PERSÉCUTION
Regia: Patrice Chèreau
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: PERSÉCUTION
Titolo originale: PERSÉCUTION
Cast: regia: Patrice Chéreau – scenegg.: Patrice Chéreau, Anne-Louise Trividic – fotogr.: Yves Cape – mus.: Éric Deveux – mont.: François Gédigier – scenogr.: Sylvain Chauvelot – cost.: Caroline De Vivaise – interpr.: Romain Duris (Daniel), Charlotte Gainsbourg (Sonia), Jean-Hugues Anglade (Persecutore), Gilles Cohen, Michel Duchaussoy, Xavier Robic – durata: 100’ – colore – produz.: Azor Films, Move Movie, Black Forest Films, Arte France Cinéma – origine: FRANCIA, 2009 – distrib. internaz.: Mars Distribution
Sceneggiatura: Patrice Chéreau, Anne-Louise Trividic
Nazione: FRANCIA
Anno: 2009
Presentato: 66. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2009 - Concorso
È la storia di una coppia di giovani in perenne ricerca dell’amore e della conseguente felicità: lui, Daniel, svolge lavori saltuari (al momento fa l’elettricista in un cantiere edile) e quasi sempre in luoghi diversi, ma di questa condizione non sembra dolersi più di tanto; lei, Sonia, è una donna in carriera, ha un buon lavoro in una grande azienda nella quale è molto stimata e considerata, tant’è vero che viene spesso inviata in missione fuori Parigi e addirittura all’estero per partecipare a seminari ed a congressi.
La loro relazione si svolge esclusivamente in casa di lei, quando Daniel si reca a trovarla, ma senza mai restarci per più di una notte (“non potrei pensare di vivere nella stessa casa con un uomo” dice Sonia) e la loro socialità si realizza in un bar parigino, sempre molto affollato, dove gravitano una serie di amici comuni, con i quali si parla di argomenti banali e “leggeri”, senza mai entrare nel vivo dei problemi che ciascuno di loro prospetta di avere.
Daniel, che occupa un appartamento che sta ristrutturando, viene “disturbato”, anche in casa, da un personaggio strano che dice di “amarlo” e che cerca di instaurare con lui un qualche tipo di relazione (“sei l’uomo della mia vita” gli dice più volte); per il giovane il disturbo di questa forma persecutoria è tantissimo, ma un po’ alla volta, i due cominciano a parlare: l’uomo sembra avere un’opinione su tutto e, soprattutto, sembra conoscere Daniel alla perfezione.
La relazione tra i due giovani continua tra alti e bassi: quando sono distanti i due si angosciano e anelano l’incontro, ma quando poi sono insieme, la certezza del sentimento svanisce e al suo posto sorgono tutta una serie di dubbi e di incertezze, di contraddizioni e di meschine forme di infelicità.
C’è l’ennesima uscita di scena della donna, inviata dalla sua azienda per sei settimane negli Stati Uniti: alle poche telefonate tra loro, si contrappongono le tante cose che Daniel mette in campo, a cominciare dai tentativi di aiutare Michel, un amico sfortunato nella vita (e nell’amore) che lavora con lui, fino ai tanti incontri con il “persecutore” con il quale ormai si parla di tutto: lui mostra di conoscere la vicenda sentimentale dei due giovani forse meglio di loro e in contrapposizione al loro sentimento, così pieno di dubbi e di perplessità, lui dichiara forte e chiaro di amare Daniel con tutto il suo cuore.
Al ritorno della ragazza da questa ultima lontananza, c’è una spiegazione tra i due che, peraltro, non si conclude in niente, dato che entrambi convengono che la loro relazione è fatta più di dubbi che di certezze, più di dolori che di gioie; nell’ultima sequenza li ritroviamo insieme che si abbracciano e, nel fare questo, rovesciano un bicchiere che si rompe: i due si chinano entrambi a raccogliere i frammenti di vetro, quasi a voler rimettere insieme i cocci rotti ed a riformare il pezzo originale; da notare che dopo questa scena, abbiamo i due che si dividono nuovamente per tornare ognuno a casa propria.
Il film è centrato interamente sull’analisi intimistica della generazione dei trentenni, con tutti i loro dubbi e con le poche certezze, con le tante paure di mettere in piedi una relazione ma con altrettante certezze che senza di questa non si costruisce niente (il bicchiere rotto).
C’è una cosa che mi ha colpito: Daniel e Sonia, mi appaiono come due single che non intendono abbandonare i privilegi di questo status; l’unica cosa che potrebbe indurli a farlo, magari sbagliando, magari pentendosi poi, sarebbe una piena e continua affermazione di “amore” (quello inteso come “donazione senza aspettativa di ricompensa”, come si legge nei dizionari), ma questo nel film non appare assolutamente tra i nostri due giovani, che girano attorno alla questione ma non riescono mai ad affrontare il discorso nella sua pienezza; anzi, se vogliamo dirla tutta, sembra quasi che i giovani di oggi abbiamo una gran paura ad affrontare l’argomento da questa angolatura.
L’unico che mostra di farlo con pienezza e assoluta conoscenza, è il “persecutore”, colui che dichiara ad ogni piè’ sospinto di “amare Daniel” e di essere disposto a fare qualunque cosa egli desideri (provocando peraltro le ire del giovane); non è certo una invocazione, da parte del regista, dell’amore omosessuale come l’unico autentico, ma è comunque una indicazione ed un richiamo circa la poliedricità dei sentimenti in questa nostra società così complicata. (Franco Sestini)