Ciscs


Edav.it



LOGIN ABBONATI

Cerca negli articoli


   
Il portale di studi sulla comunicazione del CiSCS
Centro Internazionale dello Spettacolo e della Comunicazione Sociale
   



Visualizza tutte le notizie:



 

LOGICA MINOR (1a puntata)


di NAZARENO TADDEI
Edav N: 296 - 2002

Da molto tempo sentivo il problema della «parola», usata in certo modo, come potere nella società odierna, anche prescindendo dall’immagine, che sembra — e in parte è — la nuova arma del potere.

La «parola» è usata spesso per imbrogliare piú che per comunicare verità e/o pensiero.

La scienza (1) che presiede l’uso della parola in funzione di verità è la «Logica» (lo¢goz, logikh¢, epi­sth¢­mh): è la prima e seconda parte della «filosofia» (da filoz [amore] e zofia [sapienza]).

La filosofia classica o aristotelico-tomistica è «scientia rerum ratione humana conoscibilium per causas vel rationes ultimas naturali lumine comparata (la scienza delle cose conoscibili dalla ragione umana attraverso le loro cause (2), ovvero le ragioni (rationes) (3) ultime abbordabili entro i limiti della luce naturale). Con ciò stesso si dichiara, p.e., che la metafisica non può dir nulla p.e. dei misteri cristiani o anche della fede (virtú teologale) che sono oggetto d’un’altra scienza che è la teologia.

La «Logica» si divide in «minor» e «major». La «minor» è la prima parte della filosofia e si occupa delle tre operazioni della mente umana: l’idea, il giudizio, il raziocinio (sil­logismo o argomentazione).

La «major», detta anche «cri­te­rio­logia» si occupa della verità e della certezza.

In questa sede ci occupiamo della «Logica minor», cioè della tecnica (chiamiamola cosí) per usare correttamente della «parola» in funzione di comunica­zio­ne, ma anche per accorgersi quando l’uso non è corretto. 

La spinta decisiva a scrivere qualcosa mi è venuta assistendo alla puntata di Porta a Porta del 19 novembre us.

 Non considero direttamente la trasmissione, né il cattivo gusto (a mio parere) di sfruttare il dolore per fare spettacolo: nella fattispecie, quello della madre della giornalista Maria Grazia Cutuli, uccisa in Afgha­nistan proprio quel mattino; e, questo, nonostante l’evidente emozione sincera di Vespa nell’ascoltarla (fig. 1); e non mi sof­fer­mo né sullo sfizio e­rotico di chia­mare qualche donna di lus­so a in­ter­lo­quire in una sede troppo lontana dai suoi pregi, né sull’errore di porre contemporaneamente piú sorgenti di comunicazione; errore peraltro già osservato e denunciato in altri momenti televisivi (fig. 2).

In tal modo, le comunicazioni creano confusione mentale circa l’argomento di base, disturbandosi o addirittura elidendosi a vicenda.

E in proposito notare l’insistenza del regista della trasmissione, almeno in questo caso, nel far vedere continuamente sullo schermo centrale l’immagine di Fassino trionfante al Congresso di Pesaro. L’esempio avvalora l’accennata azione di disturbo; ma insinua anche, nel contempo, l’intenzione del regista di favorire Fassino presso il pubblico di Porta a Porta: nella confusione do­vuta alla molteplicità delle fonti di comunicazione, certo rimane quella d’un uomo simpaticamente in maniche di camicia che solleva le braccia in segno di vittoria e di buon auspicio (fig. 3)

Per quanto buono a sapersi, sono comunque problemi dell’immagine televisiva. Qui invece mi interesso de­l­l’uso della «parola» in funzione di comunicazione. Quindi non mi interesso minimamente dei contenuti né culturale, né scien­tifico, né ideologico, né politico, né religioso o altro.

Per l’uso della «parola» non ho potuto non notare l’on. Fassino. Direi: alta scuola della «parola», come arma di… conquista del pubblico: una vera «capta­tio bene­vo­lentiae», per chiarezza di eloquio e sintesi di pensiero.

Anzitutto capacità di distinguere sul significato delle parole (esempio in fig. 4).

Alla base, si sente il principio classico «qui bene distinguit bene docet (chi ben distingue bene insegna), che però non so quanto uno possa conoscere se non l’ha in qualche modo appreso.

Difficile credere che sia solo istinto o bravura naturale; certo molto aiuta il timbro e il tono della voce, l’espressione del viso e dei gesti, doni certo naturali e in lui certo molto suasivi (fig. 5), ma probabilmente e­ducati e, almeno un po’,a iutati anche dal maquillage.

Ma, alle spalle, (a mio avviso) c’è una Scuola, che pare proprio quella di Mosca d’un tempo (4). Essa però, per quanto mi consta, è stata frequentata da D’Alema, altro formidabile ar­go­mentatore, e non da Fas­sino, col quale D’Alema però pare che il Nostro sia tutt’altro che in disaccordo.  

Ma non è solo capacità di distinguere e di precisare i significati: Fas­sino sa ben usare il senso delle parole in funzione di comunicazione.

P.e. per rispondere a Pirani che accusa la dirigenza DS di confusione («voi andate a Taranto a salutare la flotta che parte, i no-global [che pure condividete] vanno a Taranto a sollecitare la diserzione»), egli risponde praticamente sviando il discorso, pur non sembrando: «Noi le nostre responsabilità ce le siamo assunte. [ed è il punto d’aggancio ndr) Di fronte a quello che è successo l’11 settembre [e siamo già fuori del tema di partenza ndr;] abbiamo; detto chiaramente: 1° la guerra non è cominciata con i bombardamenti americani in Af­gha­nistan (…); 2° la lotta al terrorismo costituisce una priorità assoluta della comunità internazionale (…); {3°] questo vale anche per l’Italia. Quindi noi non abbiamo equivoci [tutte cose vere ndr]; quin­di l’unica cosa che non ci si può rimproverare è qualche dubbio o qualche ambiguità: se mai ci si può rimproverare che una parte dei nostri ex elettori o assistiti ci rimprovera adesso questa nostra nettezza. [perorazione in proprio favore, che sostituisce la risposta ndr]»

E quando Marcello Veneziani afferma: «Resta però il problema che la base elettorale del Suo partito è piú a sinistra del vertice», lo interrompe [!?! ndr] e dice: «Intan­to… che sia di sinistra non lo so, perché considero di sinistra battere il ter­rorismo, piuttosto che tollerarlo…» [cosa vera se non si attribuisce solo alla sinistra, ma non ad rem in forza di quel dubbio se sia di sinistra ndr] e a lui che sus­sume: «Gli uo­­mini di Cos­sutta sono alla vostra sini­stra»,­ ancora gli si so­vrappone [!?! ndr]: «Quel­la è un’altra cosa. Lei ha capito… Comunque… Invece il rapporto col movi­mento… [risposta circa i no-global] Distinguiamo anche qui… Un conto è vedere che ci sono dei giovani che manifestano e cercare di capire che cosa li muove; altra cosa poi è aderire alle parole dette in quel momento. Sono due cose ben diverse…» [idem come sopra ndr]

A ben vedere, dunque, Fassino non ha risposto ai suoi in­terlocutori; ha di fatto cambiato discorso, ma sempre giocando su una o piú loro parole: con Pirani è scivolato sull’argomento, appoggiandosi al termine «confusione», mentre la domanda era circa il fatto, diciamo, delle almeno due anime del partito ed egli, oltre a quanto già accennato, dice che non c’è da meravigliarsi e approfitta per dare un’idea estremamente liberale e, diciamo pu­re, simpatica del suo partito; ma come fai a contestarlo? Quando parla, sembra sempre che abbia ragione lui, proprio come D’Alema.

Fatto sta che dopo le sue risposte, l’interlocutore se ne sta zitto come Pirani; ma quando Veneziani pare non darsi per vinto, Fassino — ultima ratio (o sponda) — interrompe o alza la voce per so­vrap­porsi a quella dell’avversario. 

Ma che Fassino usi l’arte della Logica al punto da saperne violare le regole senza farsene accorgere (ovviamente da chi di «Logica», come tecnica del pensiero forse non ha mai sentito parlare), lo si capisce chiaramente dall’intervento, che direi irruente tanto sono stati inutili i tentativi di inter­rom­perlo, quando ha attaccato direttamente Ber­lusconi sulla giustizia.

Fassino afferma: «1° Se qualcuno pen­sa che questo governo non è legittimo sbaglia e comunque non è la posizione di tutti i democratici di sinistra» [ed è la captatio benevolentiae, ndr]. (…) 2° Un governo legittimo, però, non significa un governo che non sbaglia [ed è un mettere le mani avanti: una specie di «premessa» — la cosiddetta «maggiore», come vedremo — che non si può discutere ndr]. Sono due cose diverse; e io penso che la linea che il Presidente del Consiglio e, in generale, questo governo ha sulla giustizia è una linea sbagliata [ma non dice il perché, ma se ne sente dispensato dal momento di quel «io penso»; e questa è la cosiddetta «minore», viziosa (5), che contiene il virus, ndr], che rischia di produrre delle gravi lesioni proprio nel tessuto istituzionale del Paese [al posto dei motivi dello sbaglio dell’avversario, si portano le conseguenze dello sbaglio eventuale, attribuendoglile ndr]. Un Presidente del Consiglio non può [ed ecco la «conclusione» di questo primo sillogismo, che è erronea, dato il «vizio» della minore ndr], come ha fatto Berlusconi in Spa­gna, dichiarare quelle cose contro i magistrati. Può pensarlo perfino come cittadino, perché ciascun cittadino ha diritto di pensare quello che vuole; ma il Presidente del Consiglio [comincia una specie di secondo sillogismo, di cui si premette la conclusione ndr] non può attaccare la magistratura in quel modo. Non può un sottosegretario dire che bisogna arrestare i magistrati sem­pli­cemente perché lui non condivide la decisione che hanno preso [ma è andata proprio cosí? ndr]. Queste sono cose gravissime [Tutto vero, senonché non sono attribuibili all’avversario, per quel vizietto di forme circa la «minore» ndr]. La magistratura non è un organismo indiscutibile, intendiamoci bene! [sempre captatio benevolentiae ndr] Poi… noi parliamo sempre della magistratura, no? Poi ci sono i magistrati in carne ed ossa; poi ci sono quelli bravi e quelli meno bravi (…). Però, detto questo, non si tratta mica di dire … qualsiasi cosa la magistratura… qualsiasi cosa un magistrato faccia è intoccabile; no! poi bisogna vedere nel merito quello che uno fa (…) [idem ndr]; però quello che non è possibile è crea­re nel Paese un clima che mette sotto accusa la ma­gistratura e i magistrati e che induce nel cittadino un pregiudizio, un sospetto, perché in questo modo si lede qualcosa di profondo, perché se si introduce nella gente l’idea che della magistratura non ci si può fidare, beh! s’è fatto un vulnus mica di poco conto… (…) Inaccettabile (…) Non accetteremo mai e consideriamo sia grave ogni tentativo di ridurre l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, che è sancita anche dalla Costituzione.»

Come di vede: è quasi un capolavoro di logica contro la logica: certo è vero che fare tutte quelle cose contro la magistratura è cosa abominevole, anche a prescindere dalla Costituzione; ma chi è che lo vuole? Ber­lu­sconi e il suo governo, dice Fassino. E co­me fa a dirlo? Con un altro vizietto di forma; confondendo cioè, ad arte, «la ma­gi­stratura» e «alcuni magistrati»: è, co­me vedremo a suo tempo, il problema del 4° elemento.

In forza di quel vi­zietto di forma, si può enunciare il sofisma (6): Ber­lu­sconi attacca alcuni magistrati, quindi attacca la magistratura. Ma attaccare la magistratura è produrre lesioni nel tessuto istituzionale ecc. ecc.; quindi Ber­lu­sconi e il suo governo ledono il tessuto istituzionale ecc. ecc..

Fassino però ha detto che magistrati e magistratura non sono in­toc­cabili, «purché si veda nel merito» ecc.; ma perché non vale per il governo? Per il solito vizietto di forma: per questo avversario non si è andato a vedere nel merito, perché già condannato a priori.

Il sofisma è impostato su un errore che viola la legge (come vedremo) del sillogismo. È sempre errore; ma quand’è voluto è men­zogna. 

Quello di Fassino è un bellissimo esempio: o per istinto o per scuola egli sa usare la «Lo­gica» e relativa «Meto­do­logia della comunicazione».

Per imparare a usare Logica e Metodologia, ma anche per imparare a difendersi dai sofismi, ho sentito l’opportunità di trattare di questa scienza, che avevo studiato all’A­loi­sianum dei PP. Gesuiti molti e molti anni fa, ma ormai pressoché dimenticata in Italia, che pure è stata, con i Greci, la sua terra d’origine.

Ed eccoci dunque al nostro lavoro. Agli inizi non sarà proprio una passeggiata; ma un po’ alla volta ci si accorgerà di quanto sia utile, se non proprio piacevole.

La «logica»è la scienza e l’arte di ben giudicare e ragionare; cioè di guidare la ragione a operare senza er­rori.»

È scienza, perché non solo dà nudi concetti, bensí li dimostra nelle loro cause.

È arte (recta ratio facitibilium = retto criterio di fare le cose che si devono fare), perché offre i criteri e le norme per ben raziocinare.

La Logica si distingue dalla «Pedagogia», perché si occupa solo delle operazioni intellettive e della correttezza dei loro procedimenti razionali; mentre la Pe­dagogia si occupa di tutte le facoltà dell’uomo e si serve di quei procedimenti razionali a scopo informativo, cosí come si serve anche di altre discipline quali la Psicologia e l’Etica, per formare tutto l’uomo. 

E veniamo alla «Logica minor».

La Logica minor» si divide dalla «Critica» (Logica major) perché si occupa — quasi tecnica — della conformità dei processi mentali alle regole che vi presiedono, mentre la Cri­tica si occupa della conformità alla verità raggiunta da quegli stessi processi. La Logica bada alle norme del sillogismo, che vanno a­dot­tate se si vuole che il ragionamento (sillo­gi­smo) sia corretto, «in forma», quindi valido; mentre la Critica bada se e co­me quelle norme portano alla verità.

Le operazioni della mente, infatti, possono essere corrette secondo la forma (ed è la Logica), ma possono non essere vere (ed è la Critica). P.e. il sillogismo «Ogni uomo è dotato di ragione. Ma il leone è un uomo. Quindi il leone è dotato di ragione»: per la Logica il sillogismo fila, perché sono rispettate le regole (Maggiore, Minore, Conclusione con le loro regole); ma per la Critica quel ragionamento non è valido, perché la Minore non è secondo verità.

Invece quest’altro sillogismo: Tutti gli aerei sono macchine. La lavatrice è una macchina. Quindi la lavatrice è un aereo» non viene accettato dalla Logica, perché c’è il solito errore del 4° elemento; e la Critica, mentre accetta la verità dei singoli elementi, non può accettare l’errore del procedimento, che non produce verità;

Come già accennato, la «Logica minor» si occupa delle tre operazioni fondamentali della mente umana:

1ª  L’identificazione concettuale è il frutto della apprensione, o percezione, cioè quell’operazione intellettiva con la quale l’intelletto umano coglie l’essenza delle cose (tavolo, libro, pianta, leone, uomo, donna, ecc.); coglie cioè quello che le cose sono.

Il frutto o il termine dell’apprensione è il concetto, che si può dire anche «nozione» o «species expres­sa» o «verbum mentis (parola della mente)» o anche «idea», intesa però non nel senso degli antichi.

2ª Il giudizio nella sua natura e nelle sue caratteristiche o proprietà è un enunciato che afferma o nega qualcosa di qualcuno o di qualco­s’altro (p.e. «Carlo è innocente» o «colpevole»; «Questa zuppa è buona»; «é migliore di quella di ieri»)

3ª Il «raziocinio» o «sillogismo» Sarà il punto sul quale ci soffermere­mo maggiormente, per la varietà dei casi e perché è la vera tecnica. 

Ma anche la prima e la seconda operazione hanno la loro importanza (co­me si vedrà) non solo per abituarci a un linguaggio che è necessario cono­scere e a una mentalità nella quale occorre entrare per impossessarsi con­venientemente della tecnica del ragionamento; bensí anche per gli aspetti concreti, relativi alla natura della parola e dellsua struttura o costruzione di parole, sia per usarla convenientemente nelle nostre esposizioni, sia per non lasciarci imbrogliare dalle parole (Nazareno Taddei sj) segue

 

NOTE:

1) «Scienza» è «conoscenza certa attraversi le cause», esclude il timore di sbagliare, quindi il dubbio e l’opinione.

2) «Causa» è «ciò che in qualsiasi modo concorre a produrre qualcosa». Può essere: efficiente, finale, materiale, formale.

3) «Ragione (ratio)» è «tutto ciò che si capisce o si può capire perché una cosa sia».

4) Ne ho riferito in «Edav» n° 14, nov. 1974, pag. 225

5) In «Logica» si chiama «vizio» o «vizioso»il procedimento erroneo, che viola le leggi della logica (sillogismo).

6) «Sofisma» = argomentazione falsata con apparenza di verità.

 


RSSFacebookGoogleYoutubeSkypeEmail

Iscriviti alla newsletter
sarai aggiornato sulle nostre attività
Nome
E-mail

È il momento del
5 per millle... sostienici!!!

C.F. 02447530581


SPECIALE ASTA
Vendiamo all'asta
due fantastici cimeli della
storia del cinema.

Un'occasione imperdibile per tutti gli appassionati e i collezionisti


"La moviola"
"La poltrona di Fellini"

   
   
    Direzione: Via Giolitti 208, 00185 Roma (RM) - Tel e Fax 06/7027212
Redazione e Amministrazione: Via XX Settembre 79, 19121 La Spezia (SP) - Tel e Fax 0187/778147
C.F. 02447530581 - email: ciscs@edav.it