Ciscs


Edav.it



LOGIN ABBONATI

Cerca negli articoli


   
Il portale di studi sulla comunicazione del CiSCS
Centro Internazionale dello Spettacolo e della Comunicazione Sociale
   



Visualizza tutte le notizie:



 

Prince of Tears (Il principe delle lacrime)



Regia: Yonfan
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: PRINCE OF TEARS (IL PRINCIPE DELLE LACRIME)
Titolo originale: LEI WANGZI
Cast: regia, sogg. e scenegg: Yonfan – fotogr.: Chin Ting-Chang – mus.: Yu Yat-Yiu – mont.: Derek Hui, Kwong Chi-Leung – scenogr.: Yonfan – cost.: ? – interpr.: Fan Chih-Wei (Zio Ding),Hu Xuan (Ping), Terri Kwan (madame Ou-Yang Liu), Joseph Chang (Sun Han-Sun), Kenneth Tsang (Generale Liu) – durata: 120’ – colore – produz.: ? – origine: CINA, HONG KONG, TAIWAN, 2009
Sceneggiatura: Yonfan
Nazione: TAIWAN, CINA
Anno: 2009
Presentato: 66. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2009 - Concorso

È la storia di una famiglia nella Taiwan degli anni ’50, quando l’isola è permeata di anticomunismo esasperato che venne definito “Terrore Bianco”; il capofamiglia è un tenente pilota ben visto dai colleghi e dagli amici, sposato con Ping, una moglie gentile e laboriosa (è dedita alla realizzazione di ravioli in quantità industriale); le due figlie – ancora adolescenti – sono Liu e Zhon, entrambe iscritte alla scuola del villaggio vicino alla base militare; la loro casa è quotidianamente visitata da un giovane – chiamato zio Ding – che, oltre ad essere zoppo da una gamba. ha subito una brutta scottatura al volto nel tentativo di salvare una bambina in occasione di un incendio e il suo viso è fortemente deturpato; a lui viene lavata gratuitamente la biancheria e viene invitato giornalmente a cena.

La vita sembra scorrere tranquilla, tra lezioni scolastiche e cene con parenti ed amici: a scuola la piccola Zhou è invaghita del maestro Yang che è anche un bravo pittore e insegna loro il disegno; ma in quel contesto le bambine apprendono la leggenda/favola del Prince of Tears (Principe delle Lacrime), il quale prese a versare lacrime quando si accorse che le condizioni in cui versava il suo popolo erano assai miserevoli e che lui era impossibilità ad intervenirci per migliorarle.

Improvvisamente cominciano gli arresti: il maestro viene imprigionato perché trovato a dipingere in una zona vietata, mentre nella famiglia delle due bambine, un giorno, tornando da scuola, trovano che i genitori sono stati entrambi imprigionati: lui è accusato di spionaggio nei confronti della Cina comunista, mentre lei è indicata come un individuo poco incline alla lotta verso il comunismo e quindi inviata in un campo di rieducazione.

Le due bambine, dopo un breve periodo trascorso da uno zio, vengono accolte da Ding e con lui cominciano ad instaurare un rapporto che però non riesce mai a decollare; intanto appare una nuova figura, la bellissima moglie di un generale della base aerea che è stata compagna di classe di Ping e – da bambina - era innamorata del giovane Ding.

Attraverso il suo interessamento, si possono realizzare le visite della moglie al tenente recluso e delle bambine alla madre; inoltre – sempre con l’aiuto della donna – le figlie assisteranno, involontariamente, all’esecuzione del padre che, accusato di spionaggio, viene fucilato.

La madre, dopo un po’ di tempo, viene rilasciata e torna a cassa dove ritrova le bambine e, soprattutto, lo zio Ding che comincia a circondarla di attenzioni; arriva a chiederla in sposa e la donna si vede costretta – per continuare una decorosa esistenza per lei e le figlie – ad accettare; i due convolano a nozze, ma pochi giorni dopo Ping vede –con l’immaginazione ovviamente – il ritorno del marito che, nell’andarsene le annuncia che quella è l’ultima volta che si incontrano. In una discussione con la figlia Zhou, che ha appreso come alla base dell’arresto del padre ci sia una denuncia di Ding, ammette di avere avuto anche lei questa impressione, ma che la sua accettazione del matrimonio deriva dalla volontà di far fare una vita “normale” alle bambine”: come dire che in quei momenti “di lacrime”, è meglio accettare la realtà meno dolorosa pur di continuare l’esistenza, in attesa che qualcosa possa cambiare.

Al termine del film, veniamo informati che la vicenda narrata è stata tratta da una storia vera e che i protagonisti hanno vissuto a lungo (Ping fino a 86 anni, Ding fino a 90) e che le bambine hanno avuto a loro volta una famiglia felice nella capitale Taipei.

Film realizzato con i ritmi e gli stereotipi tipici delle favole: i personaggi sono buoni (quelli presentati come tali) oppure cattivi, maligni e traditori (gli altri); non ci sono vie di mezzo e i pochi che non si schierano, tipo il generale, marito della donna che aiuta le bambine, seguirà la sorte della moglie e, dopo essere caduto in disgrazia, sarà sottoposto alla Corte Marziale.

Su tutta la narrazione aleggia il significato sotteso nella favola del Principe delle lacrime, cioè il fatto che l’impossibilità di modificare una situazione di profonda ingiustizia determini dolore per colui che subisce tale situazione; e, sembra dire l’autore, gli abitanti di Taiwan, in quel doloroso periodo storico, sono come il principe della favola e debbono subire la cocente impossibilità di modificare una realtà profondamente ingiusta.

La vicenda del film, nella sua storicità, mi richiama alla memoria quanto accaduto negli Stati Uniti per effetto del famoso “maccartismo”, quel filone politico-sociale che prese l’avvio dalla volontà del Senatore McCarthy di allontanare dall’amministrazione pubblica e dai posti di comando nel mondo del cinema e del teatro, tutti coloro che erano, sia pure larvatamente, “in odore di comunismo”; in quell’epoca molti artisti e personaggi pubblici furono costretti ad abbandonare l’America e coloro che vi rimasero, magari amici dei fuorusciti, possiamo paragonarli al Principe delle Lacrime, cioè erano persone che, pur vedendo l’ingiustizia, non potevano porvi rimedio: su queste storie sono stati realizzati vari film: quello che mi viene in mente è il recente GOOD NIGHT AND GOOD LOOK di George Clooney, presentato anche alla Mostra di Venezia. (Franco Sestini)

 


RSSFacebookGoogleYoutubeSkypeEmail

Iscriviti alla newsletter
sarai aggiornato sulle nostre attività
Nome
E-mail

È il momento del
5 per millle... sostienici!!!

C.F. 02447530581


SPECIALE ASTA
Vendiamo all'asta
due fantastici cimeli della
storia del cinema.

Un'occasione imperdibile per tutti gli appassionati e i collezionisti


"La moviola"
"La poltrona di Fellini"

   
   
    Direzione: Via Giolitti 208, 00185 Roma (RM) - Tel e Fax 06/7027212
Redazione e Amministrazione: Via XX Settembre 79, 19121 La Spezia (SP) - Tel e Fax 0187/778147
C.F. 02447530581 - email: ciscs@edav.it