PAROLA E IMMAGINE, UN ARTICOLO DELLA
di GIAN LAURO ROSSI
Edav N: 354 - 2007
Il Padre gesuita Antonio Spadaro, sul numero 3764 del quindicinale Civiltà Cattolica, ha pubblicato un articolo dal titolo «Parola e Immagine - La letteratura al tempo dei media». Tale articolo, dopo una premessa che evidenzia la necessità «di aprire un campo di indagine oggi sempre piú impellente e interessante: il terreno della letteratura contaminata da musica, cinema e televisione è a sua volta contaminante.», conclude la premessa affermando che «in queste nostre pagine intendiamo aiutare il lettore ad aprire una finestra su un fenomeno in espansione, quello degli intrecci disparati dei linguaggi, facendo riferimento anche a qualche esempio piú classico e noto del recente passato che ne possa illuminare le radici.» Le considerazioni espresse, nel proseguo dell’articolo, tutto sommato, hanno aspetti condivisibili, anche se non suonano nuove per noi che abbiamo come riferimento la teoria della comunicazione elaborata e messa a punto, a suo tempo, da P. Taddei, lui pure gesuita (1), non piú tra di noi da oltre un anno.
Gli argomenti trattati nel sopraccitato studio del periodico Civiltà Cattolica sono: i Linguaggi, la Letteratura e Cinema, il Romanzo che diventa Film, il Film che diventa Romanzo, la Letteratura e Televisione.
L’autore con la frase finale dell’articolo sostiene che: «I media in genere hanno cambiato la modalità di lettura e di scrittura (2). Essi, anzi, stanno creando nuovi generi di espressione, influenzando l’immaginario e persino talvolta rimodellando le abitudini e i processi creativi. Si apre a questo punto un problema nuovo: i linguaggi fortemente sensoriali legati a visioni e suoni, che la scrittura riesce a rendere attraverso la sintassi, la metrica e gli altri strumenti propri, oggi acquistano sempre maggior terreno nella loro immediatezza. È come se il cammino dai linguaggi per immagini come i geroglifici, che lasciano piú spazio all’immagine, a quelli alfabetici, che invece lasciano piú spazio all’immaginazione, stia vertendo la rotta, verso modalità comunicative di forte impatto e di comprensione piú universali, al di là di grammatiche e traduzioni. Dove condurrà questa tensione, certamente piú tribale e primitiva, alla liberazione dall’autorità del testo?»(3).
Oltre ai volumi ricordati nella nota n.1, va aggiunto che P. Taddei già nel 1965/6/7 con i libri Lettura Strutturale del Film, Giudizio Critico dei Film e L’immagine oggi nella vita ebbe a trattare tali temi specifici della comunicazione audiovisiva, che poi in altre pubblicazioni sono stati approfonditi, in particolare attraverso la rivista Edav, come si è già visto. Dunque già all’epoca, si proponevano soluzioni al problema evidenziato da P. Spadaro, indicando una specifica Metodologia di «Educazione A l’immagine e CON l’Immagine» adatta proprio ad affrontare il complesso tema massmediale allora in fase imperante, e oggi quasi irrimediabilmente corrotto e compromesso anche per l’uso improprio di internet, la televisione interattiva ecc.. P. Taddei con il suo trattato del 1972 Mass Media e Libertà scriveva: «La comunicazione odierna tra gli uomini è fortemente sorretta, ma anche condizionata, dalle nuove tecniche capaci di riprodurre e di diffondere rapidamente ed in grande quantità, immagini e suoni. Nell’ambito di queste tecniche, i mass-media sono quelli che, oltre ad offrire una grande diffusione contemporanea ai propri messaggi costituiscono anche fatto semiologico autonomo a causa del linguaggio dell’immagine o linguaggio per contorni che essi usano per loro natura. (...). Il nostro corso di Teoria della Comunicazione vuol dare ragione di questa situazione reale e sconvolgente, ma spesso inconosciuta nella sua vera natura; e insieme indicare delle ipotesi o delle tesi di soluzione per liberazione dell’uomo contemporaneo da detta schiavitú.» Poi, nel trattato, si entra nel merito di queste questioni e delle problematiche sollevate da P. Spadaro nel finale del suo articolo.
Le domande che, a questo punto, viene spontaneo porsi sono:
• è possibile che P. Spadaro non conosca gli studi di P.Taddei, suo confratello piú anziano di lui, che ha vissuto una vita cercando e proponendo soluzioni intorno a questi temi?
• è possibile che conosca il lavoro di P. Taddei, ma non ne faccia uso perché lo ritiene inidoneo e non attuale? Perché allora non confutarlo? Ed eventualmente perché non entrare nel merito di questi argomenti e proporre soluzioni alternative?
• è possibile che lo abbia ignorato per ragioni diverse? Questa ipotesi ci amareggerebbe nel profondo, perché il P. Taddei, quando era tra noi, ha sempre manifestato un amore intenso e una commovente fedeltà per la sua Chiesa e per il suo Ordine dei Gesuiti; tutta la sua ricerca era fatta di questo amore per affermare la Verità di DIO.
Non sapendo dare risposta alle domande sopraesposte, un’associazione di idee mi rimanda a quello che ho letto recentemente sulla rivista Rinascimento, rivista dedicata a Don Luigi Sturzo, nella quale viene riportato un amaro sfogo espresso nel 1959 a Gabriele De Rosa (mentre parlava della DC e delle preoccupazioni, che esternava costantemente in articoli e libri, per il futuro del partito): «Pazienza, non mi hanno letto, né mi leggeranno! Mito dello Stato collettivo, mito del proletariato innocente portatore della verità, mito del benessere a basso prezzo; sono tutte bende, tutte bende pesanti; quando cadranno sarà un tonfo!».
E tonfo fu previsto e profetizzato per tempo. Non è che ci troviamo di fronte ad analogo atteggiamento sul tema della comunicazione massmediale? Ci auguriamo di no! E speriamo che la Compagnia di Gesú sappia valorizzare il grande e profetico lavoro di P. Nazareno Taddei SJ.
(1) Cfr. tra gli altri, di Nazareno Taddei sj i seguenti testi:
Trattato di teoria cinematografica – l’immagine, pp. 348, ed. i7, Milano, 1963;
Educazione all’immagine e con l’immagine: I massmedia; la comunicazione; comunicazione normale e comunicazione tecnica; il segno; l’immagine; contorni 1 e contorni 2; verità e deformazione, comunicazioni inavvertite e lettura, in videolibro lucidi per lavagna luminosa + tre guide, ed. CiSCS, Roma, 1973;
Educare con l’immagine, 2 voll. pp. 408, ed. CiSCS, Roma, 1976;
Dalla verità all’immagine, pp. 75, ed. CiSCS, Roma, 1979;
Dalla comunicazione alla lettura del film, pp. 226, ed. Edav, Roma, 1998;
Papa Wojtyla e la “nuova” cultura massmediale, pp. 128, ed. Edav, Roma, 2005.
Al proposito si rimanda a p. 12 «I nuovi linguaggi».
(2) Cfr. Luigi Zaffagnini, «Può la didattica ignorare la condizione comunicativa prodotta dall’immagine tecnica?», in Atti dell’Incontro-Convegno, «Scuola, Educazione e mentalità massmediale, 7-8 maggio 1988», pp. 144, ed. Edav, Roma, 1989.
L’autore, col metodo Taddei, commenta un passo di un elaborato di una studentessa di IV classe superiore.Cosí il passo: «Pavese, probabilmente vuole anche dire che per un individuo adulto e responsabile non esiste l’amicizia ed io, per quanto riguarda questo concetto, sono completamente contraria perché l’amicizia non ha età, deve essere spontanea, proprio come lo è un bambino e solo cosí riesce ad essere sincera». Cosí il commento: «(...) il MODO con cui l’allieva espone il suo pensiero (...); l’uso della “e”, della paratassi, l’avvicinamento di opinioni personali e di contesto letterario, messi sullo stesso piano, sono tutti elementi che inducono a credere in una assuefazione al processo di serialità e di iterazione nel significato, tipici del linguagio della immagine e trasposti mimeticamente in quello dei concetti. Se queste forme di seriazione sono (o erano) tollerabili in un ambito di espressione da scuola elementare o, al massimo di scuola media, non sono certamente accettabili in uno degli ultimi anni della scuola superiore a meno di non dare per scontato e ammissibile (ma anche questo è un effetto dei media) una progressiva semplificiazione del linguaggio dietro cui sta un altrettanto schematico assetto di struttura del pensiero. (...)». (p. 123)
(3) Gli influssi della moderna comunicazione tecnica e tecnologia sui processi d’apprendimento e soprattutto sulle strategie di apprendimento indotte, sono stati trattati, alla luce della metodologia del Taddei, dal compianto collaboratore del Ciscs Luciano Tagliavini in diversi studi tra cui «Intelligenza e Mass Media: tra Biologia e Semiologia»: 1° la prospettiva biologica, Edav n. 147-148, p. 12-13,20; 2° L’ambiente dei mass media: “Quantità” di “Consumo”, Edav n. 150, pp. 6-10; 3° L’ambiente dei mass media: “Qualità” della comunicazione, Edav n. 151, pp. 6-8,10.
Un passo: «(...) Alla nascita, i due emisferi [del cervello, ndr] non si differenziano ancora per specializzazioni funzionali; è solo all’apparire delle prime capacità linguistiche, grosso modo dopo i due anni, che i due emisferi cominciano a differenziarsi; ma se in questi anni, critici per lo sviluppo celebrale, il bambino massivamente sottoposto a stimoli di tipo visivo quali sono quelli dei mass media – non è forse ragionevole supporre uno sviluppo piú orientato al contornuale che non al concettuale? all’emotivo piú che al logico-razionale? Se si osservano i comportamenti delle nuove generazioni televisive, la risposta è affermativa. (...)» (Edav n, 150 pp. 9-10).
«Che fare? (...) fornire una educazione sistematica ai mass media. Educazione da farsi sulla base della “lettura strutturale” adattandola alle esigenze individuali (età, conoscenze. capacità, ecc.). È solo con la “lettura” che i mass media possono “interagire” positivamente col bambino, e non solo per gli aspetti cognitivi-intellettivi, bensí anche per lo sviluppo della cultura, dell’educazione e della conoscenza del mondo. I mass media se opportunamente sfruttati diventano ottima opportunità, ma solo a condizione che vengano “letti”, cioè che si sappia cogliere e distinguere “l’informazione materiale”, “l’informazione tematica”, e le “comunicazioni inavvertite”.» (Edav n 151, p.8)