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NOVE SETTIMANE E 1/2



Regia: Adrian Lyne
Lettura del film di: Nazareno Taddei
Edav N: 139 - 1986
Titolo del film: NOVE SETTIMANE E 1/2
Titolo originale: NINE 1/2 WEEKS
Cast: regia: Adrian Lyne - scenegg.: Patricia Knop, Zalman King, Sara Kernochan dal libro di Elizabeth McNeill - fotogr.: Peter Biziou - cost.: Bobbie Read - mus.: Jack Nitzsche - mont.: Tom Rolf, Caroline Biggerstaff- interpr. princ.: Mickey Rourke (John), Kim Basinger (Elizabeth), Margaret Whitton (Molly), David Margulies (Harvey), Karen Young (Sue), Christine Baranski (Thea), William De Acutis (Ted) - V.M. 14 - colore - durata: 113' (m. 3300) - prodotto da: Keith Barish/Producers Sales Organisation - orig.: USA, 1986 - distrib.: Artisti Associati.
Sceneggiatura: Patricia Knop, Zalman King, Sara Kernochan
Nazione: USA
Anno: 1986

La vicenda. Una città americana. Le 9 settimane e mezzo sono quelle che una giovane — e ovviamente bella nonché appetitosa — divorziata (impiegata in una galleria d'arte, di tanto in tanto si rivede col marito) ha a disposizione per preparare la mostra d'un anziano pittore alquanto stravagante e che corrispondono piú o meno a quanto succede dopo un incontro casuale con un giovane imprenditore. In tale incontro, i due restano reciprocamente avvinti. Nasce un amore quasi furioso (p.e. I'amore che fanno sulle scale pubbliche dopo la lotta con i due aggressori), che lui si diletta ad alimentare con giochi erotici non proprio normali. Per seguirlo, lei manderà un giorno una collega all'incontro col marito e ne seguirà una relazione che pare non le faccia proprio piacere, ma che accetta.

Frattanto s'avvicina la data della mostra. Ed è in questa occasione che matura (o scoppia) in lei il disgusto per la sua relazione con l'imprenditore, impostata su cose che sono «andate troppo in là» e diventate di cattivo gusto (come il giochino della benda sugli occhi di lei per le carezze: la seconda volta, lui si fa sostituire da una prostituta di colore). Sicché, al mattino, lei lascia lui che invano la prega di restare e che conta fino a 50 nella certezza che lei torni indietro. Ma lei si perde nella folla.

Il racconto si caratterizza per alcuni «modi» tanto «narrativi», quanto «semiologici».

Come «modo di struttura narrativa», si rileva fin dall'inizio che lei emerge dall'ombra e dalla folla della strada, dei negozi, dei bar, dei mercati, nella quale alla fine verrà re-inghiottita; ed è in questa folla che i due si incontrano. Poi la storia — ed è il corpo del film — si sviluppa tra loro due soli, come se gli altri non esistessero (solo talvolta li troviamo emergenti per qualche stravaganza in una folla, p.e. di ristorante, quasi a sottolineare il contrasto tra loro due e il resto del mondo), mentre ritroviamo piú volte lei nel suo ambiente di lavoro, ma quasi estraniata da esso (il marito, il vecchio pittore).

Come «modi semiologici», si nota soprattutto che, mentre le immagini della folla sono in luce piena e normale, quelle che si riferiscono a loro due sono prevalentemente in controluce o in mezza luce. Si nota ancora la ricerca sia di situazioni sia di immagini ad effetto che fanno spettacolo di per s(é stesse, senza una stretta connessione tematica con la storia. E si nota finalmente una notevolissima carica erotica, che però rifugge chiaramente da esibizionismi nudistici o pornografici.

Sotto il profilo tematico, si deve cosí considerare una particolare storia a due, pressoché casuale e stravagante, che nasce da una folla anonima, contraddistinguendosi da essa (il gioco delle luci) ma nel contempo contraddistinguendosi anche dalla normalità di un rapporto a due (i giochi e la furia erotici) e ch'è concepita in funzione di spettacolo (la spettacolarità delle immagini e delle situazioni e la caratteristica ricerca erotica).

L'idea centrale pertanto può definirsi quale un «fare spettacolo con una storia d'amore stravagante che nasce d'improvviso dalla normalità della folla contemporanea impostata sul consumismo e sul conformismo (il market; il foulard da 300 dollari; la relazione della gente al ristorante o in pubblico), quasi a dire: guarda quello che succede oggi in un mondo ch'è fatto com'è fatto, dove però devi finire per rientrare».

Sotto il profilo cinematografico e artistico, la pregevolissima fattura — ivi comprese la recitazione e l'uso della musica — è inquinata dall'eccessiva leziosità della ricerca effettistica e spettacolare. Sotto di questa, anche la tematica si stempera e quasi si dissolve.

Sotto il profilo morale, c'è da notare che il senso morale e di responsabilità sociale è completamente assente sotto tutti gli aspetti, nonostante I'apparente rifuggire delle immagini da ciò che possa suonare violento in qualche senso, anche in quello sessuale Tuttavia è la volontà di fare assolutamente spettacolo — raffinato — che fa violenza nei vari modi accennati, cercando di non farsi accorgere e di irretire con l'invenzione artistica (ma con l'«a» minuscola).

Sotto il profilo pedagogico, questa sottile violenza potrebbe essere utile oggetto di studio, anche in funzione di educazione all'immagine, per scoprire gli inganni tematici e morali dell'odierna comunicazione di massa; ma conviene tener presente ch'essa è pur sempre violenza e può essere affrontata solo adeguatamente, per quanto riguarda sia il tipo di pubblico sia la preparazione di chi ne dirige lo studio. (Nazareno Taddei sj)

 


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