PA-RA-DA
Regia: Marco Pontecorvo
Lettura del film di: Adelio Cola
Edav N: 363 - 2008
Titolo del film: PA-RA-DA
Cast: regia: Marco Pontecorvo – scenegg.: Marco Pontecorvo e Roberto Tiraboschi‘– fotogr.: Vincenzo Carpineta – mus.: Andrea Guerra – mont.: Alessio Doglione – scenogr.: Paola Bizzarri – cost.: Sonoo Mishra – fonico di presa diretta: Valentino Amato – interpr.: Jalil Lespert (Miloud), Evita Ciri (Livia), Daniele Formica (Don Guido), Gabriel Rauta (Mihai), Patrice Juiff (Stephane), Bruno Abraham Kremer (Ambasciatore), Robert Valeanu (Cristi), Cristina Nita (Tea), Liviu Bituc (Mosu), Florin Precup (Vlad), Andreea Perminov (Alina), Iulian Bucur (Constantin), Georgiana Anghel (Maria), Gabriel Huian (Viorel) – acrobati: «Parada»: Marian Milea (istruttore), Alberto Nagy, Tania Simion, Petronel Popa, Nicoleta Simion, Alexandru Balan, Marian Tudose, Natalia Burlan; «Bois Colombes»: Jean-Luc Voyeux (istruttore), Joanna Battelier, Jérémy Lefort, Antonine Bidaud, Mathilde Thomas, Lea Dubreuil, Raphael Viet Triem Tong; «Flip Flap»: Emilie Fouchet (istruttrice), Eloise Bourges, Seraphine Laurens, Marianne Leblanc, Maya Lombard, India Gibey – durata: 100’ – colore – produz.: Marco Valerio Pugini e Ute Leonhardt per Panorama Films, Rai Cinema, Yalla Films (Francia), Domino Film Ltd (Romania) col contributo del Ministero Beni e Attività Culturali – origine: ITALIA / FRANCIA / ROMANIA, 2008 – distrib.: 01 Distribution
Sceneggiatura: Marco Pontecorvo e Roberto Tiraboschi
Nazione: ITALIA, FRANCIA, ROMANIA
Anno: 2008
Presentato: 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2008 - Orizzonti
Tutto il film lascia lo spettatore in attesa della ‘parata’ finale, nella quale si esibiranno, lo anticipiamo, i ragazzi usciti ‘dal sottosuolo’ di Bucarest, istruiti dal ‘clown di strada’, così il personaggio si autodefinisce, Miloud. Il film ne ricostruisce la storia dal suo generico interesse per la gioventù sbandata da redimere e salvare all’impegno umanitario, che lo porta ad operare secondo il suo desiderio, che lo anima con l’ardore di autentica passione, accanto ad altre organizzazioni con il medesimo scopo, tra le quali anche la congregazione dei salesiani nella persona di don Guido. Il regista racconta con realismo documentaristico vita ed abitudini di frotte di bambini e ragazzi (i “boskettari”), che sopravvivono ai margini dello umana società: furti, sotterfugi, microcriminalità fino allo sfruttamento dell’autoprostituzione caratterizzano esseri ‘selvaggi’, che trovano rifugio e alloggio nei sotterranei della capitale tra lordure antiigieniche inimmaginabili da persone ‘per bene’. Egli tenta in ogni modo di farseli amici. Condivide la loro squallida vita nella speranza di redimerli. Sfrutta con intelligente dedizione umanitaria la sua capacità circense in vista di organizzare con i suoi piccoli ‘amici’ uno spettacolo per attirare l’attenzione e l’interesse del pubblico su quella porzione di cittadinanza dimenticata da tutti.
Arriverà al successo, come lo spettatore giustamente prevede, ma il maestro Miloud dovrà passare attraverso tappe non soltanto difficili da superare ma pericolose per il suo stesso buon nome. Accuse infamanti di pedofilia e sfruttamento di minori, organizzate da criminali gruppi di loschi individui gelosi del potere, non sono sufficienti ad arrestare la sua passione educativa, che viene riconosciuta dall’autorità competente. Tra gli alti funzionari, però, c’è qualcuno che, come egli confida con grande amarezza ai suoi ragazzi, “non vuole toglierli dalla merda!”.
Per raggiungere il suo scopo, dovrà anche aggiornare il metodo di avvicinamento dai minori. Inizialmente esagera nel condividerne vita ed abitudini; accettando poi i consigli di persone dedite al medesimo servizio, in particolare di assistenti sociali, esigerà ‘rispetto’ ed obbedienza dai piccoli ribelli, spesso intrattabili con le buone e con la semplice gentilezza, che essi non hanno mai conosciuto nelle famiglie dalla quali sono stati abbandonati o da cui sono fuggiti. Tra di loro c’è il timido impacciato biondino, la procace bambina esperta di vita, la tredicenne incinta che dopo il parto esigerà di tenere con sé il bimbo, gli adolescenti che spendono il capitale del loro corpo per raggranellare qualche spicciolo. Il regista non si lascerà sfuggire la ‘ghiotta’ occasione spettacolare di inserire nel contesto della trama episodi di violenza e di un omicidio (soltanto commemorato dai colleghi della vittima).
Il finale del film ha doppia valenza, positiva per l’allestimento riuscito dello spettacolo dei piccoli clown allievi di Miloud, tolti, si spera e ci si augura definitivamente, dalle condizioni infraumane precedenti, ma anche negativa sotto il profilo della resistenza delle autorità ‘alte’ che ostacolano ed impediscono con politica burocrazia interessata l’opera di salvezza alla quale si dedicano organizzazioni umanitarie nazionali ed internazionali.
Molte circostanze e situazioni narrative del film sono affidate soltanto ai dialoghi dei personaggi; le immagini relative non permettono allo spettatore di rendersi conto di quanto succede sullo schermo. E questo non è pregio cinematografico.
Lodevole è stata la volontà di portare alla conoscenza del pubblico la condizione nella quale vivono, in anni nei quali trionfa il benessere, una parte di gioventù sbandata che attende chi li salvi dai pericoli d’una vita indegna di esseri umani.
Mi sembra che il difetto principale del film consista nella sceneggiatura, che si presenta scarsamente elaborata, forse quasi improvvisata, mentre avrebbe avuto bisogno dell’opera impietosa di qualcuno che l’avesse sottoposta a tagli ed amputazioni abbastanza ampi (vedi le ripetizioni insistenti, le infamanti accuse montate e smontate con disilvoltura sbrigativa, il caso della tredicenne alla quale è stata affidata una parte che ella recita un po’ troppo sopra le righe: la sovrabbondanza, infine, di temi ed argomenti esposti con diligenza d’elenco onnicomprensivo degli aspetti di situazioni al limite tra documentario e spettacolo). (Adelio Cola)