoi interessi alle spalle del collega) e di matematica, ingenuo e sprovveduto lombardo di fronte alle rappresaglie delle quali resta vittima.
La condotta dei due professori, sempre al centro dello spettacolo OLÉ (= ahimè!), è negativa sotto l’aspetto morale, in particolare nelle relazioni che tentano di intrecciare con signore e signorine incrociate inizialmente per caso e in seguito …pedinate con caccia organizzata, trascinandosi dietro gli studenti, due dei quali si distinguono per libertà di parola e di giudizi.
Scambi di persona e di stanze d’albergo sfruttano un repertorio vecchio almeno quanto quelli di Plauto e Terenzio. Non mancano imbarazzanti situazioni di carattere sessuale. Tutto finirà come si poteva, forse, prevedere: i matrimoni organizzati dai due innamorati andranno a monte a causa dell’intervento armato d’una segnorita iberica, che spara all’impazzata sulla folla degli invitati alla festa, per vendicarsi d’essere rimasta vittima di foto compromettenti, scattate inopinatamente dall’ingenuo professore di matematica. Nessuno è colpito e tutto finisce in una comica fuga generale verso la parola FINE.
Le scene, che vorrebbero essere le piú esilaranti, sono gli incubi notturni del professore di matematica. A lui bisogna perdonare, tra l’altro, le parodie dissacranti di funzioni religiose e di celebri pezzi d’opera (povero Rossini del «Barbiere»!). L’umorismo grosso alleggerisce l’insieme (pardon per il bisticcio!).
I comportamenti dei due docenti, accompagnati in falso bordone da quelli dei ragazzi, sono negativi. Quelli del film potrebbero essere adulti con qualunque altra responsabilità sui giovani: è il mal’esempio dato da persone mature ad altre in via di maturazione!
Ho notato che nessuno dei pochi giovani presenti alla proiezione è intervenuto con risa e battute alle pesanti esibizioni comiche. Ormai siamo abituai a tutto!
La capacità di tenere il palco, si direbbe se gli interpreti facessero parte d’uno spettacolo teatrale, sono innegabili. Nel caso nostro sono stati sprecati per uno spettacolo cinematografico insipido, interminabile nell’aggiustamento qualunquistico delle ricordate scenette, attaccate l’una all’altra con puntine di disegno, alcune incollate …con lo sputo.
L’inclusione mostra all’inizio e alla fine del film il palcoscenico sul quale si rappresenta la musicale “Commedia sexi”, che alla chiusura del sipario è sostituita dal film, che forse vorrebbe essere esemplare della vita italiana oggi a tutti i livelli, familiare, sociale, parlamentare.
Protagonista è un onorevole incaricato di difendere in parlamento la nuova legge a sostegno della famiglia! Il ritornello tra un episodio e l’altro, che nel film ascoltiamo una diecina di volte cantato danzato e proclamato a piene voci, è: «E chi se ne frega?» …che le cose oggi stiano cosí?!
Tutti i personaggi dall’onorevole al professionista al gestore di bottega coltivano spudoratamente l’amante, eccetto Mariano, l’autista dell’onorevole. Quest’ultimo, per far tacere le lingue maligne che sparlano di lui divulgando la notizia della sua relazione con l’amante, incarica l’autista di «stare vicino e di accompagnare sempre la signora» finché lui si reca a Parigi per crearsi un alibi. Quando il buon Mariano cede una volta all’assedio della raccomandata, manda in crisi il suo matrimonio. La moglie gli è rimasta fedele e alla fine gli perdona e lo riaccetta in famiglia dopo la solenne promessa di non amare che lei per tutta la vita.
L’ultima immagine è quella d’uno spettatore dell’inclusione teatrale che schiatta dalle risa irrefrenabili. Mentre scorre sullo schermo i titoli di coda assistiamo alle papere commesse dagli interpreti durante le riprese, accompagnate da tagli e fischi che indicano la soppressione di parolacce e di espressioni volgari. Ancora una vlta si dovrebbe ridere.
Nessuno scandalo per quel che si vede, preoccupazione piuttosto di fronte all’indiretta dichiarazione che non c’è niente da fare nell’attesa che le cose e la vita migliorino.
Ma la speranza è l’ultima a morire in coloro che intendono impegnarsi nel compito di lasciare il mondo in condizioni migliori di come l’hanno trovato.
Il giudizio del regista circa quel modo di fare e quello stile di vita familiare che esce dal MODO di raccontarlo: nessuna approvazione, semmai costatazione dei fatti. Le risa sguaiate dello spettatore della musicale “Commedia sexi” corrispondono alla reazione di gente allegra e spensierata che si diverte prendendo tutto con leggerezza irresponsabile.
Forse è un po’ troppo umana la comprensione dell’autore del film verso le irresistibili pulsioni sentimentali che ad una certa età possono sperimentare anche persone normali come uno dei suoi personaggi.
Segni di disapprovazione del male presentato come tale non mancano: vedi l’atteggiamento scontento del protagonista, evidenziato per contrasto dall’esempio coraggioso del suo autista, la fedeltà e il generoso perdono concesso al marito dalla moglie, la negativa condotta dei figli preadolescenti che iniziano ad imitare i comportamenti leggeri dei genitori.
La vita dell’onorevole, che spesso vediamo al bar del parlamento con gli onorevoli colleghi che mangiano e bevono sparlacciando di tutto e di niente, si nasconde sotto una maschera di perbenismo oltre la quale la verità delle convinzioni che non ha si rivela in ogni circostanza. Il sostegno della Chiesa (i consigli d’un’eminenza reverendissima…) alla famosa legge sulla famiglia è ridotta a pie esortazioni di coerenza e penitenza dopo i tradimenti (vedi la comica convivenza conventuale del deputato nel monastero con i fraticelli devoti). La festa del Natale è ricordata dalla circostanza che tutto sullo schermo avviene verso la fine dell’anno vecchio e all’apertura del nuovo tra scatenati balletti e abbondanti bevute di spumante.
La mancata originalità del protagonista sta anche nel fatto che egli abitualmente imita, anzi meccanicamente ripete gesti e atteggiamenti di Alberto Sordi nelle sue commedie comiche.
Mi sembra almeno discutibile l’opinione del regista circa la vita italiana oggi, che egli ironicamente illustra come «Commedia sexi».