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LE GRAND RÔLE



Regia: Steve Suissa
Lettura del film di: Adelio Cola
Edav N: 355 - 2007
Titolo del film: LE GRAND RÔLE
Titolo originale: LE GRAND RÔLE
Cast: regia: Steve Suissa – sogg.: Daniel Goldenberg (tratto dal proprio libro) – scenegg.: Steve Suissa, Sophie Tepper, Daniel Cohen – fotogr.: Christophe Offenstein, Guillaume Schiffman – mus.: David Marouani – mont.: Monica Coleman – scenogr.: Éric Barboza – costumi: Aline Dupays – interpr. princ.: Stéphane Freiss (Maurice Kurtz), Berenice Bejo (Perla Kurtz), Peter Coyote (Rudolph Grichenberg), François Berléand (Benny Schwarz), Lionel Abelanski (Simon Laufer), Olivier Sitruk (Samy Rebbot), Laurent Bateau (Elie Weill), Rufus (sig. Silberman), Clément Sibony (Benoit), Mickael Sabah (Ben), Stéphan Guérin-Tillié (Edouard), Valerie Benguigui (Viviane) – colore – durata 89’ – produz.: Les Films De L’espoir, Egerie Productions – origine: BELGIO / FRANCIA, 2004 – distribuz.: SAP11 – IGUANA FILM (24-08-2007)
Sceneggiatura: Steve Suissa, Sophie Tepper, Daniel Cohen
Nazione: BELGIO, FRANCIA
Anno: 2004

Paris. Aujourd’hui.

Ci vengono subito presentati cinque adulti, amici «per la pelle». Tra di loro c’è il PROTAGONISTA del film, MAURICE. Sono tutti attori di professione, finora raramente scritturati da autori e da impresari. Sono ebrei. Li vediamo un paio di volte in sinagoga nel tempo della preghiera. Essi sono distratti, parlano sottovoce dei loro interessi e vengono rimproverati dai presenti. Maurice va con loro per amicizia, anche se, come sembra, non è né ebreo né praticante altra religione. Hanno una specie di anziano manager, che li dirige scattando come molla ad ogni loro osservazione.

Ecco, a sorpresa, il colpo di fortuna per Maurice. Si presenta, insieme a tanti altri concorrenti, per sottoporsi ad un provino. Un celebre regista americano cerca l’artista al quale affidare il ruolo di protagonista in una famosa commedia di Shakespeare che vuole mettere in scena. «Parla con me, suggerisce il regista a Maurice, non recitare le battute del testo!» La perfetta dizione d’un celebre monologo suscita l’entusiasmo del selezionatore e gli guadagna l’affidamento della parte principale dello spettacolo.

La felicità di Maurice e della sua giovane convivente Perla dura poco. La condivisione sincera della fortuna dell’amico da parte dei quattro inseparabili colleghi è sostituita dal profondo rammarico causato dal fatto che il ruolo di protagonista gli è stato soffiato da una famosa star.

Perla, che da qualche tempo si aggrappa a Maurice come l’edera all’albero, conserva dentro di sé un segreto. Ora il suo stato di salute non le permette piú di tacere. Le ultime analisi cliniche confermano i precedenti sospetti: «Ho il cancro!».

Motivo di coraggio era stata per lei la certezza del futuro successo dell’innamorato. Se ora venisse a conoscere lo scacco subito da Maurice, quale sarebbe la conseguenza per lei ammalata terminale? È l’interrogativo che tormenta i cinque amici. L’illusione della fortuna toccata a Maurice l’aveva resa felice e soddisfatta, pure nella certezza d’essere affetta d’un male inguaribile.

Nella drammatica circostanza rientrano in scena (il modo di dire è quanto mai opportuno!) i quattro amici di Maurice. Inscenano una finta conferma dell’amico nel grande ruolo che non ha piú, anzi che non ha mai avuto. La difficoltà maggiore è quella di riuscire a coinvolgere nel progetto il grande regista americano: egli dovrebbe affermare davanti all’ammalata di aver affidato a Maurice il ruolo di protagonista della sua commedia. I quattro (novelli moschettieri!) rapiscono il regista mentre esce dall’albergo e lo scongiurano di recitare quella parte per salvare l’illusione dell’ammalata. «Sono americano e non posso dire bugie»: è la battuta colma di scottante ironia che il regista mette in bocca al personaggio, che infine accetta.

La recita ideata dagli amici si svolge al capezzale di Perla, che sembra rivivere. Anche l’innamorato Maurice sta al gioco, anche se affranto e disperato.

Segue il finalino del film. I cinque, stretti amichevolmente tra di loro, s’allontanano ed in truka si licenziano dagli spettatori. 

Dal modo di raccontare la storia di Maurice risulta evidente che il regista ha voluto esaltare la prova d’amicizia offerta dai quattro colleghi del protagonista nella drammatica circostanza nella quale s’era venuto a trovare. La loro scelta non ha fatto guarire l’ammalata. Il film non ci dice se lei ha dato credito alla sceneggiata, oppure se l’ha accettata come ultimo gesto affettuoso del suo innamorato.

La risposta a questa domanda non interessava al regista: egli ha voluto soltanto mettere in evidenza il comportamento solidale degli amici nel momento della prova.

Se volessimo offrire un inutile consiglio tardivo allo sceneggiatore del film, potremmo avanzargli l’accusa di scarsa credibilità delle circostanze da lui immaginate. Tutto sarebbe stato maggiormente verosimile se i personaggi «amici per la pelle» li avesse presentati come ragazzi o adolescenti che partecipano ad un gioco di ruolo.

Non si vuole negare la possibilità che nella vita le prove d’amicizia esistano e si verifichino anche nell’età adulta. Certe manifestazioni illustrate dal regista, però, dirigendo i quattro amici adulti, sfiorano l’incredulità nella sceneggiata.

Non convincono, ad esempio, né il loro entusiasmo innocente e generoso, né la recita della commedia inscenata per amicizia, dopo aver curato la stampa di foto pubblicitarie sulla copertina di riviste del grande protagonista della commedia di Shakespeare (Maurice, naturalmente); né il rapimento del regista con le perorazioni per convincerlo, né l’accettazione di lui implorato dai quattro rapitori; meno che meno il riaccompagnamento in albergo del sequestrato, che tranquillizza la polizia («Maurice è mio amico!») che sta per arrestare tutti.

Sono espedienti di commedia ad intreccio con scambio di persona.

Altra circostanza inverosimile: Perla sta morendo in casa propria, e nel caso non c’è nulla di inverosimile. Non si sono mai visti però, prima, né medici né infermieri, né tanto meno ospedali o case di cura. Nel suo caso il film ci porta in medias res.

Alcune inquadrature oscillanti sembrano essere state eseguite con la macchina a spalla. 

L’interpretazione dei personaggi è credibile, se accettiamo le premesse sopra ricordate. Quella del protagonista è eccellente. (Sembra che la sua parte gli sia stata cucita addosso su misura).

L’altra, di Perla, è accettabile: le poche parole che dice e le rare azioni che compie sul set nelle brevi inquadrature che la riguardano, la limitano alla funzione quasi di comparsa.

La sua partecipazione al racconto è però fondamentale, anche se di ridotto peso strutturale.

La presenza dei quattro amici di Maurice è sempre funzionale alle reazioni del protagonista ed alla relativa evoluzione psicologica.

Rilevo una caratteristica del parlato con doppia valenza di pregio e di difetto.

Talvolta Maurice ed amici parlottano sottovoce da soli e tra di loro, sussurrano parole a fior di labbra: è un difetto, perché non si sente bene quello che dicono; eppure dal contesto si capisce ugualmente il significato del soliloquio e del dialogo. Sotto tale profilo è un pregio.

Il modo di agire e di muoversi degli interpreti sul set è conforme a quello di molti grandi attori francesi: si spostano a scatti. I nostri bravi doppiatori italiani hanno riprodotto e rispettato anche lo stesso modo di esprimersi a parole.  

Il film ha andamento di commedia drammatica, divisa nelle seguenti parti strutturali. 

INTRODUZIONE con la presentazione dei cinque personaggi trentenni, ben personalizzati, specialmente il protagonista, che vediamo un poco piú avanti negli anni dei quattro amici.

PRIMA PARTE: Maurice interpreta un provino e declama un famoso monologo shakespeariano. Ottiene finalmente le grand role della sua lunga carriera.

SECONDA PARTE: reazione di Maurice dopo aver perduto il suo ruolo. Stato di salute di Perla. Reazione dei quattro amici. Sceneggiata con il grande regista americano di fronte a Perla ammalata.

Nel film abbiamo la presentazione di due personaggi, ognuno con un segreto da tenere, fin che è possibile, … segreto: Perla il suo stato di salute, anzi di malattia; Maurice la perdita del suo grand role. Lei conserva, fin che può, il suo segreto ma poi lo confida all’innamorato con sincerità e fiducia nella sua fedeltà; egli lo tiene per sé, finge per non deluderla e farla maggiormente soffrire.

La sceneggiatura del film è ideata con tante buone intenzioni, ma è poco accettabile sotto il profilo della credibilità.

Sono lodevoli i due Evviva intonati dal regista: «W L’AMORE E W L’AMICIZIA!» (è l’IDEA CENTRALE DEL FILM), ma essi sarebbero maggiormente accettabili se i personaggi del film fossero ragazzi o adolescenti.

Al regista importava accentuare i due «W W»: il resto è tutto secondario.

La sua bella storia risulta forzata nei modi di realizzazione.

È la storia di MAURICE, maturo attore di professione, il quale, dopo aver ottenuto finalmente nella sua carriera teatrale le grand role come protagonista in una celebre commedia, rendendo cosí felice la sua donna ammalata terminale, dopo aver perduto l’ingaggio DECIDE di accettare l’iniziativa solidale dei suoi quattro inseparabili amici di inscenare la finta vittoria del concorso indetto per la scelta del protagonista e di non svelare la verità all’innamorata per non farla soffrire maggiormente. 

L’esaltazione della sincera amicizia, dimostrata autentica e disinteressata nei momenti di difficoltà, e dell’amore fedele in circostanze tragiche, che impongono anche scelte difficili e problematiche, sono esempi di positivi valori offerti agli spettatori d’ogni età. (Adelio Cola)

 


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