IL DIARIO DI UNA TATA
Regia: Shari Springer Berman, Robert Pulcini
Lettura del film di: Adelio Cola
Edav N: 355 - 2007
Titolo del film: IL DIARIO DI UNA TATA
Titolo originale: THE NANNY DIARIES
Cast: regia, scenegg.: Shari Springer Berman, Robert Pulcini sogg.: Emma McLaughlin, Nicola Kraus (dal loro romanzo omonimo) fotogr.: Terry Stacey mus.: Mark Suozzo mont.: Robert Pulcini scenogr.: Mark Ricker arredamento: Andrew Baseman cost.: Michael Wilkinson effetti: Harry Dorrington, Arman Matin, RhinoFX interpr. princ.: Scarlett Johansson (Annie Braddock), Laura Linney (Mrs. X), Paul Giamatti (Mr. X), Nicholas Reese Art (Grayer), Chris Evans (Harvard Hottie), Alicia Keys (Lynette), Nathan Corddry (Calvin), Brande Roderick (Tanya), Judith Roberts (Milicent), Alison Wright (Bridget) colore durata: 107 produz.: The Weinstein Company Llc, Filmcolony origine: USA. 2006 distrib.: 01 Distribution (30-11-2007)
Sceneggiatura: Shari Springer Berman, Robert Pulcini
Nazione: USA
Anno: 2006
Presentato: 64. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2007 - Fuori Concorso - Venezia Notte
La struttura del film vede al centro d’interesse del regista una giovane diplomata in antropologia, che vuol passare… dalla grammatica alla pratica.
L’introduzione presenta la protagonista, la quale, raggiunto il titolo accademico, cerca lavoro per «conoscere la vita reale». Lo trova, per strana coincidenza, come tata presso una famiglia locale (siamo negli U.S.A), completa di padre farfallone libertino, madre ingenua e svampita nella continua ricerca di aggiornamento del suo guardaroba e di un bimbo di 6 anni, vero «Pierino la peste».
Prima parte: difficoltà apparentemente insormontabili per l’ultima tata del diavoletto scatenato.
Seconda parte: il bambino si lascia addomesticare quando è preso dal suo verso: vuole giocare, divertirsi, essere coccolato, trattato, insomma, con la generosa condiscendenza pedagogica che «funziona» con i bambini normali che vivono, come non è il caso suo, in famiglie normali.
Conclusione: il bambino è affezionato particolarmente alla mamma. Quando i genitori lo «dimenticano», perché ognuno va per conto suo, egli rimpiange particolarmente la mamma. È, a sua volta, il momento per la tata di ritirarsi per non compromettere (e cosí competere) l’amore filiale, che da mesi era rivolto a lei.
Segue la superflua (inutile, perché già arrivata a destinazione!) lezioncina di positiva educazione matrimoniale, dedicata ai genitori con figli, presenti tra il pubblico.
Il film didascalico è ritagliato su misura per la bionda giovane star protagonista (bruna qui per l’occasione) che dimostra con sufficiente credibilità vari stati d’animo: felice, ansiosa, preoccupata, innamorata del bimbo, ma anche, in modo diverso!, d’un intraprendente giovanotto. Ella arriva a conclusioni degne d’una intelligente educatrice su suggerimento del suo buon senso che riflette sugli errori di molte coppie con le quali viene a contatto nel film.
Lo spettacolo si lascia seguire con simpatia e merita un positivo giudizio sulla tematica scelta e ben diretta dai suoi autori, ma «sa» tanto di artificialmente disegnato e ritagliato e confezionato su misura con intenzioni e sviluppi indirettamente esibiti e proposti fin dall’inizio. (Adelio Cola)