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INLAND EMPIRE - L'IMPERO DELLA MENTE



Regia: David Lynch
Lettura del film di: Adelio Cola
Edav N: 348 - 2007
Titolo del film: INLAND EMPIRE - L'IMPERO DELLA MENTE
Titolo originale: INLAND EMPIRE
Cast: regia, sogg., scenegg., mont.: David Lynch – mus.: Angelo Badalamenti – scenogr.: Wojciech Wolniak, Christina Ann Wilson, (Christy Wilson) Christine Wilson – cost.: Heidi Bivens – effetti: Ken Rudell – interpr. princ.: Laura Dern (Nikki Grace/Susan Blue), Jeremy Irons (Kingsley Stewart), Justin Theroux (Devon Berk/Billy Side), Harry Dean Stanton (Freddie Howard), Peter J. Lucas (Piotrek Krol), Karolina Gruszka (Ragazza persa), Jan Hencz [Jan Hench] (Janek), Krzysztof Majchrzak (Fantasma), Diane Ladd Marilyn (Levens), Julia Ormond (Doris Side), Ian Abercrombie (Henry, il maggiordomo), Bellina Logan (Linda), Amanda Foreman (Tracy), William H. Macy (Annunciatore), Laura Harring (Jane/se stessa) – durata: 168’ – colore - produz.: Studio Canal – origine: FRANCIA, POLONIA, USA, 2006 – distrib.: BIM (9.2.2007)
Sceneggiatura: David Lynch
Nazione: FRANCIA, POLONIA, USA
Anno: 2006
Presentato: 63. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2006 - Fuori Concorso

Il film (il titolo corrisponde al nome d’un quartiere di Los Angeles) è a dir poco insolito. Se fosse d’un regista incipiente, si potrebbe definire di ricerca o d’avanguardia. Trattandosi di D. Lynch, sarebbe offensivo dichiararlo tale. La professionalità della confezione non lo permette. Film nel quale:

• ti vedo e non ti vedo (personaggi che svaniscono nel nulla in dissolvenza)

• ti sento e non ti sento (dialoghi incompresibili, sussurrati a fior di labbra)

• ci sei e non ci sei (personaggio che sembra esserci ma non si vede mai)

• stai recitanto e/o stai vivendo (mescolata la vita reale con quella sul set del metafilm)

• sei sul set e/o sei a casa tua... (la protagonista e non soltanto lei). 

È LA STORIA d’una ricca signora, celebre diva del cinema, la quale, invitata ad interpretare la parte d’una prostituta, che contemporanemente fa il suo mestiere e mantiene relazione conflittuale con il marito (quello vero o quello del set? È una tra le numerose confusioni non chiarite) che vorrebbe eliminare per le umiliazioni subíte dalla sua violenza (allora sembra che si tratti del marito vero), dopo aver cercato di ucciderlo (sul set o nella realtà? I due piani o strati del film non si distinguono chiaramente), in realtà rimane lei vittima (sul set) di aggressione morendo di notte sulla strada tra barboni, dopo essersi trascinata ferita a morte sul marciapiede che era stato teatro del suo mestiere (nel set), compatita dai barboni stessi («tranquilla, stai soltanto morendo!»), che rimangono abbastanza indifferenti alla sua sorte, e che alla fine delle riprese, rialzatasi dal luogo della sua morte cinematografica brillantemente superata («sei stata meravigliosa!», la complimenta il regista, che è riuscito a terminare le riprese del film maledetto, i cui ex interpreti del film precedentemente programmato erano stati uccisi non si sa da chi e perché per cui il film non era stato mai terminato in prima istanza!), celebra con tutti gli altri interpreti del film, felicemente ed insperatamente concluso, la festa gioiosa della riuscita. 

Nell’introduzione entra in scena una strana vicina di casa (sensitiva?) della protagonista (polacca?), che le predice un futuro strano con la perdita o confusione delle dimensioni spazio temporali.

Nel film vediamo quattro volte, la prima fin dall’inizio nelle prime inquadrature, una scena teatrale (si capisce che siamo in teatro perché si sentono le risate del pubblico che reagisce alle strane battute degli interpreti sulla scena, della quale ci sfuggono senso ed umorismo), i cui interpreti sono persone umane con testa e lunghe orecchie d’asino (di coniglio?). Parlano (rare distillate parole e monosillabi) e non si capisce di chi e di che cosa. Uno di loro esce e rientra piú volte da una porta laterale, (come farà la protagonista nella fiction per arrivare all’inconcludente udienza con un improbabile psichiatra).

Il film procede per continui stacchi con ambientazioni sempre diverse, che ogni tanto si rivedono, e con personaggi diversi.

Si distinguono nel pastiche alcuni gruppi:

• i polacchi, che forse sono i parenti (o i complici?) della protagonista;

• il coro (della tragedia finta della protagonista) delle prostitute colleghe di lei sul set, che forse (si arguisce dalle risate femminili, che in seguito vedremo anche dal vivo) sono coloro che facevano la parte del pubblico nella rappresentazione degli uomini-asini;

• ci sono le persone (a modo loro personaggi e interpreti) del film nel film, e quindi il regista, il produttore, i macchinisti, la segretaria di edizione, i datori di luce...;

• ci sono personaggi o persone (non si capisce se in quelle inquadrature ci troviamo sul set oppure, come sembra, nella vita fuori del set del film nel film) che appaiono di striscio, in modo da non lasciarsi individuare, e spariscono dietro le quinte prima di essere riconosciute da noi ed anche dagli interpreti della fiction interna al film (uno in particolare potrebbe essere il vero marito della protagonista, che la pedina geloso che lei stia volentieri con colui che nel set interpreta con troppo interesse suo marito?

• succedono azioni violente, vere o finte del metafilm;

• i piani temporali e locali scivolano l’uno sull’altro in modo misterioso, spesso illogico. 

Il regista vuol certamente dire qualche cosa che non ho capito, data la novità di confezione del suo lavoro.(Vedi anche le dichiarazioni dello stesso Lynch a proposito del film in EDAV n. 343.)

La doppia presenza della protagonista è abbastanza chiara: nella vita e sul set del film nel film.

Ma è proprio cosí, oppure da capo a fondo è tutto film, non solo perché l’opera del regista è tutto film ma anche perché tutto quello che si vede nelle quasi tre ore dello spettacolo è tutta fiction anche quando il piano della realtà sembra tale e quindi fuori del film nel film?

Allora il commento non solo ma addirittura la spiegazione, per non dire l’idea centrale, dell’ultimo film del celebre regista David Lynch, (vedo un suo film per la prima volta), è offerto al pubblico dal gioioso e spensierato balletto con canto che chiude il film stesso, nel quale il gruppo di interpreti del film nel film, aggiungendosi alla festa iniziata dal coro delle prostitute colleghe della protagonista, danzano creando spettacolari effetti coreografici con irrefrenabile contagiosa allegria (partecipa al ballo generale anche una scimmietta che fa capriole) mentre scorre sullo schermo l’interminabile elenco del cast di coda. La protagonista sorridente e tranquilla al centro degli interpreti congeda in PPP gli spettatori. 

Dunque la vita è un indecifrabile e incredibile misto di realtà e finzione, di verità e bugia, di «ti vedo e non tivedo», di «sei qui e sei altrove»...? Si fa veramente fatica a districarsi logicamente nel groviglio del montaggio del film (o della vita?). Altro che l’Impero del titolo!

La musica accompagna l’insieme con ritmi e schegge melodiche di colore giallo: l’impressione indotta e suggerita è dunque quella di assistere ad un giallo, quello della vita forse?

La tecnica di ripresa è magistrale e spesso sofisticata: porte da oltrepassare, al di là delle quali ci sono altre porte da varcare, oltre le quali si incontrano situazioni e personaggi nuovi e imprevedibili. (Vedi l’improbabile spicanalista. Egli ascolta e tace rimanendo estraneo alla confessione della protagonista prostituta, che gli riferisce le sue esperienze che a lui non importano proprio niente; ad un certo punto esce dal set e telefona a qualcuno comunicando che lei è ancora lí presso di lui).

I personaggi sono spesso ripresi in PP e talvolta, come quasi sempre la protagonista, in PPP con Particolari e Dettagli allo scopo di manifestarne la psicologia.

Il film non sembra di carattere psicologico ma psicanalitico, nel quale l’analisi diventa fiction spesso incomprensibile... come incomprensibili sono certi stati d’animo malgrado il dichiarato «Impero della mente», alla quale forse qualcuno presume di comandare.

Se il film, invece di tre ore, fosse durato metà, forse avrei capito meglio che cosa succede (la vicenda) e un poco anche la storia e, conseguentemente dalla struttura chiara, almeno in parte l’idea centrale. Cosí com’è mi lascia molto perplesso. Cos’avranno capito i venti spettatori che si trovavano in sala con me (a parte i quattro usciti dopo piú d’un’ora )?

Torniamo al film.

Perché la celebre diva stenta ad accettare la parte che le offrono? Perché, quello da fare, sembra essere la seconda edizione d’un film mai terminato per il motivo che durante le riprese i protagonisti sono stati uccisi non si da chi e perché. Infine accetta perché la assicurano che il film precedente non esiste e quindi che lei sarà la protagonista d’una novità. Sul set verrà uccisa ma quella non sarà la realtà ma la fiction.

Il velo che nello spettacolo della vita separa la realtà dalla finzione è talmente sottile e trasparente (la metafora è proiettata sullo schermo!) che spesso si stenta a distinguere l’una dall’altra! Ad un certo punto della fiction il velo lascia scorgere la realtà attraverso una smagliatura che alla fine si riparerà automaticamente mentre la protagonista rimane al di qua dell’illusorio tulle.

I simboli e i personagi insoliti, (vedi gli uomini-asini sul palcoscenico), spesseggiano nel film e sono quasi illeggibili nel loro peso semiologico per mancanza di conoscenze e convenzioni comuni tra regista e spettatore.

Oppure il regista gioca con amara ironia sul presunto «Impero della mente», che ha smarrito la mappa della logica districandosi goffamente e con pena tra enigmi e domande senza risposte?

Se guardiamo il film da lontano, mettendolo per cosí dire a fuoco dell’attenzione, prescindendo da nuclei narrativi illeggibili e correndo anche il rischio di cadere nell’interpretazione personale!, vien da concludere che è impossibile documentare-dichiarare-definire cosa sia la VITA dell’uomo sulla terra (o sul set del mondo?), perché c’è sempre qualche cosa o qualcuno che insidia l’impresa e la rende irrealizzabile.

Se l’IDEA CENTRALE fosse questa, cosa starebbero a fare nel film certe scene con scelte linguistiche che sfuggono a qualsiasi possibilità di entrare nella struttura generale del film?

Il senso della fabula del film sembra inafferrabile. (Adelio Cola)
 


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