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BLACK BOOK



Regia: Paul Verhoeven
Lettura del film di: Franco Sestini
Edav N: 347 - 2007
Titolo del film: BLACK BOOK
Titolo originale: ZWARTBOEK
Cast: regia: Paul Verhoeven – sogg.: Chris van der Heyden, Paul Verhoeven, Gerard Soeteman (ispirato al libro “Grijs Verleden” di Chris van der Heyden) – scenegg.: Paul Verhoeven, Gerard Soeteman – fotogr.: Karl Walter Lindenlaub – scenogr.: Wilbert Van Dorp – cost.: Yan Tax – mont.: James Herbert, Job ter Burg – effetti: Rick Wiessenhaan, Hans van Helden – interpr. princ.: Carice van Houten (Rachel Steinn), Thom Hoffman (Hans Akkermans), Halina Reijn (Ronnie), Sebastian Koch (Muntze), Christian Berkel (generale Kautner), Waldemar Kobus (Franken), Michiel Huisman (Rob) – durata: 135’ – colore – VM 14 – produz.: Fu Works, Hector Bv, Motel Films – origine: GERMANIA, GRAN BRETAGNA, OLANDA, 2006 – distribuz.: DNC - Entertainment (2.2.2007)
Sceneggiatura: Paul Verhoeven, Gerard Soeteman
Nazione: GERMANIA, GRAN BRETAGNA, OLANDA
Anno: 2006
Presentato: 63. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2006 - In Concorso

È la storia di Rachel Stein, una cantante ebrea, che – durante l’ultima parte della guerra (1944) – si ritrova il proprio nascondiglio bombardato «per fatalità» da un aereo americano che si sta liberando del peso per poter prendere quota; siamo in Olanda e la ragazza decide – anche su consiglio di un notaio amico di famiglia – di unirsi ad un gruppo di ebrei che cerca di raggiungere i territori liberati dagli Alleati che risultano abbastanza vicini (il Belgio). La fuga avviene attraverso le paludi e la barca utilizzata viene intercettata da una motovedetta tedesca che massacra tutti gli occupanti: solo Rachel si salva gettandosi in acqua (foto 1) e decide cosí di unirsi alla Resistenza olandese che, sembra molto attiva.

Durante il trasporto su un treno passeggeri di una partita di armi e di radiotrasmittenti paracadutate dagli americani, l’improvviso arrivo di una pattuglia tedesca che controlla i bagagli, induce la ragazza a fare amicizia con il Capitano Muntze delle SD – che poi scopriremo essere del Servizio Segreto – che, in pratica, la salva dalla cattura; un po’ la simpatia, un po’ la richiesta specifica delle autorità della resistenza, fatto sta che Rachel si reca con una scusa nell’Ufficio del comandante e, in breve, viene assunta come segretaria.

Tra i due sboccia anche una intensa relazione, apparentemente sentita dalla ragazza ma anche dal capitano che, pur avendo scoperto le origini ebraiche di Rachel, continua a coltivare il rapporto.

Il piano della resistenza è quello di penetrare nelle prigioni dell’SD e liberare i detenuti, in particolare il figlio del capo politico del raggruppamento; per fare questo sarà indispensabile l’uso di una «cimice» collocata dietro un quadro nell’ufficio dell’assistente del capitano, strumento messo a posto dalla stessa Rachel che, ormai, è conosciuta da tutti come Ellis de Vries, suo nome d’arte quando, prima della guerra, aveva intrapreso la carriera di cantante.

L’operazione non riesce ed anzi si trasforma in una carneficina in quanto i partigiani cadono in un tranello teso dai tedeschi che li stanno chiaramente aspettando al varco: si pone il quesito di chi possa essere stato a tradire i compagni; gli indizi maggiori vengono fatti ricadere su Rachel che infatti risulta inseguita dalla resistenza e anche dalle forze tedesche.

Giunge la liberazione ad opera delle truppe inglesi e canadesi, ma per Rachel i guai non sono finiti, poiché il vero traditore – che si annida all’interno della resistenza – si è rifatto un’immagine nel nuovissimo esercito olandese e cerca di ucciderla per eliminare tutti i testimoni della vicenda: esisteva infatti una sorta di «cupola» costituita da un capo militare dei partigiani, un notaio e un ufficiale tedesco, i quali provvedevano ad organizzare le fughe degli ebrei per poi ucciderli e depredarli di tutti i loro averi che poi venivano spartiti tra loro.

Anche il capitano Muntze, in quel confuso dopoguerra, cerca di salvarsi, aiutato da Rachel, ma la «cupola» di cui sopra teme anche la sua deposizione e difatti viene fatto fucilare con un sotterfugio organizzato nelle pieghe delle disposizioni di guerra.

Tutte le malefatte, tutti i nomi dei componenti di questa sorta di associazione malavitosa, sono indicati in un «libro nero» (da qui il titolo del film) che spiega la tecnica adottata dai vari componenti per convincere gli ebrei a mettersi in viaggio ed a munirsi di denaro contante (dollari, sterline o franchi svizzeri) che poi sarebbe servito durante gli spostamenti; il taccuino era in possesso, guarda caso, della persona che gli ebrei consideravano quella degna di maggiore fiducia, cioè il notaio, e in esso, oltre ai nomi degli appartenenti, erano indicati tutti gli introiti percepiti.

Una notazione, ancora sul piano della vicenda: il film è tratto da una storia vera, ma non sappiamo quante modifiche l’autore sia stato costretto a mettere dentro per renderla cinematografica; da aggiungere che una storia cosí complicata e piena di colpi di scena soltanto la realtà poteva fornirla!

Il film comunque è ben fatto, molto curato nella ricostruzione storica e nei comportamenti dei singoli personaggi; forse – almeno per il mio gusto – avrebbe bisogno di qualche «sforbiciata» e di una riduzione complessiva di una ventina di minuti, perché specie nell’ultima parte, sono talmente tanti i colpi di scena che si succedono, da renderli di difficile comprensione, anche soltanto sul piano narrativo.

Se poi vogliamo addentrarci nella ricerca della tematica, possiamo identificarla in un discorso che, prendendo lo spunto da eventi cosí drammatici, mostra una umanità intrisa in modo quasi paritetico di bontà e di cattiveria.

Infatti, sia i tedeschi – cattivi per antonomasia – sia gli elementi della resistenza – buoni ed eroici per assunto – mostrano al loro interno delle figure positive ad altre assai negative; queste ultime, in particolare, sono quelle che tendono a speculare su una situazione storica cosí particolare come la caccia agli ebrei e ne fanno una forma di grossi introiti in gioielli e in denaro.

Il tutto però si ricompone nelle sue giuste proporzioni e l’autore, in pratica, di tutti i personaggi presentati, salva la ragazza, Rachel, il capo politico della resistenza che avrà il figlio ucciso per colpa del «traditore» e, almeno in parte, il capitano Muntze che, se non altro comprende che le nefandezze sugli ebrei, a quel punto del conflitto, rappresentano un autentico nonsenso e in questo senso agisce, salvando anche diverse vite umane. (Franco Sestini)

 


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