WHITE MATERIAL
Regia: Claire Denis
Lettura del film di: Franco Sestini
Titolo del film: WHITE MATERIAL
Titolo originale: WHITE MATERIAL
Cast: regia: Claire Denis – scenegg.: Claire Denis, Marie N’Diaye – fotogr.: Yves Cape – mus.: Stuart Staples – mont.: Guy Lecorne – scenogr.: Alain Veissier – cost.: Judy Shrewsbury – interpr.: Isabelle Huppert ( Maria), Christopher Lambert (André), Nicolas Duvauchelle (Manuel), Isaach De Bankolé (Ufficiale), Adèle Ado (Lucie), Michel Subor (Vecchio), William Nadylam (Sceriffo), David Gozlan – durata: 96’ – colore – produz.: Why Not Productions – origine: FRANCIA, 2008
Sceneggiatura: Claire Denis, Marie N’Diaye
Nazione: FRANCIA
Anno: 2009
Presentato: 66. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2009 - Concorso
È la storia di Maria, una giovane donna della famiglia Vial che da due generazioni vive in Camerun e conduce la piantagione di caffè di proprietà della famiglia; la situazione nello Stato Africano è in piena ebollizione: l’esercito regolare è passato al contrattacco e cerca di ristabilire l’ordine massacrando i ribelli, capitanati da un ufficiale dal nome “the boxeur”.
Le forze in campo sono: i regolari che cercano i ribelli, ma anche le bande di “bambini soldato” che infestano le campagne; poi abbiamo i latifondisti del caffé, di cui Maria è una delle massime esponenti, ed infine la sua famiglia, composta dal padre – un anziano colonizzatore ormai giunto alla fine – dall’ex marito, André, che vive accanto alla tenuta con la nuova moglie di colore e con il figlio avuto da quest’ultima e, per finire, dal figlio di Maria, Manuel, uno strano giovanotto, sempre stanco, con l’immagine del lavativo, che solo in fondo scatenerà la sua violenza di pretta marca colonialista.
Da notare che tutti gli altri “europei” della zona hanno abbandonato le proprietà e sono rientrati in patria; l’unica che ancora resiste ed anzi non ha nessuna voglia di andarsene è Maria; chi invece sta facendo di tutto per tagliare la corda è il marito che si mette d’accordo con Cherif, una strana figura di Sindaco del paese vicino, che assicura la propria collaborazione per il rientro in patria, ovviamente in cambio di un pacco di soldi.
Mentre tutti cercano la strada per rientrare in patria, Maria pensa al raccolto del caffé e cerca gli operai che l’aiutino a realizzare l’operazione; rasenta l’assurdo questa figura femminile che – mentre attorno a lei infuria la violenza – cerca di continuare la solita vita come se niente fosse; ed in questa fase vediamo anche il tratto della donna nei confronti della popolazione di colore: niente smancerie ma neppure niente paura; patti chiari su quello che deve essere fatto e ferrea volontà di portare a termine il raccolto.
La situazione rischia di precipitare quando il capo degli insorti “the boxeur”, ferito in modo grave dai soldati, si rifugia nella fattoria di Maria, la quale – senza mostrare la minima meraviglia – lo accoglie tranquillamente e lo colloca in uno dei letti disponibili. Intanto la fattoria è invasa da un paio di “soldati bambini” che rubano tutto quello che c’è da rubare e che suscitano l’ira del figlio di Maria, Manuel, che – dopo essere stato sbeffeggiato da uno di loro – si rade completamente la testa (indice di pazzia e di desiderio di vendetta) e, si mette in caccia dei due ragazzini armato di un fucile del nonno.
Al termine del film la situazione è la seguente: la moglie di André se ne va insieme ai rivoltosi, Maria si rende conto dell’impossibilità di completare il raccolto del caffé e si mette alla ricerca del figlio Manuel che è rimasto nel frattempo vittima di un incendio e risulterà completamente carbonizzato; in un rigurgito di pazzia la povera Maria si avventa sul padre – forse imputandogli la morte di Manuel – e lo uccide barbaramente a colpi di machete; nell’altro campo la compagine dei camerunesi non riescono a trovare un briciolo di accordo e continuano le divisioni che portano ad una ulteriore violenza.
I “bianchi”, rappresentati dalla famiglia di Maria, sono la nostra civiltà in sede di colonizzazione, con tutte le contraddizioni che governano le loro scelte ma anche con il loro coraggio, impersonato dall’atteggiamento sempre risoluto di Maria; essi operano in un contesto coloniale dove anche la popolazione locale brilla per divisioni e per timori su come procedere: siamo disposti a cacciare tutti i bianchi dal Camerun? Non tutti sembrano d’accordo su questa opzione, anche se alcuni – ad esempio “the boxeur” – sembrerebbero decisi a combattere una guerra decisiva per sostituire l’attuale classe dirigente al potere e, subito dopo, rimandare a casa i colonizzatori.
Il film si regge sull’interpretazione veramente notevole di una bravissima Isabelle Hupper; l’altro attore di grido, Christopher Lambert nel ruolo del marito André, mi è apparso abbastanza spaesato e poco centrato; per il resto c’è poco altro da dire, se non che l’autrice continua a deludermi ed a restare – alla non verdissima età di 63 anni – ancora una “promessa” del cinema francese; a quando lo sbocciare della grande regista? (Franco Sestini)