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BERLUSCONI, BIAGI E SANTORO. Editti bulgari e libertà d'informazione


di NAZARENO TADDEI
Edav N: 299 - 2002

La libertà d’infor­ma­zione è sacrosanta, benché non sia valore assoluto né moralmente, né civilmente: prima infatti viene il «dovere di verità e di giustizia, ma anche di carità nella libertà» (Giovanni XXIII).

Comunque, libertà d’informazione non può voler dire libertà d’ingiuriare, di calunniare, di creare confusione mentale nel pubblico, tanto meno disobbe­dienza ed e­versione civile. E l’ingiuria e la menzogna non possono essere strumento di lotta politica.

Dalla Bulgaria, Berlusconi non so se abbia fatto bene o male a scegliere quel posto e quel modo per dire quello che ha detto; però egli ha detto una cosa vera: Enzo Biagi, Santoro e Lut­­tazzi sono stati e continuano a essere set­tari e hanno fatto uso «criminoso» della tv. Di fatto essi, in maniere diverse, come minimo, non hanno rispet­tato a suo tempo la legge della par condicio, hanno avvallato calunnie; Santoro risponde che il capo del governo è un «vigliacco che abusa del potere contro chi non ce l’ha» e Biagi, con maggiore eleganza, si chiede quale crimine può aver commesso: «stupro, rapina, assassinio»?

Ma calunniare e tentare l’eversione, che chiamano opposizione, sono crimini al pari di quelli, sebbene di natura diversa dello stupro e dell’assassinio.

Ed ecco l’informazione che ci dà «Avvenire»:

Forse per limitarsi all’informazione, «Avvenire» riporta e non commenta il pensiero di Bal­dassarre; ma questo suo modo di informare (v. figura) è già commento, perché fa propria la posizione (presunta) del nuovo presidente della Rai, che sembra in contrasto col Presidente del Consiglio.

Anzitutto, si dà per vera l’affermazione di Baldassare (che potrebbe anche essere solo parole strappate dal contesto) e circa l’affermazione di Berlusconi si dà per scontato che sia riprovevole, confondendone la veridicità con la sua eventuale inopportunità: una posizione gros­solana contro verità e giustizia d’informazione.

Il che fa supporre un uso settario dell’informazione stessa:  quel titolo infatti sembra «informare» che Baldassarre si mette contro Berlusconi squalificando quanto ha detto, senza specificare se la critica è alla veridicità o all’eventuale inopportunità, senza una parola che faccia chiarezza.

Qualunque sia la sua posizione ideologica, il quo­tidiano dei vescovi d’Italia deve pur considerare che il rispetto della verità anche nell’informazione è uno dei principi fondamentali della morale cristiana.

Non si può quindi permettere che i buoni cristiani non siano avvertiti dei pericoli morali (e non tanto politici) che sottostanno a certe odierne prese di posizione sui mass media.

È ovvio il dovere dell’informazione cristiana, ben al di là delle singole interpretazione politiche (e partitiche) dei fatti e degli schieramenti; ma pare di intravedere la solita indecorosa frecciata sinistra.

 


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