FRANCESCA
Regia: Bobby Paunescu
Lettura del film di: Andrea Fagioli
Titolo originale: FRANCESCA
Nazione: ROMANIA
Anno: 2009
Presentato: 66. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2009 - Orizzonti
La vicenda. Francesca, trentenne romena, viva a Bucarest con la madre Ana, separata dal padre. Fa la maestra in un asilo della città e vuole emigrare in Italia con l’idea di aprire un asilo per i bambini romeni nel nostro Paese.
Per questo, tramite l’amica Maria, entra in contatto con l’intermediario Pandele, sedicente funzionario dell’Ufficio per l’Emigrazione. In cambio di 2.000 euro, l’uomo le “offre” un lavoro di assistente presso un anziano, a Sant’Angelo Lodigiano, vicino Milano, dove guadagnerà 900 euro al mese.
Francesca esita, ha poco tempo a disposizione ed i pareri di coloro che le stanno vicino sono contrastanti. Il padre si oppone, sottolineando l’intolleranza degli italiani nei confronti dei romeni (lo fa anche con un’affermazione piuttosto forte nei confronti della Mussolini), mentre la madre la spinge alla decisione, mettendole anche a disposizione tutti i propri risparmi, nella prospettiva di una vita migliore. Le sembra addirittura un segno del destino che Francesca abbia trovato lavoro proprio nella città in cui si sarebbe dovuta trasferire anche lei, se avesse sposato Marco, un cittadino italiano per cui ancora nutre dei rimpianti.
Ma quando tutto sembra ormai deciso, Francesca viene a sapere che il suo ragazzo, Mita, che dovrebbe raggiungerla in Italia a distanza di un mese, è implicato in un’operazione illecita con la complicità di un funzionario del comune che gli ha venduto la proprietà di un terreno. Attratto dal facile guadagno e dalla possibile speculazione, Mita ha preso in prestito una parte dei soldi da alcuni strozzini. Ma l’acquisizione del terreno rallenta, gli interessi si accumulano e le minacce degli usurai si fanno sempre più incalzanti, anche nei confronti della stessa Francesca, che, vista la malaparata, è pronta a sacrificare la sua partenza per l’Italia utilizzando i risparmi messi insieme per aiutare il fidanzato.
Mita convince Francesca a partire ugualmente, accettando solo un migliaio di euro che la ragazza riesce ad ottenere dal proprio padrino di battesimo, un anziano pervertito.
Francesca parte in pullman per l’Italia, ma a metà del viaggio viene avvertita della morte di Mita: il corpo è stato trovato in fondo alle scale della casa di Francesca dove era stato trascinato da una banda di aguzzini in attesa che rientrasse la ragazza per vendicarsi su di lei.
Il racconto. Il film inizia con Mita che telefona ai propri familiari. Sembra interessarsi alle vicende scolastiche del fratello. Subito dopo si vede Francesca che esce di casa e viene molestata da una vicina. Dopo la “presentazione” dei due, partono i titoli di testa. Così facendo, il regista mette subito in parallelo le due storie, anche se non c’è dubbio che il protagonista sia unico e cioè Francesca. Ciò non toglie che il peso strutturale di Mita sia notevole e condizioni le scelte le scelte di Francesca. Non a caso il film si chiude con Francesca nella solitudine di una stazione in attesa di un treno per tornare a casa dopo avere appreso della morte di Mita ed essere scesa dal pullman diretto in Italia. Ma la figura di Mita serve anche a parlare della malavita romena.
FRANCESCA, infatti, non è un film sull’emigrazione. Piuttosto, come ha dichiarato il regista, è un film sul suo presupposto: ovvero sulla crisi di identità tipica dei paesi ex comunisti che porta a cercare un “altrove”. Quella presentata da Paunescu è una Romania abbagliata dal miraggio dell’Occidente e dei posti di lavoro all’estero, ma anche dalla voglia di ricchezza a tutti i costi. Una voglia sicuramente indotta dalla stessa idea di Occidente. Per cui o si va in Occidente per fare i soldi o si sta in Romania ma i soldi vanno fatti lo stesso, anche con mezzi illeciti o addirittura riminali. Da notare che nessuno dei personaggi presentati vive nel disagio o nella povertà. Tutti hanno (o avevano, come nel caso di Mita) un lavoro che gli consente una vita al minimo della dignità alla quale però i personaggi del film rinunciano per inseguire il miraggio di una vita migliore e la ricerca di un proprio posto nel mondo.
FRANCESCA è dunque un film sulla crisi d’identità che attraversa la società contemporanea dei paesi ex-comunisti, una società che risente della mancanza di punti di riferimento e di valori. Facendo però riferimento anche all’Italia e non solo alla Romania, il regista ci offre la possibilità di una universalizzazione.
Da qui un’idea centrale che può essere così formulata: senza valori e senza punti di riferimento non ci può essere una convivenza civile degna di questo nome.
“Credo che il crollo di un sistema molto rigido come quello dittatoriale, con una scala di valori poco flessibile, comporti – a giudizio del regista – una conseguente perdita di punti di riferimento. Ed è questo il contesto in cui Francesca decide di partire, anche se potrebbe continuare a lavorare nel suo paese. È il bisogno di cercare il proprio ubi consistam, un ruolo, una collocazione, una nuova identità. Ma il destino vuole che per quanto tutti avvertano Francesca dei rischi di ogni tipo che potrebbe correre in Italia, il pericolo arriva proprio da dove meno se lo aspetta”.
Il regista ha anche detto che “lo spunto del film nasce da un drammatico fatto cronaca: il 30 Ottobre 2007 nei pressi della stazione ferroviaria di Tor di Quinto a Roma, una donna di 47 anni, Giovanna Reggiani, viene rapinata, violentata ed uccisa da Nicolae Romulus Mailat, cittadino romeno di 24 anni, con precedenti penali nel suo paese risalenti ad una reclusione nel carcere minorile già a 14 anni. Quando ho ricevuto la notizia – ha spiegato – ero a Bucarest, in uno studio televisivo dove era atteso anche il Presidente della Repubblica. Era chiaro che l’evento avrebbe avuto ripercussioni sulla popolazione romena residente in Italia, ovvero 1 milione e 400 mila persone. Ma quello che mi ha sconcertato è stata l’anarchia delle reazioni in entrambi i paesi: in Italia, dove si è scatenata una comprensibile e generalizzata caccia all’untore ed in Romania, dove il bisogno collettivo di lavarsi la coscienza si risolveva con l’associazione del crimine alla razza zingara di Mailat, che confermava il pregiudizio xenofobo e il falso ideologico di cui soffre buona parte della popolazione romena: i romeni sono buoni, gli zingari sono cattivi. L’ennesimo luogo comune. Sono cresciuto a Milano e considero l’Italia il mio luogo d’elezione, ma in quel momento il mio mondo si era capovolto ed ho avvertito l’urgenza di una riflessione più approfondita sulle relazioni fra romeni ed italiani: un tema tabù nel contesto della diffusa tendenza anti-romena. Così ho cominciato le ricerche ed ho scoperto l’esistenza di Francesca Cabrini, la patrona degli emigranti, nata nel 1850 a Sant’Angelo Lodigiano e proclamata santa da papa Pio XII. Una suora che all’epoca dell’esodo di milioni di italiani in America aveva compiuto oltre 30 viaggi nel nuovo mondo per costruire orfanotrofi, scuole, ospedali. Una donna che lavorava per l’integrazione in un contesto in cui gli italiani erano vittime di pregiudizi e di intolleranza. Un personaggio emblematico da cui prende il titolo il film. In effetti, l’Italia è diventata per i romeni quello che fu l’America per gli italiani alla fine del XIX secolo: il luogo dove tutto è possibile, la terra promessa, il sogno”.
FRANCESCA è comunque un film di vicenda, con un uso limitato della macchina da presa in funzione espressiva. Numerose le inquadrature fisse, quasi televisive per non dire “teatrali”, che senza dubbio appesantiscono la visione. (Andrea Fagioli)