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G8 DI GENOVA: SI PUO' DIRE QUALCOSA?


di NAZARENO TADDEI
Edav N: 292 - 2001

«Panorama» del 19 luglio us (uscito il 12, vedi fig.1) pubblica la seguente foto:

Quindi si sapeva: non solo il Blocco nero si preparava alla violenza. Pagati e protetti da chi? Non è difficile saperlo, già da prima che i fatti succedessero.

Il comunicato di Pax Christi parla di «violenza inaudita delle forze dell’ordine». Ingenuità fino alla scem­piaggine o spudoratezza tipica dei comunisti e di chi c’è cascato dentro?

Si, la domanda ce la facciamo anche noi e un po’ di risposta ce la diamo (v.foto di copertina a pag.2), ma ci restano le domande sopra riportate dal prof. Zaffagnini. E sono serie! 

Venendo alla sostanza.

Circa la globalizzazione, il Papa ha già manifestato — e solennemente — le sue preoccupazioni e le sue riserve e i cristiani, che lo vogliono, hanno già una direttiva autorevole e sicura.

Per questo, i cattolici che si sono scelti il ruolo di Maria (la preghiera con Boccadasse) e non di Marta (la partecipazione alle contestazioni) si sono scelti la parte migliore e certamente efficace. Altrettanto certamente a quelli che hanno scelto la parte di Marta, Gesú ripete anche oggi: «Ti agiti per molte cose; ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno.» E Maria pur preparava da mangiare…

 È l’errore che anche molti cattolici ingenuamente hanno commesso: credendo di servire Dio, si sono praticamente affiancati a movimenti che — lungi dal rispettare il pensiero del Papa — non si preoccupavano della verità e della giustizia, pur dichiarando di lottare per essa.

 È significativo e non solo interessante che «La Nazione» di lunedí 23 luglio ponga il titolo di fig. 3 relativo al card. Tettamanzi di Genova, di cui nel sommario si leggono queste parole: «Io, alfiere del dialogo, oggi, di­co ai pacifisti che bisogna superare am­biguità e commistioni. Sono umiliato dalle devastazioni subite dalla mia città».

Ma ancora piú significativo che il giorno prima, domenica, il cattolico «Avvenire» a 5 colonne esalti l’ingenua affermazione del dr. Agnoletto: «A caro prezzo, ma abbiamo vinto!».

 Vinto, che cosa? «A caro prezzo» avete perso un’occasione per dimostrare il peso del pensiero cattolico, libero da influssi non cristiani nella società attuale. 

Un discorso va fatto.

Si parla di «contestazione»; cioè di «lotta» non di «discussione»; si vogliono imporre strade perché sono le proprie, non si vuole cercare la strada migliore. (Cosa sanno questi qui di globalizzazione?)

In altre parole, siamo ancora nella «lotta di classe» marxista, non nella cristiana «collaborazione tra le classi».

Ben prima di Marx, la Chiesa aveva già parlato dei problemi sociali. Ricordo — ero ancor bambino — le cooperative cristiane, che avevano affrontato e risolto i problemi che il comunismo italiano piú tardi cercò di risolvere con la «lotta di classe». Che cosa ha fatto piú di quanto la Chiesa aveva già fatto? Ma di quella parte di storia non si parla.

Che ci siano stati (e ci siano ancora, nonostante la «lotta di classe», si noti bene) casi di sfruttamento degli operai, non c’è dubbio; ma sono cose che non succedono dove è in atto la «collaborazione»  tra le classi. Penso p.e. all’impresa dell’acciaio Posco in Co­rea.

C’è certo corruzione nel sistema attuale, che però nemmeno la «lotta di classe» riesce a risolvere; anzi, nella mia ormai lunga vita, l’ho vista alimentata, piú di una volta, proprio dalla «lotta di classe».

Voglio dire: con «la lotta di classe» non si risolvono i problemi, mentre si possono risolvere e si risolvono con una, ma corretta e onesta, collaborazione. Come ormai la storia dimostra.

Basta ragionare: da dove e come può venire la garanzia d’un lavoro onesto e ben retribuito? dal benestare dell’impresa. E come un’impresa può stare bene, quando deve far fronte a una lotta protetta da una legge del lavoro, come l’attuale in Italia, dove sono protetti i fannulloni e, spesso, i delinquenti?

E ci sono ancora cattolici, piú imberbi che informati, che si lasciano prendere per il naso da chi ha tutto l’interesse a sfruttarne l’ingenuità.

Lodiamo pure la sincera volontà di molti che, sbagliando, si sono messi nella «contestazione», ma non si può far molto conto sui loro risultati. Ancora una volta, si saranno persi tempo, entusiasmi ed energie. 

Di quello che è successo a Genova, noi sappiamo solo quel poco che ci hanno fatto vedere i media, i quali sono tutt’altro che la bocca della verità, forse proprio in questa circostanza, in cui pare continui una settaria campagna elettorale ormai vistosamente perduta.

Come già accennato, già da prima si sapeva chi e come si proponeva di contestare il G8 di Genova: sembrava insensato pretendere che la polizia fosse disarmata; ed era invece ovvio che lo Stato italiano prendesse tutti i prov­ve­dimenti, anche severi, necessari a garantire tranquillità e sicurezza.

Idem per chi predicava la di­sob­bedienza civile: ma chi li autorizzava? Sarebbe e forse è stato de­lin­quen­ziale, non democratico, lasciarli fare.

Il problema della globalizzazione è molto serio, perché coinvolge soprattutto la nostra libertà mentale, Da anni sto dicendo e scrivendo che occorre imparare a «leggere» i media, perché è soprattutto attraverso i media che i padroni del vapore riescono a fare quello che vogliono di noi, ricchi e poveri: attraverso la confusione mentale, organizzata sistematicamente proprio con i media, essi riescono a impossessarsi delle teste su piano planetario.

È necessario seguire il Papa nel cercare di impedirne una realizzazione, ben piú grave di quella che non sia la fame di tanta gente, che pure è fatto enorme e urgente.

Ma con la contestazione — cioè con i sistemi marxisti — ci potrà essere sangue, ma non vittoria, tanto meno libertà. La contestazione nasce dal concetto di «lotta di classe», che non è cristiano; ed è anche inefficace, quando non positivamente dannosa (come s’è visto in questa circostanza).

E forse la prima cosa che si può dire con certezza circa un evento, ch’è troppo vasto e complesso per poter dire di conoscerlo.

Se poi ci si chiede perché è successo tutto quel tragico pandemonio, la risposta piú logica è che «causa causae est causa causati (la responsabilità di un effetto è di chi ha procurato la causa di quell’effetto)».

Ma chi può dire con scienza e coscienza dov’è veramente la causa? Non certo negli otto Capi di Stato che si riuniscono per discutere di problemi comuni (il bene o il male non si risolve con manifestazioni di piazza e con violenze, anche contro la proprietà privata).

Nelle nostre scarse possibilità, qualcosa di veritiero si può conoscere facendo un po’ di «lettura strutturale» di quel po’ di media che abbiamo potuto seguire. Preciso ancora: i media non sono la bocca della verità e la loro documentazione non è sempre attendibile; però con corretto metodo di «lettura» (che ha base scientifica) a qualche parte della verità si può giungere.

La prima cosa che immediatamente balza agli occhi è stato che il comunista Bertinotti, Casarini della Disobbedienza Civile, e anche A­gno­letto, per affermare quello che dicono impediscono all’altro di parlare: vera violenza verbale. Certamente, quindi, da quella parte c’è violenza; e — guarda caso — sono quelli che difendono la violenza dei «pacifici» contestatori e accusano di assassinio le forze dell’ordine.

Ma è lecita moralmente, civilmente, giuridicamente la disobbedienza civile? Perché, allora, la si permette e la si difende?

Già qui si può intravedere da che parte stia quella causa causae, almeno in Italia, o per iniziativa propria o, come pare assai piú probabile, per influsso esterno.

L’altra cosa che balza agli occhi è la strumentalizzazione contro Berlusconi che le sinistre cercano di fare dei fatti di Genova. Si vede proprio che la parola d’ordine è di perseguire quella strada come se fossimo ancora in campagna elettorale.

Io non difendo Berlusconi — co­me ho già detto altre volte — perché permette che le sue televisioni vengano gestite in maniera praticamente secolaristica quindi anti­cri­stiana; ma è evidente che quel modo di combatterlo è contro ogni giustizia.

Cosa ci sia dietro, ho già avuto modo di accennare altre volte.

Ma, per stare ai fatti di Genova, è evidente che si cerca addirittura di cambiare le carte in tavola: gli aggressori vengono passati ingiustamente per aggrediti; e gli incaricati dell’ordine pubblico vengono accusati di violenza e addirittura di assassinio.

Passi per la taccia di fascismo e di cilenismo: a parte ch’è vera e propria calunnia, il Parlamento dovrebbe ospitare qualcosa di piú serio. Ma chi si rende colpevole di simili soz­zurre, non solo dimostra il suo vero volto, bensí mostra di non avere altri argomenti che la menzogna.

Proprio vero che le bugie hanno le gambe corte! 

In conclusione: il cristiano si con­traddistingue se segue «verità, giu­stizia e carità nella libertà», non se si fa schiavo.

 


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