BERLUSCONI E LE SVISTE DI ENZO BIAGI
di NAZARENO TADDEI
Edav N: 311 - 2003
Nel n° 23 (5 giugno us) di «Sette», supplemento al «Corriere della Sera», Enzo Biagi, nella sua rubrica settimanale «Diciamoci tutto», vistosamente titolate (v. foto), scrive: «Appena al potere, [Berlusconi] a dimostrazione di singolari qualità di organizzatore e anche di capo, aveva provveduto a sistemare alcune fastidiose pendenze o interessi personali: tassa di successione, rientro dei capitali dall’estero, revisione del falso in bilancio, legge sulle rogatorie da considerarsi peccati veniali.»
Berlusconi, nel suo intervento a Porta a Porta, ha risposto — penso definitivamente sul piano logico e di storia — alle panzanelle messe in giro fin dagli inizi dalle sinistre dell’«a ogni costo», in circa 4 minuti della sua ora e circa 50, soffermandosi su quelle tre leggi — da notare: tre su «180 e passa leggi» — dimostrando l’urgenza di quelle tre proprio in vantaggio di ogni cittadino.
Poiché non si può pensare che un maitre à penser come Enzo Biagi si sia accodato allo stile delle panzanelle delle sinistre, o non ci tenga a essere al corrente di quanto succede nel mondo e come stiano veramente le cose, o chiuda gli occhi su ciò che afferma qualcuno che l’ha offeso dicendo la verità, tanto meno che ritenga stupidi tutti gli italiani che hanno votato per Berlusconi o per quelli della sua coalizione e insista nel ritenerlo, stupiscono quelle frasi che ho citato, pubblicate il 5 giugno e pur lasciando che la data di un periodico sia postdatata (uscita quindi di fatto il 27 maggio, cinque giorni dopo il testo di Berlusconi). Vien da pensare a una svista — peraltro imperdonabile — di qualcuno di quei suoi segretari che gli preparano diario e testi.