AKIRA KUROSAWA: Biografia e filmografia
di NAZARENO TADDEI
(Tratto da TUTTOKUROSAWA a cura di Nazareno Taddei sj, Edizioni Edav, 2001)
Akira Kurosawa è nato il 23 marzo 1910 e morto il 6 settembre 1998 a Tokyo, settimo figlio di una famiglia stabilitasi nella capitale già da tre generazioni. Frequenta la scuola di Tachiaigawa e di Kuroda. Compiuti gli studi classici e diplomato nel 1927, frequenta l’Accademia delle Belle Arti, Doshuka, con la grande aspirazione di diventare pittore, dove apprende anche le tecniche della pittura occidentale; parecchi suoi lavori vengono scelti per l’esposizione annuale di Nikka, che vede riuniti i piú famosi artisti indipendenti del Giappone.
In quegli anni, sotto l’influsso del fratello Heigo, dialoghista, comincia a interessarsi al cinema e alla letteratura russa del sec. XIX. Nel 1936 entra come aiuto-regista negli Studi P.C.I. (i futuri Syti Toho) e inizia il suo tirocinio con il grande cineasta giapponese Yamamoto Kajiro, che gli fa anche redigere le sue prime sceneggiature; in particolare: 300 miglia attraverso le linee nemiche (realizzato vent’anni dopo) e Un tedesco al tempio Daruma, ispirato dalla vita dell’architetto Bruno Taut.
Nel 1938 è assistente di Yamamoto in TOJURO NOKOI (Un amore di Tojuro) e nel 1940, pur col titolo solo di «aiuto», dirige di fatto la seconda troupe in UMA (I cavalli), un quasi documentario di Yamamoto sui coloni della provincia di Tohoku.
Debutta come regista cinematografico nel 1943 con il film SUGATA SANSHIRO (La leggenda del grande Judo). Dal 1943 al 1965 realizza ben ventiquattro film, di cui solo alcuni furono distribuiti in Italia (v. filmografia).
Nel 1960, lascia la Toho e si fa produttore dà se stesso col film I CATTIVI DORMONO IN PACE.
Dopo il successo di BARBAROSSA, fonda la nuova società di produzione Yonki no Kai con altri tre grandi del cinema giapponese Kinoshita, Ichikawa e Kobayashi. Lavora per alcune compagnie di Hollywood. Con due collaboratori scrive DODES’KA-DEN (1970).
Dopo l’insuccesso commerciale di questo film, Kurosawa è scoraggiato, malato, psichicamente depresso e assillato dal disastro ecologico cui il suo Paese sembra inesorabilmente avviato. In un momento di sfiducia nei confronti dell’umanità e dell’esistenza, tenta il suicidio. È cosí costretto ad altri quattro anni di silenzio.
L’intervento del ministero della cultura sovietico, che stanzia la somma necessaria alla produzione di un altro film, è determinante nello sbloccare la situazione. Nasce cosí, in co-produzione con la Russia, DERSU UZALA. È nota la vibrata protesta che il regista giapponese ha elevato nei confronti della distribuzione italiana, rea di aver gravemente manomesso l’edizione originale del film per fini esclusivamente commerciali. «I miei film sono parte di me stesso e chi ha commesso questo oltraggio è come se avesse maltrattato la mia persona», ha dichiarato Kurosawa. Per fortuna, la sua fermezza nel denunciare il fatto e la solidarietà che tale denuncia ha riscontrato negli ambienti culturali hanno fatto sí che il film riacquistasse la sua veste e il suo metraggio originali.
Quella depressione non è stata l’unica della sua vita. La prima (conosciuta) l’ha avuta al suicidio del fratello (1932); la seconda (1965), quando gli americani gli fecero sospendere di punto in bianco le riprese del film TORA! TORA! TORA! che pure avevano trovato eccellenti.
Dopo DERSU UZALA, il genio di Kurosawa ritorna a risplendere. Produrrà KAGEMUSHA, L’OMBRA DEL GUERRIERO, RAN, SOGNI, RAPSODIA IN AGOSTO e MADADAYO - IL COMPLEANNO.
E’ morto il 6 settembre 1998 a Tokyo. Aveva terminato di scrivere AME AGARU (Dopo la pioggia), che il suo assistente Tagashi Koizumi poi realizzò e che la Mostra di quest’anno ha proiettato in suo Omaggio.
Era soprannominato «l’imperatore» per la decisione e la padronanza nel dirigere attori e troupe nella realizzazione dei film: «Il film è del regista - aveva dichiarato - A lui spetta l’ultima parola e un film deve essere pensato nel minimi dettagli.» Era infatti tirannico e anche collerico. Ma amava la cinematografia di Ford e di Fellini, il che significa che amava e godeva la vita. Il libro di memorie, L’ultimo samurai, curato da Aldo Tassone (ediz. Baldini & Castoldi) parla dei suoi piccoli piaceri, o, piú esattamente, del suo grande piacere per le piccole cose, come certo dolce di fagioli (che si intravede in RAPSODIA) o la bevuta con gli amici; ma godeva anche delle sue visioni poetiche: la pioggia (p.e. in RASHOMON e VIVERE), il vento che fa garrire le bandiere (p.e. KAGEMUSHA), la primavera (p.e. SOGNI). Tuttavia alle gioie famigliari (la moglie Yoko Yaguchi e i figli avuti da lei talvolta se ne lamentarono) anteponeva l’amore per il cinema: «Prendete l’espressione “io” - aveva detto - e sottraetele “cinema”: nel mio caso il risultato sarà zero!» (Olinto Brugnoli e Nazareno Taddei in Edav nn. 49, 81)
FILMOGRAFIA DI AKIRA KUROSAWA
Madadayo - Il compleanno 1993
Rapsodia in agosto 1991
Sogni 1990
Ran 1985
Kagemusha, l'ombra del guerriero 1980
Dersu Uzala, il piccolo uomo delle grandi pianure 1975
Dodes'ka-den 1970
Barbarossa 1965
Anatomia di un rapimento 1963
Sanjuro 1962
La sfida del samurai 1961
I cattivi dormono in pace 1960
La fortezza nascosta 1958
Bassifondi 1957
Il trono di sangue 1957
I sette samurai 1954
Vivere 1952
Rashomon 1950
Cane randagio 1949
L'angelo ubriaco 1948