IL VENTO CHE ACCAREZZA L'ERBA
Regia: Ken Loach
Lettura del film di: Olinto Brugnoli
Edav N: 346 - 2007
Titolo del film: IL VENTO CHE ACCAREZZA L'ERBA
Titolo originale: THE WIND THAT SHAKES THE BARLEY
Cast: regia: Ken Loach – scenegg.: Paul Laverty – fotogr.: Barry Ackroyd – scenogr.: Fergus Clegg – mont.: Jonathan Morris – cost.: Eimer Ni Mhaoldomhnaigh – mus.: George Fenton – effetti: Michael Kearns, Pat Redmond, Cine Image Film Opticals Ltd. Team Fx Ltd. – interpr.: Cillian Murphy (Damien), Liam Cunningham (Dan), Padraic Delaney (Teddy), Gerard Kearney (Dunica), William Ruane (Gogan), Laurence Barry (Micheail), Aidan (O’Hare), Martin Lucey (Congo), Damien Kearney (Finbar), Myles Horgan (Rory),John Crean (Chris), Shane Nott (Ned), Bill Hurst (Maggiore dell’esercito inglese), Siobhan Mc Sweeney (Julia), Seamus Moynihan (Poliziotto), Sean McGinley (Sacerdote), Orla Fitzgerald (Sinead), Máirtín de Cógáin (Sean), Frank Bourke (Leo), Antony Byrne (Interrogatore) – durata: 124’ – colore – produz.: Sixteen Films Pathé – origine: FRANCIA, GRAN BRETAGNA, IRLANDA, 2006 – distrib.: BIM (10.11.2006)
Nazione: FRANCIA, IRLANDA, GRAN BRETAGNA
Anno: 2006
Presentato: 59. Festival di Cannes, 2006 - In Concorso
Premi: PALMA D'ORO AL 59MO FESTIVAL DI CANNES
Il regista. Ken Loach non ha bisogno di grandi presentazioni. Conosciuto ormai dal grosso pubblico, sia per il suo rigore linguistico, sia per l’impegno socio-politico che lo porta ad affrontare argomenti spesso scomodi o controcorrente, il regista inglese non esita ad affondare il bisturi nella delicata questione irlandese, che vide il suo Paese artefice di una feroce repressione politica nei confronti di un popolo alla ricerca dell’indipendenza e della libertà. Ma anche questa volta – come già fece in TERRA E LIBERTÀ, con cui quest’opera è strettamente imparentata – l’autore parte da fatti storici ben precisi e documentati, ma con l’intento di riaffermare la sua fede in alcuni valori (in questo caso si potrebbe parlare di «Libertà e Giustizia») che stentano ad affermarsi sul piano storico, ma che continuano a contagiare tante persone, disposte a rinunciare a tutto pur di vederli realizzati.
La vicenda. Irlanda, 1920. Teddy e Damien O’Donovan, due fratelli irlandesi rimasti orfani fin da piccoli, stanno per separarsi. Damien è in partenza per Londra dove spera di poter esercitare la sua professione di medico; Teddy è invece impegnato a combattere gli inglesi, che hanno inviato sull’isola le spietate squadre dei «Black and Tan» per fermare il tentativo dell’Irlanda di conquistare l’indipendenza. Ma, poco prima di partire, Damien ha modo di rendersi conto della brutalità dei militari inglesi, per cui decide di rimanere accanto al fratello e di unirsi a lui nella lotta. Le azioni di guerriglia si fanno sempre piú aspre e crudeli, cosí come le rappresaglie e le vendette. Poco alla volta tutta la popolazione si mobilita contro gli inglesi che, ad un certo punto, annunciano una tregua, firmano un trattato di pace con il nuovo governo irlandese, e abbandonano l’isola. Ma in realtà il trattato è soltanto un compromesso che pone, sí, fine all’occupazione militare inglese, ma non all’influsso della Gran Bretagna dal punto di vista politico ed economico e, per di piú, lascia immutate le miserevoli condizioni sociali in cui versa gran parte della popolazione. Damien non si accontenta di tali concessioni e continua la sua lotta per una piena libertà e per la giustizia sociale; Teddy, invece, pensa che piú di cosí non sia possibile ottenere e pertanto pone fine alle ostilità. A questo punto la lotta diventa fratricida e si trasforma in una vera e propria guerra civile. Dopo numerose violenze da ambo le parti, Damien viene catturato. Potrebbe salvarsi se rivelasse il luogo dove si nascondono i «combattenti per la libertà», ma, coerente con le proprie idee e con il giuramento fatto sin dall’inizio, si rifiuta di farlo. Verrà fucilato da un plotone di esecuzione comandato proprio da Teddy. Cui spetterà anche l’ingrato compito di avvisare la donna di Damien, Sinead, alla quale consegnerà una lettera contenente il testamento spirituale del fratello.
Il racconto procede con struttura lineare e, fin dall’inizio, con una didascalia, colloca la vicenda nell’Irlanda del 1920. Si verrà a conoscere piú tardi, attraverso le parole di Damien, la situazione politica di quel Paese: alle ultime elezioni lo Sinn Féin aveva vinto 73 seggi sui 105 previsti, ricevendo il mandato per una repubblica irlandese separata dalla Gran Bretagna; il governo inglese aveva soppresso il parlamento irlandese e occupato militarmente l’isola per impedire ogni forma di autonomia o di indipendenza; una raffica di arresti e raid indussero l’IRA ad organizzare «colonne volanti», unità di servizio attivo mobili che combattevano gli inglesi soprattutto tendendo loro imboscate in campagna. Teddy fa appunto parte di una di queste unità; mentre Damien sembra essere piú preoccupato della propria professione e della splendida opportunità che gli si offre, quella di poter andare a Londra ad esercitarla. Entrambi i personaggi possiedono un forte peso narrativo e strutturale, ma il vero protagonista del film sembra essere Damien, a causa della sua profonda evoluzione non solo narrativa, ma soprattutto interiore. Essa nasce e si sviluppa all’interno di alcuni blocchi narrativi che danno vita alle due grosse parti in cui si può dividere il film.
PRIMA PARTE: dall’inizio fino alla partenza degli inglesi.
– Damien sta per partire per Londra. Va a salutare Sinead e sua madre, ma proprio in questo momento c’è un’irruzione dei soldati inglesi che, con il pretesto che sono proibite le adunanze pubbliche, intervengono con inaudita violenza. Il fratello di Sinead, che non si piega agli ordini dei soldati e che continua a pronunciare il suo nome in gaelico, viene barbaramente ucciso. Sul suo corpo la nonna canta una dolente canzone d’amore e di lotta, la stessa che dà origine al titolo del film:«Prima lei, adesso l’Irlanda a infiammarmi il cuore/ mentre lieve soffia il vento giú per la valle/ e accarezza l’erba./ Quanta fatica a trovare le dolorose parole/ che recisero il nostro legame/ ma ancor piú duro è sopportare l’onta/ d’esser cinti dal giogo straniero...». Damien viene invitato a restare per combattere assieme agli altri, ma il giovane sembra determinato a partire. Poco prima di salire sul treno, altro episodio di violenza: Dan, il macchinista che si rifiuta di far salire sul treno i militari inglesi, viene picchiato a sangue. Damien lo soccorre. Subito dopo lo sentiamo pronunciare il giuramento delle colonne volanti: «Al meglio delle mie capacità appoggerò e difenderò il governo dell’Irlanda repubblicana contro ogni nemico esterno ed interno e rimarrò ad esso fedele e devoto ora e sempre. Prendo questo impegno liberamente, senza riserve mentali o propositi di inadempienza... e che Dio mi aiuti». È chiara la presa di coscienza di una situazione di oppressione e di ingiustizia che porta alla decisione di rinunciare ai propri interessi personali per combattere a favore di tutti. Iniziano le esercitazioni militari e Damien riceve da Sinead la medaglietta di S. Cristoforo del fratello ucciso, che, come si vedrà, possiede un chiaro valore simbolico.
– Inizia una guerriglia senza esclusione di colpi. Vengono uccisi dei soldati inglesi. Partono le rappresaglie che portano alla cattura (grazie alla complicità di Sir John, un ricco possidente irlandese che costringe Chris, un suo bracciante coinvolto nella colonna volante, a confessare) di tutti i componenti la colonna. Teddy, cui Damien cerca invano di sostituirsi dichiarando false generalità, viene crudelmente torturato. Damien viene picchiato e quasi ucciso. Ma è proprio durante la prigionia, in una cella in compagnia di Dan, che Damien rivela in modo chiaro la sua concezione di libertà. Dopo aver letto i versi – scritti su una parete della cella – di una poesia di William Lake, Damien cita una frase del socialista James Connolly, che cinque anni prima, nel 1916, aveva dato vita ad una rivolta contro gli inglesi con il motto: «La causa d’Irlanda è la causa dei lavoratori». La frase dice: «Se cacciate l’esercito britannico domani e issate la bandiera verde sul castello di Dublino, senza però creare una repubblica socialista, tutti i vostri sforzi saranno stati vani e l’Inghilterra continuerà a dominarvi attraverso i latifondisti, i capitalisti e le sue istituzioni commerciali». Liberati – tranne tre – da un soldato di origine irlandese che non vuole sporcarsi la coscienza, i militanti vanno alla ricerca dei traditori: Sir John, che li aveva denunciati agli inglesi e che manifesta tutto il suo disprezzo nei loro confronti («Che Dio protegga l’Irlanda se cadrà in mano a gentaglia come voi... ripiomberà nella barbarie cattolica»), e Chris, che non aveva avuto il coraggio di resistere di fronte alle pressioni degli inglesi. Entrambi vengono catturati. Alla notizia che i loro tre compagni, rimasti nelle mani degli inglesi, sono stati torturati e uccisi, i militanti decidono di eliminarli. È proprio Damien, questo medico che ha «studiato anatomia per cinque anni» che li elimina, nonostante il profondo disagio interiore, a dimostrazione della radicalità della sua lotta e della forza dell’ideale che lo anima («Spero che l’Irlanda valga questo sacrificio»).
– La situazione incomincia gradualmente a cambiare e la gente si mobilita, giurando fedeltà al parlamento irlandese e ricorrendo ad altre forme di lotta, come lo sciopero della fame. Nascono i primi tribunali indipendenti. Ed è proprio in occasione di una sentenza di uno di questi, che condanna un ricco uomo d’affari a risarcire una povera donna, che incominciano a scontrarsi palesemente due concezioni e due strategie di lotta. Teddy vuole invalidare la sentenza per non inimicarsi i commercianti e gli uomini d’affari che forniscono i soldi per comperare le armi («A noi servono i suoi soldi per comprare le armi; che cosa facciamo senza le armi, con cosa combattiamo questa guerra?»); Damien, invece, ritiene che la condanna sia un primo passo verso la giustizia sociale che deve andare di pari passo con la lotta per la libertà («Come può avere fiducia in noi la gente se voi vi comportate cosí?...Questa, che è la prima sentenza di un tribunale indipendente, tu l’hai invalidata decidendo di aggiustarla in un patto.... Coloriamo la città di verde repubblicano, ma sotto sotto siamo come gli inglesi.... Vatti a rivedere la proclamazione della repubblica, l’hai dimenticata?». Risuona per ben tre volte il grido rivoluzionario: «Giustizia e libertà per tutti!». E Dan ricorda che molti volontari sono impegnati negli espropri di terreni e nella confisca del bestiame perché l’IRA appoggia i proprietari terrieri e calpesta la povera gente («L’avete visto qui un attimo fa: quei tizi proteggono i pezzi grossi locali e danno addosso a una madre che non ha nemmeno un centesimo in tasca»).
– Riprendono i combattimenti, con la benedizione di un prete che invoca il Signore affinché «possa darvi la forza e il coraggio per affrontare le prove e le sofferenze che vi attendono» (significativo che le parole del prete continuino fuori campo sulle immagini dei guerriglieri in azione). Dopo l’agguato ad una colonna inglese con conseguente rappresaglia da parte dei soldati che tagliano i capelli a Sinead e bruciano la sua casa, giunge finalmente l’annuncio della tregua che suscita entusiasmo e dà il via ai festeggiamenti.
– Ma le immagini (di repertorio) che annunciano le condizioni del trattato di pace suscitano ulteriori polemiche e discussioni. Il trattato firmato dai delegati irlandesi, infatti, sancisce la nascita dello Stato libero d’Irlanda, uno Stato totalmente autonomo in materia doganale, tariffaria e di politica economica. Ma stabilisce anche che il nuovo Stato continui a far parte dell’Impero britannico in qualità di dominio, che i parlamentari prestino giuramento alla Corona britannica e che l’Irlanda del Nord continui a far parte del Regno Unito. Inoltre contiene una pesante minaccia: se il trattato non venisse ratificato si andrebbe incontro a «un’immediata e terribile guerra».
– Damien e i suoi amici non ci stanno: «È per questo che abbiamo lottato?»; «Non possiamo fermarci finché non saremo completamente liberi». Di fronte a coloro che sostengono che piú di cosí non si può ottenere, Damien ribadisce con forza che la ratifica del trattato distruggerebbe i due doni piú preziosi conquistati con le ultime elezioni: il mandato per una libertà completa (non una libertà di compromesso) e la formulazione della priorità del benessere pubblico su quello privato. E Dan ricorda il programma per la liberazione dell’Irlanda, che prevede che la sovranità della nazione sia estesa non solo a tutti gli uomini e le donne che vi abitano, ma anche a tutti i suoi possedimenti materiali, al territorio nazionale e a ogni sua risorsa, alla ricchezza e a tutti i processi che producono ricchezza all’interno della nazione. E conclude: «Questo vuol dire che tutto il popolo irlandese è padrone del nostro Paese... ed è questo che abbiamo sottoscritto quando abbiamo votato per l’Irlanda libera. Se ci atteniamo a questo, tutti i bambini di questo Paese avranno pari opportunità, altrimenti non ne avranno neanche una. Se invece ratifichiamo il trattato, cambierà soltanto l’accento dei potenti e il colore della bandiera».
– Il trattato viene approvato dal «governo libero» e gli inglesi se ne ritornano in patria.
SECONDA PARTE: la guerra fratricida.
– I combattenti non accettano il compromesso e continuano le loro esercitazioni. In modo particolare Damien, che viene chiamato a visitare un bambino malato per denutrizione, si rende conto che con la partenza degli inglesi poco è cambiato. Continua pertanto la guerriglia contro i soldati irlandesi, che ora hanno preso il posto degli inglesi. La spaccatura sembra insanabile. I due fratelli si trovano a combattere su fronti opposti. Teddy è convinto che se i combattenti non vengono fermati torneranno gli inglesi («Dopo quello che abbiamo ottenuto, quello che abbiamo passato, non si può tornare indietro»).
– In chiesa un prete tuona contro i rivoluzionari e il loro programma, che prevede che «le terre dell’aristocrazia, che vive nel lusso a Londra, vengano confiscate e ripartite tra i lavoratori senza terra e piccoli agricoltori; e che l’industria e l’agricoltura siano poste sotto controllo statale a beneficio degli operai e degli agricoltori». E minaccia scomuniche nei confronti di tutti coloro che continuano a combattere, non rispettando un trattato «ratificato a stragrandissima maggioranza dal popolo che ha espresso la sua volontà nelle elezioni di giugno». Damien insorge: «Lei può dirmi, padre, come possono esserci elezioni giuste in questo Paese quando la piú potente nazione del mondo minaccia di farci guerra? Non si è espressa la volontà del popolo, bensí la paura del popolo». Poi esce di chiesa constatando amaramente che «ancora una volta la Chiesa cattolica, salvo qualche eccezione, si schiera con i ricchi».
– Lo scontro continua tra i due fratelli. Teddy accusa Damien di essere un «sognatore». Questi ribatte affermando di essere un «realista»: «Una persona su quattro è disoccupata... io ho visto gente, intere famiglie, ridotte alla fame... vogliamo che emigrino come prima? Non è per questo che abbiamo lottato».
– La parola passa alle armi. In un conflitto a fuoco Dan resta ucciso e Damien viene catturato. I due fratelli sono ora di fronte, uno prigioniero dell’altro. Teddy cerca di far ragionare il fratello, di convincerlo, facendo leva anche sui sentimenti. Ma Damien è irremovibile ed esprime ancora una volta la radicalità della sua scelta: «Ora tu ascolta me. Io ho sparato a Chris nel cuore, e sai perché. Io non sono uno che si vende».
– A Damien non resta che scrivere per Sinead il proprio testamento spirituale, che assume un enorme valore dal punto di vista tematico e concorre a determinare l’idea centrale del film: «Non volevo entrare in questa guerra e ci sono entrato; ora provo ad uscirne e non ci riesco.... Siamo creature strane noialtri, persino a noi stessi. Una volta hai detto che volevi che i tuoi figli conoscessero il sapore della libertà; prego anch’io che quel giorno arrivi, ma temo che ci vorrà piú tempo di quanto tu ed io non ci immaginassimo». Poi cita una frase di Dan: «È facile sapere contro cosa ti batti, ma è piú difficile sapere per cosa ti batti». E conclude: «Ora credo di averlo capito e questo mi dà forza. Cerca di stare dietro a Teddy in futuro; ho paura che dentro sia già morto».
– La fucilazione di Damien da parte del plotone d’esecuzione comandato da Teddy sta ad indicare la sconfitta storica dell’idea di libertà del protagonista. Ma il film si conclude con la consegna del testamento a Sinead e con la restituzione della medaglietta di S. Cristoforo. Una medaglietta che, come s’è detto, possiede uno straordinario valore simbolico: era del fratello di Sinead che non si era piegato di fronte alle prepotenze degli inglesi e per questo era stato ucciso; è stata ereditata da Damien che si comporta nello stesso modo; ora viene riconsegnata a Sinead, pronta per passare nelle mani di qualcun altro, come un «testimone» di una lotta che non finirà finché la libertà vera non sarà pienamente realizzata nella Storia.
L’idea centrale del film nasce pertanto sia dall’evoluzione del protagonista, sia da questo elemento simbolico col quale si conclude l’opera. Damien diventa pertanto l’emblema di chi, inizialmente indifferente, prende coscienza di una situazione di oppressione e di ingiustizia e inizia una battaglia a favore della libertà. E l’amore per la libertà, che non può essere disgiunta dalla giustizia sociale, è tale da infondere la forza di andare fino in fondo, anche a costo di rinunciare ad altri grandi valori quali l’amore e la vita stessa.
Valutazione. Ken Loach prosegue con grande coerenza il suo discorso su Storia ed Utopia. Lo fa partendo da precise situazioni storiche (in TERRA E LIBERTÀ c’era la Spagna del 1936; qui l’Irlanda del 1920) per sottolineare quali sono gli ideali che infiammano il cuore degli uomini di ogni tempo. Ideali che non si realizzano subito («Ci vorrà piú tempo di quanto tu ed io ci immaginassimo»), ma che contagiano altri uomini che raccolgono il testimone e l’eredità di chi per essi si è sacrificato. Qui c’è la medaglietta come segno di continuità; in TERRA E LIBERTÀ c’era il fazzoletto rosso. E in quel film la frase finale del protagonista che scrive alla moglie potrebbe essere una frase di Damien: «Sappi che non rimpiango niente di quello che ho fatto: la rivoluzione è contagiosa. E se qui avessimo vinto, come avremmo potuto, avremmo cambiato il mondo... ma non ha importanza: il nostro giorno verrà». (Olinto Brugnoli)