L'UOMO CHE FISSA LE CAPRE
Regia: Grant Heslov
Lettura del film di: Manfredi Mancuso
Titolo del film: L'UOMO CHE FISSA LE CAPRE
Titolo originale: THE MAN WHO STARE AT GOATS
Nazione: USA
Anno: 2009
Presentato: 66. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2009 - Fuori Concorso
È la storia di Bob Wilton, un giornalista di un quotidiano di provincia, che dopo essere stato lasciato dalla moglie che si mette con l’editore del giornale, decide di partire per l’Iraq per farsi corrispondente di guerra e dimenticare così la “delusione d’amore”. Bloccato lontano dalla “zona calda” per via di alcuni problemi burocratici, Bob fa casualmente la conoscenza di Lyn Cassady, un tizio che sostiene di far parte di un’unità sperimentale dell’esercito degli Stati Uniti (gli Jedi) e di essere in Iraq in missione segreta. Incuriosito dalla storia e fiutando la possibilità di trarne un buon pezzo giornalistico, Wilton decide di seguire Cassady nella sua missione: ritrovare Bill Django, lo scomparso fondatore di un programma “top secret” dell’esercito americano, nel quale si reclutano e si addestrano soldati dotati di straordinari poteri mentali.
Inizia così uno strampalato viaggio, condito dalle più improbabili disavventure, durante il quale i due improvvisati compagni hanno la possibilità di conoscersi meglio: Wilton viene così a sapere che Cassady era stato, in passato, reclutato proprio dallo stesso Django per via di alcuni straordinari poteri mentali, di cui il militare fornisce anche qualche prova pratica allo sbigottito giornalista (con risultati alterni e, il più delle volte, assolutamente diversi dai propositi iniziali). Django, con l’ausilio di altri soldati particolarmente “dotati”, aveva anche creato un reparto speciale, “L’Esercito della Nuova Era”, che, nei piani del fondatore, avrebbe cambiato per sempre il modo di combattere le guerre, utilizzando – al posto delle armi - sistemi del tutto incruenti. Una delle reclute di tale nuovo reparto, Larry Hooper, un giovane cadetto ambizioso e roso dall’invidia per i successi del collega Cassady, aveva però causato la rovina di Django, prendendone poi il posto, ma trasformando in “bellicosi” gli originari intenti “pacifici” del programma e costringendo Cassady a usare i «suoi poteri per fare il male». Va detto che, nello specifico, il “male” che Lyn aveva compiuto era stato quello di aver ucciso una capra, sfruttando la propria peculiare abilità di arrestare il battito cardiaco con un solo sguardo. Preso dal rimorso per l’”orribile” gesto compiuto (che gli produce a distanza di anni incubi nei quali sogna la capra uccisa…), l’uomo ha così deciso di ritrovare l’antico istruttore ed espiare il male causato.
Alla fine di una serie di avventure i due ritrovano Django (finito a lavorare per l’antico cadetto malvagio) e, dopo aver messo a punto un piano ben orchestrato, prendono la loro rivincita sul malvagio (soprattutto con la liberazione di detenuti (abbigliati come quelli di Guantanamo) e… delle capre, rinchiuse nel centro di detenzione gestito da Hooper). Django e Cassady salgono quindi su un elicottero e scompaiono nel nulla, lasciando al giornalista, l’incarico di far conoscere la storia, dato che lo stesso è ormai completamente convinto (dopo l’iniziale scetticismo) della verità dei poteri dei due uomini e della bontà dei loro valori.
Prima di arrivare a parlare della significazione del film, dobbiamo notare due cose: la prima riguarda due sequenze all’inizio ed alla fine: quella iniziale, nella quale si vede il generale Hopgood che, dopo essere stato inquadrato in primo piano (mostra uno sguardo a dir poco stralunato) si alza e dice ad un suo subalterno che “andrà nell’ufficio accanto, cosa che fa, ma prendendo la rincorsa e tentando di attraversare il muro: ovviamente, non ci riesce, e finisce con una gran capocciata del graduato; quella finale, invece, ci mostra Wilton che esegue lo stesso tentativo del generale e, tra lo stupore generale, riesce a passare dall’altra parte del muro del proprio ufficio nella redazione del giornale che lo ha assunto.
Dobbiamo quindi esaminare il perché di questa immagine ripetuta all’inizio ed alla fine ma con risultati diversi: ovviamente è all’interno dell’arco narrativo che ricerchiamo la motivazione; ed allora vediamo la struttura narrativa: il film, tolto il prologo e l’epilogo, già detti, si compone di tre blocchi ben distinti tra loro: il primo ci narra della storia di come Wilton si sia ridotto ad inseguire l’avventura e la notorietà in Iraq, dopo l’abbandono della moglie e la conseguente crisi esistenziale ed arriva fino all’incontro con Cassidy a Kuwait City
Nel secondo blocco vediamo tutto l’indottrinamento di Cassidy da parte di Django, all’epoca della costituzione del primo reparto dei “guerrieri Jedi” e, in particolare le doti – in parte vere e in parte millantate – del giovane “capellone” che gli consentono di mettersi in luce nei confronti dei superiori.
Il terzo blocco ci mostra l’avventura vera e propria dei due personaggi (Wilton e Cassidy) nel loro intento di avvicinarsi il più possibile al fronte bellico, il tutto condito da improbabili rapimenti e da fughe altrettanto immotivate ma cinematograficamente gustose; tutto per fare in modo che i due si possano ricongiungere con l’ideatore del progetto “Esercito della Nuova Era”; quando questo avverrà, si constaterà che niente è come si era previsto e infatti i personaggi decidono di lasciare il campo, dopo avere liberato le povere capre utilizzate per gli esperimenti e i prigionieri che, sia pure non detto esplicitamente, sembrano proprio quelli di Guantanamo, arrestati dopo l’attentato delle due torri ed ancora detenuti illegalmente; il tutto è intriso di citazioni, magie, deserti e follie contagiose, truppe in mensa con cibo condito da “acidi”, riferimenti non casuali alla famiglia Bush. Come a dire che se sono questi i promotori e gli esecutori dei progetti segreti su cui l’esercito americano può far affidamento, i risibili “successi” ottenuti non dovranno meravigliare.
Ma l’autore dice anche un’altra cosa: l’importante di tutta questa “spedizione”, il vero agente segreto dotato di superpoteri è il giornalista perché potrà – attraverso il suo scrivere e con il potere dei media - raccontare al mondo questa storia intrisa di stupidaggini e di soldi e mezzi sprecati per fare cose impossibili che non producono certo niente di valido; ed infatti il giornalista sarà colui che attraversa il muro, a testimonianza che i superpoteri sono della stampa, cioè dei media, in quanto detentori del “potere” di raccontare la storia agli altri.
Il regista Heslov sceglie allo scopo un ritmo sostenuto e dei toni decisamente ironici, affidandosi alla bravura di un cast nel quale spicca un autentico poker d’assi (George Clooney, Ewan McGregor, Kevin Spacey e Jeff Bridges), che rende il film molto divertente e forse, almeno io glielo auguro, un buon prodotto di cassetta che non mancherà di ottenere un grosso successo commerciale: spesso i cast “stellari” non aiutano la buona riuscita di un film, ma in questo caso, a mio avviso, è stato smentito lo slogan; ma, voglio ripetere che il film non è solo “cassetta”, ma veicola anche una sua idea circa la situazione dell’esercito americano - è da precisare che il cinema americano non s'è mai fatto mancare le parodie demenziali sull'esercito (MASH, Comma 22) - e, soprattutto, sull’effettiva potenza dei mezzi di comunicazione di massa.
Per concludere, resta da aggiungere che il film è tratto dal libro del giornalista inglese Jon Ronson intitolato “Capre di guerra” e che la regia è di quell’Heslow che, ha iniziato la propria carriera cinematografica come attore (“True Lies”, “Congo”, “Pericolosamente insieme”, “Dante’s Peak”, “Il re scorpione”, “Good Night and Good Luck”); quest’ultimo è stato diretto da Gorge Clooney e Heslov ha firmato anche il soggetto e la sceneggiatura insieme con lo stesso Clooney: un sodalizio che evidentemente funziona, dato il buon esito dei lavori realizzati insieme. (Manfredi Mancuso e Franco Sestini)