Ciscs


Edav.it



LOGIN ABBONATI

Cerca negli articoli


   
Il portale di studi sulla comunicazione del CiSCS
Centro Internazionale dello Spettacolo e della Comunicazione Sociale
   



Visualizza tutte le notizie:



 

TORINO FILMFESTIVAL 2006


di ADELIO COLA
Edav N: 346 - 2007

È la 24° edizione del festival torinese. Come in tutte le manifestazioni del genere, anche nel nostro caso si è costretti a scegliere un percorso parziale attraversando le numerose proposte cinematografiche previste dal programma: duecentoquaranta film. Troppi da seguire allo scopo di poter alla fine del festival rispondere alla domanda: Com’è andato? Ha proposto tutta materiale di qualità?

 Le sezioni classiche In concorso e Fuori concorso per lungo e cortometraggi sono state affiancate da elenchi di titoli con nomenclatura originale: hanno illustrato usi e tradizioni di nazioni lontane, depositarie di culture spesso sconosciute. È un merito degli organizzatori del festival di Torino.

Registi celebri accanto a colleghi ignoti hanno offerto materiali umani, utili alla reciproca conoscenza che dovrebbe contraddistinguere le persone del nostro mondo. Tutti subiamo piú o meno consapevolmente gli effetti della globalizzazione, ma non dovremmo lasciar cadere i valori coltivati dalle passate generazioni. Il cinema, soprattutto quello del genere documentaristico, offre generoso contributo alla conservazione della memoria e della eventuale riscoperta dei medesimi, filtrati attraverso la sensibilità dei diversi registi.

Le tecniche di documentazione si sono rivelate quanto mai diverse ed alcune ancora molto «lontane» dal livello raggiunto da sofisticate tecnologie del vecchio esperto mondo cinematografico. Nei paesi emergenti si riscontra l’entusiasmo e l’ingenuità dei pionieri: sostenuti da mezzi molto ridotti, esprimono notevoli caratteristiche espressive. Non ambiscono il paragone con quelle dei celebri studios ma si distinguono per la spontanea ammirazione della bellezza della natura incontaminata, che ancora esiste in fortunati angoli del globo. I neo registi documentano montagne foreste e oceani con rispetto religioso ignoto ai loro «maestri».

* * *

Voglio citare solamente i film che tra quelli visti mi sono sembrati piú significativi.

ZAPISKI PUTEVOGO OBKHODCHIKA / NOTES BY THE TRACKMAN di Zhanabek Zhetiruov (Kazakistan, 2006, 64’)

Numerosi casi di vita sono brevemente illustrati in modo efficace con spessore semiologico chiarissimo. L’inclusione ottenuta con la ripresa del vecchio protagonista cieco che controlla i binari del treno di cui è responsabile saltellando sulle traversine ferroviarie è in contrasto con la tecnologia innovativa del figlio, erede dell’attività del padre.

Accanto ai valori tradizionali emergono le crisi delle nuove generazioni, che trovano aiuto di soluzione nelle tradizioni d’una cultura minacciata d’estinzione dal «progresso».

Film positivo con passaggi poetici ricchi di spirito sereno e fiducioso nel futuro, presentati senza retorica e spirito polemico.

«Come il protagonista del film, sono anch’io un addetto alla posa dei binari. ...nella storia del film ho intenzionalmente fatto convivere tre generazioni di persone: quella del nonno, quella del figlio e quella del nipote. Il senso ultimo della storia sta proprio nella speranza che le antiche tradizioni del mio paese e le sue abitudini arcaiche vengano tramandate di generazione in generazione e che i giovani le sappiano accogliere come hanno fatto i nostri antenati». (Il regista).

BLED NUMBER ONE di Rabah Ameur-Zaimeche (Algeria/Francia 2006, )

 Un algerino uscito dal carcere francese viene rimpatriato. Deve risiedere in un villaggio dove resta negativamente colpito dalla sopravvivenza di mentalità e abitudini tradizionali negative (la violenza contro le donne, soprattutto), che decide di abbandonare quel luogo ed espatriare (in modo clandestino con passaporto falso, ottenuto con molti soldi), «per non diventare pazzo!»

C’è una giovane sposa con la vocazione di cantante; il marito gli vieta quell’attività («è peccato!»): la legge proibisce alle donne di cantare in pubblico. Lei lo abbandona portandosi dietro il figlioletto. Tutti la offendono e la perseguitano («sei il disonore di noi tutti!»).Torna a casa per riprendere il figlio, che il marito ha fatto sparire. È disperata. Viene ritenuta pazza. Tenta il suicidio ma viene arrestata e portata in manicomio, dove trova altre pazze. Qui si esibisce e canta per le colleghe: è il rifiuto della legge. Le pazze si uniscono a lei e cantano tutte in coro (si ribellano alla legge).

Il film è positivo. Esibisce belle fotografie con qualche compiacenza estetica arricchita da rare simbologie.

* * *

 Le rassegne di film d’autore sono state quest’anno di numero forse eccessivo: le quarantaquattro opere di Claude Chabrol (Parigi, 1930) e le trenta di Robert Aldrick (Rhode Island, 1918-Los Angeles, 1983) hanno soddisfatto le attese dei loro legittimi fans, che, numerosi, non si sono lasciati sfuggire l’occasione di rivederle e applaudirle.Di Claude Chabrol ho assistito alla proiezione di MADAME BOVARY (Francia, 1990 ). 

È la fastosa fedele trasposizione cinematografica del romanzo di Flaubert.

«Madamo Bovary corrisponde al mio sogno d’opera d’arte, in cui contenuto e forma hanno la stessa importanza e si esaltano a vicenda... Tutta la mia opera [oltre settanta titoli a tutt’oggi] è come un grande muro, in cui ogni film costituisce un mattone. In realtà non si dovrebbe parlar di mattoni, ma piuttosto del materiale che si mette per tenerli insieme». (Il regista )

Di Robert Aldrick ho visto il suo primo film di guerra ATTACK (USA, 1956)

Film psicologico antimilitarista con qualche «caduta» melodrammatica ed enfatizzazione «eroica».

Del regista spagnolo Joaquin Jordà (1935-2006) erano in programma ventisei film. Ha molto impressionato MAS ALLÀ DEL ESPEJO – AL DI LÀ DELLO SPECCHIO, film positivo.

 Per vincere la depressione che potrebbe arrivare dalla malattia irreversibile ma anche in genere dal mal di vivere, il regista (che nel film documentario interpreta se stesso ammalato grave) consiglia: umorismo/autoumorismo, costanza nella cura medica, lavoro indefesso mai abbandonato secondo le possibilità personali senza autopietismi, e soprattutto fiducia e cultura di forti motivazioni con ideali di vita perseguiti senza mai darsi per vinti, rinnovati giorno dopo giorno.

 Resta da riferire le impressioni lasciate dai film italiani. Forse non ho indovinato la scelta di vedere i migliori in programma.

 Un certo interesse ha suscitato POLITICA ZERO di Massimo Coppola, Giovanni Giommi, Alberto Piccinini (Italia, 2006 )

 Tra solenni dichiarazioni di Berlusconi e d’altri politici vincenti del passato, tra rabbia e rifiuto della politica della gente, tra chi si dice pronto a votare per la sinistra e chi per la destra per i motivi meno motivati e generalmente per simpatia ed istinto, il film documenta il clima dell’ultimo mese della campagna elettorale dello scorso aprile.

 Il film segue quattro candidati giovani che militano reciprocamente per la destra e per la sinistra: si dedicano alla campagna elettorale con entusiasmo e dedizione completa. Nella loro sincerità dichiarano di volersi interessare in parlamento delle cause delle classi piú disagiate. Il film non dice se poi sono stati eletti.

 L’umorismo e la simpatia dell’intervistatore (rispettoso, mai chiaramente di parte) sono accompagnati da sorrisi, spesso di compatimento di alcuni spettatori disincantati e forse delusi dalla politica.

 «...quattro giovani candidati, due della Cdl e due dell’Unione, sono seguiti dalla vigilia del cruciale appuntamento elettorale del 9 e 10 aprile 2006 fino al post elezioni con tecnica documentaristica...

  «Politica? ­– Zero! – Era stata la risposta piú gettonata alla nostra indagine preparatoria sul rapporto tra giovani e politica. Volevamo filmare i rituali della politica – comizi, interviste televisive, incontri con elettori.... Il film è una interrogazione continua sull’impegno, sulla coerenza morale, sulla presa di coscienza come supposti principi fondanti della scelta politica individuale: «Quali sono i valori che ti avvicinano a questo partito? Cosa pensi si dovrebbe fare per i giovani? ...La pratica della politica era di per sé una messa in scena». (Massimo Coppola, coregista)

* * *

 È tradizione che nei festival cinematografici siano presentati anche film di carattere sperimentale e d’avanguardia. La manifestazione di Torino conferma la certezza che tale genere di cinema è vivo e che autori del passato quasi del tutto sconosciuti s’erano al loro tempo dedicati a tali esercitazioni. Qualche sperimentazione di Francesco Piero Bargellini (Arezzo 1940-1982), del quale il festival ha proposto la rassegna di ventisei cortometraggi, sono da considerarsi oggi documenti del modo di vedere mondo e vita di allora (anni sessanta in poi) non soltanto attraverso gli occhi del regista ma come documenti storici della loro epoca.

«Oggi, dopo trent’anni, rimangono le opere e non so come si possano interpretare i film di Piero Bargellini, che cosa possa capire chi non abbia vissuto quel periodo. La sua opera è l’esperienza di un visionario». (Adriano Aprà: «Il mio rapporto di profonda amicizia con Piero è noto»).

* * *

La folla di maschere all’entrata delle nove sale di proiezione non hanno avuto problemi né incontrato difficoltà nel controllo d’un pubblico di afecionados molto educati.

Ci siano permesse due osservazioni conclusive.

La sigla del Festival a qualcuno è piaciuta, ad altri meno: una vecchia pellicola cinematografica consumata dal tempo e ossidata dall’umidità si srotola molto lentamente sullo schermo scricchiolando mentre si stacca dalle volute che la avvolgono. Simbolo del tentativo di recupero di capolavori del passato? Allusione alla precarietà del labile supporto della settima arte?

Quello che dispiacque a quasi tutti fu lo spot pubblicitario che venne proiettato prima di ogni film in concorso: condizionamento d’uno sponsor ufficiale e novità insolita in manifestazioni cinematografiche festivaliere, anche se non necessariamente d’arte cinematografica come quella di Venezia.

 


RSSFacebookGoogleYoutubeSkypeEmail

Iscriviti alla newsletter
sarai aggiornato sulle nostre attività
Nome
E-mail

È il momento del
5 per millle... sostienici!!!

C.F. 02447530581


SPECIALE ASTA
Vendiamo all'asta
due fantastici cimeli della
storia del cinema.

Un'occasione imperdibile per tutti gli appassionati e i collezionisti


"La moviola"
"La poltrona di Fellini"

   
   
    Direzione: Via Giolitti 208, 00185 Roma (RM) - Tel e Fax 06/7027212
Redazione e Amministrazione: Via XX Settembre 79, 19121 La Spezia (SP) - Tel e Fax 0187/778147
C.F. 02447530581 - email: ciscs@edav.it