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«LA ROMA DI ROSSELLINI». INTERVISTA A P. VIRGILIO FANTUZZI SJ


di ALBERTO DI GIGLIO
Edav N: 346 - 2007

LA ROMA DI ROSSELLINI è il titolo di un documentario che ripercorre e racconta le location, i luoghi dove il regista girò i suoi film, da Roma città aperta a Europa ‘51. Lo hanno curato Alessandro Rossellini, nipote del cineasta, e il gesuita Virgilio Fantuzzi, critico cinematografico de La Civiltà Cattolica, al quale abbiamo chiesto come è nata l’idea e il progetto di realizzare questo documento sui luoghi e sulla memoria storica di Roberto Rossellini.

«La sede della Civiltà Cattolica, presso la quale abito da una trentina di anni – risponde Fantuzzi –, è a pochi passi dall’incrocio tra via Sistina e via Crispi, che nell’immediato dopoguerra era l’epicentro del cinema “girato per strada”. Quando, leggendo un libro di storia del cinema o sfogliando una vecchia annata di riviste con notizie sui film, mi imbattevo in qualche indicazione di luogo, uscivo di casa e andavo a verificare sul posto cosa era rimasto dell’ambiente di allora. In presenza di eventuali trasformazioni avvenute, chiedevo spiegazioni agli abitanti dello stabile. In questo modo è nata a poco a poco l’idea di girare questo video.».

Quale era il clima e come ha vissuto questa sua esperienza nel ripercorrere i luoghi dove Rossellini girò i suoi primi film?

«I luoghi nei quali Rossellini ha girato i suoi film coincidono con quelli che percorrevo nei due decenni durante i quali ho insegnato “analisi del linguaggio cinematografico” presso la Pontificia Università Gregoriana. All’uscita dalle lezioni c’era sempre qualche alunno che mi accompagnava verso casa. Nascevano cosí, lungo il cammino, osservazioni il cui succo è stato riversato nella colonna sonora del filmato.». 

Quei luoghi oggi sono quasi irriconoscibili perché cancellati da nuove attività, negozi e altro.... Quali sono gli ambienti piú significativi che lei ha riproposto nel suo documentario?

«Alcuni luoghi, un po’ fuori mano, ho dovuto andarli a cercare in altre zone di Roma. Visitando la chiesa di Sant’Elena sulla via Casilina, che è la parrocchia del prete interpretato da Aldo Fabrizi in Roma città aperta, mi sono accorto che, mentre gli esterni sono stati girati in quel luogo, gli interni della chiesa non corrispondono a quelli che si vedono nel film. Ho faticato non poco nel rintracciare la chiesa della Madonna dell’Orto in Trastevere, dove sono stati girati gli interni. Lí ho sentito parlare di mons. Mariano De Carolis, il sacerdote che ha aperto le porte di quella chiesa alla troupe di Rossellini. Nella Sacrestia di questa chiesa c’è una botola che immette in un locale dove, durante l’occupazione nazista di Roma, vivevano nascosti uomini ricercati dalle SS.».

Lei si è avvalso della collaborazione di Alessandro Rossellini, quale è stato il suo contributo, e quali particolari sono emersi dal racconto e dalla testimonianza di Alessandro Rossellini?

«Alessandro Rossellini è un giovane regista che segue le orme di suo nonno Roberto. Mi sono messo nelle sue mani durante la realizzazione del filmato, del quale lui è l’autore. Ho seguito docilmente le sue indicazioni e mi sono trovato benissimo, soprattutto quando lui, dotato di un preciso senso del ritmo, mi imponeva di condensare in pochi secondi i miei interventi parlati. Se non avessi avuto qualcuno che mi teneva a freno, credo che mi sarei dilungato al di là della misura consentita in un lavoro di questo genere.».

Quali erano gli aspetti originali della Roma raccontata da Rossellini e con quale criterio, sceglieva i luoghi e gli attori?

«Il film Roma città aperta è stato definito l’atto di nascita del neorealismo cinematografico italiano. Il film è stato realizzato in parte in un piccolo teatro di posa ricavato in un seminterrato di via degli Avignonesi. In parte in ambienti naturali, soprattutto nel quartiere Prenestino, che recava tracce dei recenti bombardamenti. Per lavorare in quell’ambiente disastrato, Rossellini ha dovuto escogitare giorno per giorno una quantità di espedienti tecnici, che equivalgono ad altrettante invenzioni stilistiche, imposte dalla necessità. Su queste invenzioni si basa lo stile che ha caratterizzato il cinema del dopoguerra italiano. Quanto agli attori, Rossellini ha sfruttato senza dubbio la bravura di interpreti allora già conosciuti, come Aldo Fabrizi e Anna Magnani, ma li ha messi sempre a confronto con situazioni reali e li ha fatti interloquire con interpreti non professionisti. In questo modo Rossellini li ha costretti a spogliarsi degli aspetti esteriori della loro professionalità per cercare dentro di sé un’adesione sincera a ciò che dovevano esprimere.».

Quale era il rapporto con la fede e con la religione in Rossellini e come la viveva interiormente, e soprattutto come ha cercato di raccontare la religiosità nei suoi film?

«Ho frequentato Rossellini negli ultimi anni della sua vita e ho parlato a lungo con lui di religione. Erano gli anni nei quali preparava e realizzava il suo ultimo film che si intitola Il Messia. Si tratta di una vita di Gesú basata sulla sinossi dei quattro Vangeli. Diceva di non avere il dono della fede. Queste sue parole sono per me incomprensibili. Non riesco infatti a immaginare come un uomo che non abbia il dono della fede possa realizzare film di un cosí autentico significato cristiano, basato non tanto sulla scelta dell’argomento, quanto sullo stile nel quale si concretizza la visione interiore dell’autore di un’opera d’arte. Mi riferisco in particolare ai film che hanno per protagonista Ingrid Bergman, come Europa ‘51 sul quale il filmato si sofferma.».

Il documentario assume un indubbio valore storico e culturale, oltre agli addetti ai lavori ed appassionati della produzione rosselliniana, il documento sarà riproposto anche in altri contesti, ad esempio nelle scuole, e a un pubblico piú vasto?

«La Roma di Rossellini è stato ripetutamente programmato a suo tempo da un canale satellitare della RAI. Prodotti audiovisivi di questo genere non hanno una circolazione facile. Ritengo che, come lei dice, il luogo piú adatto dove proiettarlo sia la scuola e non soltanto quella di cinema.».

 


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