Non ่ un paese per vecchi
Regia: Ethan & Joel Coen
Lettura del film di: Franco Sestini
Edav N: 358 - 2008
Titolo del film: NON ศ UN PAESE PER VECCHI
Titolo originale: NO COUNTRY FOR OLD MEN
Cast: regia, scenegg. e mont.: Ethan e Joel Coen sogg.: Cormac McCarthy tratto dal suo romanzo omonimo (ed. Einaudi, 2007) fotogr.: Roger Deakins mus.: Carter Burwell scenogr.: Jess Gonchor srredamento: Nancy Haigh cost.: Mary Zophres effetti: Luma Pictures interpr.: Javier Bardem (Anton Chigurh), Josh Brolin (Llewelyn Moss), Tommy Lee Jones (sceriffo Bell), Woody Harrelson (Carson Wells), Tess Harper (Loretta Bell), Rodger Boyce (Sceriffo Roscoe Giddens), Barry Corbin (Ellis), Zach Hopkins (Vicesceriffo), Garret Dillahunt (Wendell), Kit Gwin (Molly), Kelly Macdonald (Carla Jean Moss) VM 14 colore produz.: Scott Rudin Productions, Miramax Films, Paramount Vantage, Paramount Classics origine: USA, 2007 distribuz.: Universal (22-02-2008)
Sceneggiatura: Ethan & Joel Coen
Nazione: USA
Anno: 2007
Presentato: 60. Festival di Cannes 2007 - In Concorso -; 4 PREMI OSCAR (miglior film, miglior regia, miglior attore non protag. a Javier Bardem, miglior sceneggiatura non originale); 2 GOLDEN GLOBE (miglior sceneggiatura, miglior attore non protag. A Javier Bardem).
È la storia di tre personaggi e del loro modo di interagire durante l’intera narrazione: saranno queste interazioni che porteranno – se gli autori ci riescono – il film ad una significazione; il primo personaggio è Llewelyn, un reduce dal Vietnam riciclatosi come «saldatore», fondamentalmente una persona onesta, che durante una battuta di caccia si imbatte in un camioncino circondato da cadaveri; a bordo del mezzo c’è un grosso carico di eroina e una valigia che contiene due milioni di dollari; la tentazione è troppo forte e Llewelyn si impossessa del denaro e cerca di raggiungere il Messico, dopo avere spedito la moglie a Odessa, una cittadina vicino al luogo dove abitano e che sembra essere il luogo di provenienza della donna.
All’inseguimento del cacciatore si pone uno strano personaggio, Anton Chigurh, un killer psicopatico, che avevamo già visto mentre uccideva ferocemente un aiuto sceriffo, il quale gode nell’assassinare la gente; armato di un potente fucile a gas e di una bombola di ossigeno che gli permette di aprire qualsiasi porta, si mette in caccia della valigia e del suo possessore: nessuno lo ha informato dell’evento e nessuno gli ordina tale operazione, ma sembra che Chigurh lo faccia per un proprio bisogno che nasce da una sorta di istinto.
Quando l’inseguimento è già iniziato e il killer ha già fatto diverse stragi, si aggiunge alla caccia un vecchio sceriffo, Ed Bell, che a differenza degli altri due non ama assolutamente la violenza: lo vediamo all’inizio del film mentre scorrono immagini di splendidi paesaggi e lui, che non usa la pistola, parla con grande rispetto del tempo passato, narrando di situazioni ben diverse da quella attuale, ricordando persone ormai decedute che hanno fatto quella terra e con le quali era facile scambiare due chiacchiere ed imparare qualcosa; da notare che la vicenda è collocata nel 1980 ma gli autori le conferiscono una patina che la rende metastorica.
La vicenda si trascina con l’unico leit-motiv del killer che insegue il cacciatore e la sua valigia, mentre lo sceriffo cerca di starsene alla larga; Llewelyn riesce a raggiungere la frontiera del Texas con il Messico e cerca di nascondere il denaro: tutto è inutile, in quanto Chigurh lo raggiunge e, dopo averlo ucciso, trova il denaro e, pur ferito gravemente in un inopinato quanto fortuito incidente stradale, riesce a mettersi in salvo; a tutto ciò rimane estraneo Bell che annuncia al termine del film che non si ripresenterà candidato alle prossime elezioni e che andrà a fare due chiacchiere con un amico anch’esso ritiratosi: non è veramente piú un paese (ma forse si potrebbe dire un mondo) per vecchi!
Come già accennato, il film si apre con una sorta di prologo rappresentato dallo sceriffo che ricorda vecchi personaggi, tra cui il padre ed il nonno anch’esso sceriffi, tutti uomini dotati di coraggio ma anche di grande umanità: su questi ricordi scorrono belle immagini di pace e di tranquillità; sembra quasi che gli autori vogliano collocare la successiva narrazione in un contesto che ha conosciuto la pace, la giustizia e la misericordia per gli altri, indicando poi come questa realtà è andata contaminandosi e poi sparendo.
La narrazione vera è propria si divide in tre parti: la prima ci mostra Llewelyn che sta seguendo un branco di daini attraverso il cannocchiale montato sul suo fucile, spara e non uccide l’animale ma lo ferisce solamente; in questo contesto di natura bella e incorrotta, appare la morte e la sua causa: i cadaveri attorno al camioncino che racchiude i motivi della tragedia: la droga e il denaro, i due elementi che gli autori ci indicano immediatamente come cause specifiche della morte e della conseguente corruzione della natura.
La seconda parte del film è impostata sulla fuga del giovane che, dopo aver deciso di prendere il denaro, cerca di mettere in salvo la moglie mandandola nel paese da dove proviene (Odessa: che sia un richiamo alla città dell’est?); da quel momento in poi, nonostante i vari personaggi percorrano ancora ampi spazi nelle praterie del Texas, non vedremo piú la bellezza e la tranquillità che emanava dalle primissime immagini del film, quasi come se i due elementi deturpanti – la droga ed il denaro – ormai avessero corrotto definitivamente il paesaggio e, di conseguenza, la Terra: la narrazione si muove tra sporche cittadini e sudici Motel.
Dopo che Llewelyn, pur ferito, ha raggiunto e superato la frontiera con il Messico, ha inizio la terza parte che gli autori narrano in maniera abbastanza diversa dalle due precedenti: le uccisioni compiute da Chigurh si vedono quasi tutte dopo che sono avvenute, quasi come se i registi volessero immettere un nuovo elemento (l’ineluttabilità degli eventi); anche la morte del protagonista non ha un grosso peso narrativo e viene scoperta dallo sceriffo andando nel Motel dove gli comunicano che c’è stata una sparatoria: in una camera scopre il cadavere di Llewelyn ed a questo punto per Bell ci sarebbe da affrontare il killer, ma è impresa talmente spropositata per lui che neppure ci pensa.
Al termine delle tre parti narrative, il film ha una sorta di epilogo che ci mostra due cose: la prima è Chigurh che raggiunge la moglie di Llewelyn a Odessa e la uccide – anche in questo caso gli autori non ci mostrano materialmente il delitto ma ce lo fanno intuire con chiarezza – e nell’andarsene da lí, pago della carneficina compiuta, mentre guida prudentemente in un largo viale, ad un semaforo – che lui passa con il verde – viene investito da un’altra macchina che passa evidentemente con il rosso: l’investitore muore e Chigurh, pur malridotto e ferito, dopo avere acquistato una camicia da un ragazzino che passa in bicicletta ed averla utilizzata a mo’ di supporto per il braccio rotto («si vede l’osso», gli urlano i ragazzini!), riesce a rimettersi in piedi e, mentre sta per arrivare l’ambulanza e la Polizia, si dilegua nuovamente; il secondo elemento narrativo – che conclude il film – è la scena nella quale lo sceriffo, ormai in pensione, cerca di organizzarsi la giornata (una cavalcata o aiutare la moglie nelle faccende domestiche?) e intanto continua le sue disquisizioni sui «vecchi» che lui ha conosciuto e che gli hanno insegnato il mestiere ed il comportamento.
L’assunto tematico che balza fuori da questa vicenda e soprattutto dal modo con cui è stata strutturata, fa perno sulla violenza – scatenata dalla sete di denaro e dalla droga – come elemento deturpante la realtà che ci circonda; e questa violenza appare agli autori come un qualcosa di invincibile sia con i canoni classici (lo sceriffo) ma anche dal destino (l’incidente automobilistico), per cui la chiusura del film è di un pessimismo totale sul futuro: Chigurh, chiarissimo emblema del «male assoluto», sembra invincibile ed indistruttibile.
A questo punto però ci corre l’obbligo di fare un discorsino sul concetto di «universalizzazione» che gli autori intendono – o meno – applicare: mi spiego meglio, dicendo che questo assunto tematico (non uso il termine «idea tematica») è rivolto a quel particolare posto dell’America (Texas e Messico) oppure agli Stati Uniti nella loro interezza o, addirittura al mondo intero?
Ho accennato prima che la cittadina di Odessa, luogo di provenienza della moglie di Llewelyn e città dove la donna si rifugia per cercare, vanamente, di sfuggire al killer, potrebbe essere uno strumento narrativo, direi quasi uno stratagemma, per ampliare l’ambito narrativo, aggiungendo cosí all’America anche i paesi dell’Est; peraltro questo modo strumentale di usare un elemento geografico mi sembra poca cosa e, soprattutto, mi appare come «troppo unico» nell’intera narrazione, e quindi non mi sento di affermare che il film ha un’idea tematica completa di universalizzazione, mi fermerei al concetto di «tematica» e basta.
Questo fa perdere qualcosa ai meriti dell’opera dei fratelli Coen? Beh, diciamo che se ci fosse stato sarebbe meglio, ma il film ha grandi meriti espressivi anche cosí: si pensi solo alle interpretazioni degli attori ed alla bellezza delle immagini; e poi – diciamoci la verità – con quel che passa il convento sul piano della programmazione cinematografica, questo film è senz’altro ai primi posti dell’annata.
Non a caso è risultato vincitore di ben 4 Oscar (miglior film, migliore regia, miglior attore non protagonista – Javier Bardem - e miglior sceneggiatura adattata); a proposito del premio a Bardem, la sua interpretazione di Chigurh è veramente un capolavoro perché riesce a unire istrionismo a pacatezza espressiva; e poi quel caschetto di capelli che gli autori gli hanno costruito, dà al personaggio un aspetto al tempo stesso raggelante e malsano.
Splendido anche Tommy Lee Jones nel ruolo del vecchio sceriffo Ed Bell, al quale conferisce una personalissima filosofia piena di un disilluso esistenzialismo patriarcale. (Franco Sestini)