Ciscs


Edav.it



LOGIN ABBONATI

Cerca negli articoli


   
Il portale di studi sulla comunicazione del CiSCS
Centro Internazionale dello Spettacolo e della Comunicazione Sociale
   



Visualizza tutte le notizie:



 

TADDEI E L'INTUIZIONE DELLO SCHEDARIO CINEMATOGRAFICO


di SERGIO RAFFAELLI
Edav N: 351 - 2007

Mi unisco alle rievocazioni del padre Nazareno Taddei nel primo anniversario della scomparsa, soffermandomi sul periodo, a me familiare, dei suoi trenta-cinquant’anni, che del resto ho già ricostruito tempo fa (1974) nel Filmlexicon degli autori e delle opere. Aggiornamenti e integrazioni 1958-1971, alla voce Taddei, Nazareno. In quella particolare sede presentavo ovviamente il Taddei per cosí dire pubblico e in particolare lo studioso e l’organizzatore in ambito cinematografico. Ora mi sembra gradito e utile tornare con la memoria a quel ventennio per richiamare qualche frammento ordinario e privato, della sua vita.

Egli era ben conosciuto da molti già al tempo della formazione di gesuita: prima a Padova e altrove, come musicologo e autore di canti corali, nell’immediato dopoguerra (si diplomò nel 1949 in composizione e direzione d’orchestra presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, sotto la guida di Mario Labroca); poi a Roma e in tutt’Italia, dal 1949 in poi, come teorico del cinema. Del resto, che fosse musicista nato lo conferma fra l’altro un solenne evento, di cui fui spettatore: quando nella primavera del 1952 salí da Roma a Trento a celebrarvi la prima Messa, monsignor Celestino Eccher, che era stato insegnante di musica di Nazareno adolescente, diresse con visibile compiacimento l’esecuzione di una messa di propria composizione. Quanto all’esordio nel cinema, chi tenga presente il clima di contrapposizione ideologica del dopoguerra deve desumere che il suo prestigio di studioso fosse eccezionale, indiscusso, visto che il teorico «di sinistra» Luigi Chiarini gli chiedeva collaborazioni per Bianco e Nero e per la Rivista del cinema italiano.

Il 1960, si sa, fu per il padre Taddei un anno catastrofico, che incise dolorosamente nella sfera personale e nel proseguimento delle attività culturali recenti, tra le quali spiccavano fra tante la consulenza per i programmi religiosi della televisione italiana (affidatagli nel 1953), il varo nel 1956 d’una autorevole e seguitissima rubrica di critica cinematografica nel mensile Letture, la realizzazione in India, nel 1959, del documentario Cento anni d’amore, commissionatogli dalla congregazione della Suore di Maria Bambina (nella cui casa madre di via Santa Sofia egli era solito celebrare Messa). La positiva recensione-saggio su La dolce vita di Fellini, apparsa in Letture (marzo 1960), gli attirò un bando totale: non solo e non tanto fisico (destinato a Monaco di Baviera, vi si trattenne ben poco), quanto culturale, per cui il suo nome, scritto o pubblicamente pronunciato, sparí a lungo dalla circolazione. Benché costretto ad abbandonare ogni attività pubblica e conseguentemente privato d’ogni introito anche minimo, egli non si arrese. Proprio in quei mesi trasformò il suo vecchio (1954) Centro Cattolico Televisivo in Centro San Fedele dello Spettacolo e, confidando in tempi migliori, gli assegnò un compito modesto e appartato, ma in prospettiva fruttuoso. Egli fin dai primi anni cinquanta, al tempo degli studi teologici all’Università Gregoriana di Roma, era solito ritagliare le recensioni cinematografiche di qualche quotidiano e incollarle su regolari schedoni cartacei; verso la fine del decennio poi assunse a Milano un cantante in formazione, che svolgeva con una certa regolarità questo compito, lavorando di forbici e colla su un tavolino della stanza del padre Taddei. Dopo l’estate di quel difficile 1960, una piccola svolta: in seguito al mio arrivo nel Centro, all’assegnazione di un apposito locale e presto all’apporto di altri collaboratori, la schedatura produsse effetti di giorno in giorno piú consistenti: basti dire che gli schedoni nel 1960 erano circa 2000 e che attorno al 1968 erano decine e decine di migliaia, catalogati per film, per persone e per argomenti d’interesse cinematografico (ricordo lo stupito compiacimento di Ugo Tognazzi, nella primavera del 1968, davanti al fascio di schede a lui intestate, che l’accurato e instancabile «schedatore anziano» Mario Meneghini gli illustrava).

L’iniziativa però costava, anche se i quotidiani erano concessi gratuitamente a fasci, dopo l’uso, da redazioni milanesi (era poi mio compito «segnare» a tempo perso i pezzi da ritagliare e distribuirli a due, tre e piú incollatori). Fare fronte ai pur modesti compensi mensili fu per il padre Taddei arduo sempre, ma specialmente nei primi anni sessanta; basti dire che si trovò costretto a scrivere articoli culturali di svariato argomento, commissionatigli tramite amici da periodici aziendali, e sottoscritti con pseudonimo, per aggirare il divieto di firma (salvo errore, il cognome era De Maledi, con evidente riferimento al paese trentino della sua infanzia, Malè in Val di Sole). Lo schedario in crescita quotidiana, nonché la presenza nel Centro di Aldo Bernardini (in seguito affiancata da altri validi collatoratori), lo indusse a varare all’inizio del 1962, con lungimirante audacia, il noto periodico a schede Schedario cinematografico, nel quale la tenace e sistematica collezione dei ritagli di stampa ebbe un ruolo essenziale, caratterizzante e apprezzato (nel 1966 esso fu premiato con la «Targa Leone San Marco» alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia).

Interrompo bruscamente questi sondaggi nelle pieghe della memoria. Voglio però aggiungere almeno, a mo’ di chiusura, un accenno alle tenaci e disinteressate attenzioni verso le richieste di conforto e di sostegno anche materiale, che aiuta a rifinire la fisionomia umana e sacerdotale del padre Taddei. Ricordo che egli ancora nel 1960 seguiva le vicende di un giovane padovano socialmente disadattato, da lui raccolto e assistito assieme ad altri giovanissimi sbandati a Padova nell’immediato dopoguerra: rispondeva alle sue richieste di soccorso (anche economico) con severe raccomandazioni e con piccole somme. E ricordo che in quel tempo continuava paterno e incoraggiante a rispondere (in francese) alle lettere di un giovane disabile che aveva conosciuto in Belgio, nel corso dell’anno conclusivo (1955) della sua formazione religiosa.

 


RSSFacebookGoogleYoutubeSkypeEmail

Iscriviti alla newsletter
sarai aggiornato sulle nostre attività
Nome
E-mail

È il momento del
5 per millle... sostienici!!!

C.F. 02447530581


SPECIALE ASTA
Vendiamo all'asta
due fantastici cimeli della
storia del cinema.

Un'occasione imperdibile per tutti gli appassionati e i collezionisti


"La moviola"
"La poltrona di Fellini"

   
   
    Direzione: Via Giolitti 208, 00185 Roma (RM) - Tel e Fax 06/7027212
Redazione e Amministrazione: Via XX Settembre 79, 19121 La Spezia (SP) - Tel e Fax 0187/778147
C.F. 02447530581 - email: ciscs@edav.it