BERLUSCONI, PRODI, I MASS MEDIA E LE MULTINAZIONALI DEL POTERE
di NAZARENO TADDEI
Edav N: 228 - 1995
Un bel giorno, uno — il grosso imprenditore Silvio Berlusconi — dice che scende in politica. Ha un impero economico, televisioni, un esercito organizzato da tempo e dopo pochi mesi è capo del Governo. Ma lo fanno fuori in fretta (pur in attesa, dice lui, del rientro).
Un altro bel giorno, un altro — il prof. Romano Prodi — dice che scende in politica e che si mette a capo di un centro-sinistra proprio contro quel Berlusconi che s'era messo a capo del centro-destra e che è già stato fatto fuori. Prodi non ha impero economico, non ha televisioni, non ha un esercito alle spalle. Prende come emblema l'ulivo della pace, ma getta uno scompiglio feroce in una politica già ferocemente scompigliata.
Ma il pensiero è sbagliato in pieno. Questo è il problema: Romano Prodi non è un pazzo e nemmeno sembra impazzito ora; famoso e seguito professore d'università, ha avuto posti di responsabilità pubbliche notevoli; è cattolico convinto e pare che nessuno gli possa rimproverare d'aver approfittato di quei posti per farsi attaccare soldi alle mani. Quindi, come possibilità economiche, forse solo qualcosa di piú , sia pur abbondante, d'uno stipendio universitario. Che poi non sia impazzito, lo fa pensare le molte adesioni, anche autorevoli (se l'autorità si confonde col potere), ricevute.
Il chiedersi, allora, «Come mai?» è d'obbligo.
Il PPI, almeno in quel momento, non lo vuole; il Vaticano pare che non l'appoggi (nemmeno il suo card. Ruini): solo qualche autorevole personaggio ecclesiastico pare lo benedica e certamente lo sollecita il vecchio monaco Dossetti, forse suo padre spirituale anche politico; Scalfaro ovviamente gongola, ma all'esterno non lo fa capire troppo e incalza sempre piú:— a ragione o a torto — i suoi attacchi a Berlusconi. Il PDS, orfano di Mosca e alla disperata ricerca di un nuovo sponsor, invece lo osanna.
Ma per un uomo navigato e prudente come Romano Prodi, certamente non bastano le benedizioni di Dossetti e di Scalfaro e di qualche altro pur autorevole personaggio; tanto meno basta l'osanna dell'ambiguo D'Alema. Il consenso popolare — basato molto, pare, sul personaggio folkloristico in tuta e bicicletta, ben provocato dai media — non c'è ancora (gli inizi del viaggio in pullman delle Cento-Città-d'Italia pare non siano travolgenti) e non si può pensare che un Prodi, emiliano di quella sorte, si accontenti di quello che non c'è ancora.
E allora? Fa pensare l'interesse — vien voglia di dire: certamente insufflato perché troppo sproporzionato — che i mass media gli hanno immediatamente rivolto: quegli stessi media, si noti bene, che hanno sempre attaccato Berlusconi al governo, dal momento che lui s'è presentato come il leader anti-Berlusconi. Fa pensare che anche i media esteri si siano subito uniti a quell'interesse, quando addirittura non l'abbiano preceduto. Fa pensare l'appoggio degli industriali, (particolarmente Agnelli, De Benedetti & Co), delle multinazionali e tutti quei personaggi del potere economico, soprattutto esteri, con i quali il prof. Prodi ha avuto a che fare nelle sue varie incombenze pubbliche. Un mondo, che certamente può supplire l'impero economico, le televisioni, la fabbrica di seguaci o, meglio, votanti, che Prodi non ha.
E allora potrebbe farsi strada il solito sospetto: ancora una volta, che siano loro, le multinazionali, a comandare per la conquista intera dell'Italia? Ovviamente per liberare l'Italia dal fascimo di Fini e di Berlusconi. E pensando all'ieri del comunismo…qualcuno ci potrebbe cascare. O viceversa.