LE MULTINAZIONALI E LA CAMPAGNA CONTRO BERLUSCONI
di NAZARENO TADDEI
Edav N: 263 - 1998
Non so se Berlusconi faccia bene o male, se sia o non sia colpevole. È però ormai evidente che, in questo momento, complotto o combutta che dir si voglia, tutto si gioca contro di lui. «Piove? Berlusca ladro!» Perché?
La cosa è un po’ piú complessa o contorta di quello che sembra a prima vista o si vuol far credere; ma val la pena di tentare per capirci qualcosina (fin quanto possibile) per sapere la vera situazione in cui ci troviamo a pagare di tasca nostra.
a) Il quotidiano «La Stampa» del 14.07.98 (prima che cambiasse il direttore), parla della famosa Commissione parlamentare su Tangentopoli, a firma Rapisarda: «Il problema nasce dal fatto che Berlusconi vorrebbe di piú: demolire la magistratura che ha indagato sui corrotti. (…) “Ora basta! — firma Fabio Mussi tra gli altri — Basta con gli appelli di Berlusconi e dei suoi alleati contro i giudici. Ha possibilità di interporre appello e non può tentare di sollevare la gente contro le sentenze che lo riguardano.»
Eppure, Berlusconi aveva detto e ripetuto (tutti l’abbiamo sentito in tv) che non rifiutava di essere processato in tribunale, bensí chiedeva — diritto costituzionale di ogni cittadino — di non essere giudicato da quei tribunali che per legittima suspicione non offrivano garanzie di oggettività.
Quindi, «La Stampa» mente, sapendo di mentire.
b) Qualche giorno dopo, appare in una specie di finestrella de «La Stampa» un trafiletto dove si dice che Agnelli è contrario a tante cose, compresa la Commissione parlamentare su Tangentopoli: proprio le cose che Berlusconi ha detto o proposto in quei giorni.
c) Si sa che Agnelli appartiene da sempre alle multinazionali; ed egli è il padrone de «La Stampa». Pare poi che Berlusconi non se la intenda troppo con le multinazionali o almeno con alcune di esse.
A questo punto, pare si debba logicamente concludere che adesso sappiamo il «perché» «La Stampa» mente sapendo di mentire, quando si tratta di Berlusconi. Chissà se a torto o a ragione; certo è che mente.
Ma nasce un interrogativo: e se la cosa non si fermasse qui?
d) Romano Prodi, in un suo discorso alla Camera come capo del Governo — non si sa con quale rispetto del suo ruolo oltre che della verità — accusa Berlusconi di volersi sottrarre «non solo alla magistratura milanese, non solo a tutta la magistratura inquirente, anzi a tutta la magistratura, ma non solo alla magistratura italiana, bensí anche a quella internazionale, come p.e. la spagnola».
A quelle parole, Berlusconi grida in aula: «Lei mente, sapendo di mentire!» e non possiamo dargli torto; ma l’interrogativo si fa piú forte.
e) L’Europa che volevano Aldo Moro ed Enrico Berlinguer non è quella di Maastricht: non a caso uno è morto ammazzato e l’altro di infarto. E il muro di Berlino è cascato. La differenza è che quell’Europa doveva essere «equidistante» sia da Mosca sia da Washington; questa Europa, invece, è «Vodka-Cola».
f) I criteri della ex(?) scuola di Mosca: «Se vuoi essere arrogante o antidemocratico, accusa di arroganza o di antidemocrazia il tuo avversario» (cfr. «Edav» n° 14,1974) da Vodka è passata a Cola.
Infatti, p.e., alla crisi del governo Prodi, a chi chiedeva logicamente nuove elezioni, essendo cambiati gli schieramenti definiti dalle passate elezioni, si è risposto a chiare voci: «No, perché altrimenti vince il centro-destra!». W la democrazia… sovietica!…
Concludiamo con un forte sospetto: non sarà che i nostri politici sono burattini in mano a qualcuno? L’Italia è già venduta (e allora si capisce anche l’accanimento contro Berlusconi); ma occorre comperare anche gli italiani, che non s’inquadrano facilmente; quindi, «confusione mentale» eliminando i veritieri punti di riferimento, cioè una mentalità cristiana (che non è il rispetto formale per la Chiesa).
Nel frattempo, grandi prove per decidere chi dovrà essere il nuovo… padrone del vapore. Prodi è già bruciato: ha già fatto la sua parte. Ora è la volta di D’Alema. Poi si vedrà.