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SMS ED E-MAIL: NUOVI ALFABETI, MA NON NUOVA CULTURA


di ANDREA FAGIOLI
Edav N: 355 - 2007

Con gli occhi bendati, in soli 45 secondi, un giovane neozelandese, il diciassettenne Elliot Nicholl, ha digitato sul proprio telefono cellulare una frase in inglese di 160 caratteri. Per la cronaca riguardava i pesci piranha: «The razor toothed piranhas of the genera serrasalmus and pygocentrus are the most ferocious freshwater fish in the world. In reality they seldom attack a human» (I piranha con i denti a rasoio dei generi Serrasalmus e Pygocentrus sono i piú feroci pesci d’acqua dolce del mondo. In realtà attaccano raramente l’uomo).

Elliot Nicholl è entrato cosí nel Guinness dei primati. Nessuno, al momento, è piú veloce di lui a scrivere i messaggini. «Mando in media 50 sms al giorno – ha raccontato il ragazzo alla tv neozelandese –: nella settimana che precedeva la gara mi sono allenato ogni giorno almeno per 20 minuti. So che potevo riuscirci, dovevo solo imparare a memoria questa frase complicata». Di sms, sia pure come pretesto, si occupa anche il recente film di Vincenzo Salemme giocando sul significato della sigla, SMS – SOTTO MENTITE SPOGLIE (si veda la lettura a pagina 22), e facendo partire il gioco degli equivoci da un «focoso» sms mandato alla persona sbagliata.

Tornando ai 160 caratteri digitati da Elliot, si tratta del limite massimo degli sms (anche se ora è possibile superarlo concatenandoli), che, comunque, costringe all’uso di parole mozze, abbreviazioni, formule alfanumeriche per trasmettere in pillole tutto quello che si vuole dire. Per i 40 milioni di messaggini che ogni giorno circolano in Italia si varia da un Tvb a volte rafforzato da un tvumdb o da un tvtrb per arrivare persino a un tat. Interrogativi: xché, o piú semplicemente x’. Risposte approssimative affidate a un +o-.Comunicazioni di appetito: 80 fame. Inviti a non mentire: 16 1 bugia.... Richieste: tel, risp. Indicazioni temporali: dom, pom, stas...

La sms generation (i ragazzi dai 12 ai 19 anni, ma non solo loro) si scambia messaggini a ritmi frenetici. Senza dimenticare le e-mail, la posta elettronica, con il suo campionario di baci e abbracci ([]), oppure di soli baci (:*), ma anche di arrabbiature (:II), depressioni (:[) e persino linguacce (:-p). Tutto all’insegna della velocità e dell’economia degli spazi. E come se non bastasse, accanto agli sms e alle e-mail, sono arrivati gli mms, che permettono di inviare foto, suoni e minivideoclip.

Cambia dunque il linguaggio? C’è un «nuovo modo di comunicare» e quindi una «nuova cultura»? Di questo argomento discussi, ai fini di un’intervista, con padre Nazareno Taddei nel febbraio del 2003 prendendo a prestito la terminologia a lui cara, quella della Redemptoris Missio di Giovanni Paolo II.

«Una terminologia – diceva Taddei – con valore scientifico». Emblematico l’articolo 37 dell’enciclica nel quale si parla di «nuova evangelizzazione» perché esiste una «nuova cultura», che «nasce, prima ancora che dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici».

«Ma i nuovi modi di comunicare dei giovani attraverso sms, e-mail, non mi sembra – spiegava in quell’occasione padre Taddei – che assurgano a ulteriore nuova cultura. Sono semplicemente, per un aspetto, nuove tecniche (non tecnologie) e soprattutto, per un altro aspetto, sono nuovi alfabeti, cioè nuovi linguaggi. Ma come cultura, essi fanno già parte della nuova cultura (sia pure con nuove modalità di linguaggio), che è la tipica cultura impostata sulla mentalità contornuale (dal concreto all’astratto) al posto di quella concettuale (dall’astratto al concreto). Come la vecchia cultura (concettuale) ha avuto le sue difficoltà al momento critico del passare dall’astratto al concreto (si pensi all’iconoclastia, cioè alla difficoltà di accettare che l’immagine potesse esprimere spiritualità, oppure il rifiuto dell’arte astratta da parte dei figurativi, o della musica dodecafonica da parte dei romantici), cosí la nuova cultura ha difficoltà al momento critico di passare dal concreto all’astratto. Cosí si prende la quantità per qualità, quello che appare per quello che è, il potere per servizio; il relativo per l’assoluto, il ciò che piace per il ciò che vale; il sesso per l’amore».

Ci si può chiedere se questa «nuova» mentalità vale o non vale, se si può correggere o migliorare? La risposta, per Taddei, era «che questa terza epoca della storia della comunicazione è già in atto e si deve accettare non solo forzatamente, bensí con animo aperto e fiducioso, perché anch’essa è piena di valori. Ma certo si dovrà lavorare (e forse penare) per far capire, da una parte, le nuove strade di evangelizzare e di conoscerle bene prima di utilizzarle adeguatamente; e, dall’altra, far capire a chi vive quella nuova cultura i rischi e gli errori che sta affrontando, anche perché ci sono forze organizzate (di business o di politica o di conquista) che sfruttano proprio questo nuovo tipo di mentalità per fare i propri affari. Come si spiega altrimenti che quel magistrale brano del Papa è pressoché ignorato anche in campo cattolico? E chi non mi dice di proposito? Non vorrei poi che si ripetesse quello ch’è avvenuto (mi riferisco al nostro mondo cattolico) all’avvento della tv, quando al suo apparire non si ascoltarono gli esperti che stavano affrontando su basi scientifiche il problema, affermando che era piú necessario il buon senso. Non vorrei cioè che di fronte a quelle nuove forme di comunicazione, ci si illudesse di dover inventare nuove teorie e nuove metodiche per far fronte al fenomeno, che, pur importante e complesso, è teoricamente semplice, anche se richiede altro studio ed esperienza per risolverlo sul piano pratico. Ma che sia sulla strada corretta».

Se dunque i nuovi linguaggi non portano ad una «nuova cultura» nel senso indicato dalla Redemptoris Missio, forse cambiano qualcosa nei rapporti interpersonali, nella vita di gruppo. Il «vecchio» faccia a faccia reale mette in gioco gestualità, distanze, abiti, movimenti... Nel contatto virtuale, invece, gli occhi non parlano piú, il sorriso non conta, nessuno si accorgerà se diventi rosso....

 


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