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LE LEGGI DELLA STUPIDITÀ


di MICHELE SERRA
Edav N: 346 - 2007

Non si dica piú «Vacanze di Natale» e, in aprile, «Vacanze pasquali», ma si usi il termine corretto e rispettoso di vacanze invernali e vacanze primaverili.

CosÍ i ragazzi a scuola, i loro genitori, la società italiana sono avvertiti e istruiti dai nuovi maestri di galateo linguistico e ideologico; il buon senso prevale, il rispetto è assicurato, Natale cristiano e ancor piú Pasqua passano tra le reminiscenze arcaiche del passato.

Purtroppo il marchio di fabbrica di simili raccomandazioni è sempre quello dell’ignoranza e della presunzione.

Chi vuole un simile rimaneggiamento del linguaggio? I soliti musulmani? No di certo: essi, nonostante si insinui il contrario, sono rispettosi della nostra religione e soprattutto delle figure di Gesú e della Madonna. O, se non lo sono, di fronte a queste problematiche si dimostrano indifferenti come tanti «buoni cristiani».

Siamo noi, cristiani incolti, timidi e ignoranti, che «imponiamo» arrogantemente e ingiustamente ai connazionali di rinunciare alla cultura di casa nostra. Eppure questi «cristiani laicisti» pretendono di essere all’avanguardia e eliminano il presepio e ogni segno che si rapporti alla storia di Gesú.

Ma forse non è cosÍ: siamo probabilmente di fronte a un eccesso di abnegazione: la rinuncia da parte nostra dell’identità che ci ha sempre contraddistinto per onorare e esaltare quella di altri, che sono gli immigrati poveri di altre nazionalità e altre religioni. Un sacrificio che ci costa, perché certamente siamo coscienti dell’estremismo del nostro dono, ma che facciamo con tutto il cuore aperto alla piú squisita accoglienza!

In ogni caso Babbo Natale può rimanere, non tanto perché è segno di un santo (San Nicola) ma perché è il simbolo universale del consumismo e rappresenta anche noi a livello di cultura occidentale, anzi ormai mondiale per colpa della globalizzazione livellatrice di diritti, di bisogni e di opportunità, ma anche e forse soprattutto di falsi bisogni.

Tutto sommato essere stupidi non è difficile: la storia è piena di esempi incoraggianti. Questa battuta la troviamo in un esilarante libretto dal titolo «Le leggi fondamentali della stupidità umana» ed è stato scritto da Carlo M. Cipolla. Lo consiglia mons. Ravasi, a patto che non ce lo facciamo recapitare accanto a un presepio da Gesú Bambino e neanche nella calza dalla vecchia Befana, che ha ancora un ambiguo odore di residua letteratura religiosa.

 


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