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MR. NOBODY



Regia: Jaco Van Dormael
Lettura del film di: Franco Sestini
Edav N: 373 - 2009
Titolo del film: MR. NOBODY
Titolo originale: MR. NOBODY
Cast: regia, sogg. e scenegg.: Jaco Van Dormael – fotogr.: Christophe Beaucarne – mus.: Pierre Van Dormael – mont.: Susan Shipton e Matyas Veress – scenogr.: Sylvie Olivé – cost.: Ulla Gothe – interpr.: Jared Leto (Nemo Nobody), Sarah Polley ( Elise), Diane Kruger (Anna), Juno Temple (Anna a 16 anni), Chiara Caselli (Clara), Linh-Dan Pham (Jeanne), Clare Stone (Elise a 16 anni), Thmas Byrne (Nemo a 9 anni), Daniel Brochu (Peter), Ben Mansfield (Stefano), Toby Regbo (Nemo a 16 anni), Anders Morris (Noah), Noa De Costanzo (Nemo a 5-7 anni), Emily Tilson (Joyce)– durata: 148’ – colore – produz.: Somebodies Productions, Toto Films, Christal Films, Integral Films, Lago Film, Scope Invest, Groupe Un, Caviar Films, Pan Européenne Production, Poisson Rouge Pictures, Vlaams Audiovisueel Fonds, Wallimage – origine: CANADA, BELGIO, FRANCIA, 2009
Sceneggiatura: Jaco Van Dormael
Nazione: BELGIO, FRANCIA, CANADA
Anno: 2009
Presentato: 66. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2009 - Concorso
Premi: Osella per la miglior scenografia (a Sylvie Olivé) alla 66ma Mostra Internazionale D'Arte Cinematografica di Venezia

È la storia di Nemo, un personaggio emblematico che incontriamo nel 2092, quando sta compiendo i 118 anni di vita, mentre viene intervistato da un cronista che, aiutato da uno psicologo, cerca di fargli raccontare – o meglio: ricordare – la propria esistenza; l’uomo, rugoso e malfermo nelle gambe, con evidenti difficoltà espressive, ci viene indicato come l’ultimo essere “mortale”, ossia senza nessuna delle immissioni tecnologiche che, sembra dire il film, rendono l’uomo non più soggetto a malattie ed altri “incidenti” del genere: a mo’ di esempio viene detto che Nemo è l’unico che non abbia il proprio “maialino”, allevato su misura per donare gli organi all’essere umano da cui dipende.

Il racconto dell’uomo parte dall’immagine di un ragazzino di nove anni che, alla stazione ferroviaria, si trova di fronte ad un dilemma angosciante: i genitori si stanno separando e la madre sta partendo con il treno; sarebbe meglio per lui partire con la madre o restare con il padre? Da notare che entrambi i genitori lo stanno chiamando e quindi è solo la decisione del ragazzo a determinare la scelta; lui insegue il treno che sta prendendo velocità e la madre, affacciata allo sportello, cerca di afferrarlo per tirarlo dentro: in una versione l’operazione riesce e Nemo si ritrova sul treno con la madre e poi a casa sua dove la donna andrà a vivere con un altro uomo, mentre in un’altra versione il ragazzo non ce la fa a raggiungerla e quindi resta a terra e si ricongiunge con il padre.

La vicenda, da quel momento comincia a seguire Nemo che cresce e si trova – in entrambe le scelte della stazione – a vivere una sua vita fatta di rapporti amorosi, di interessi di studio e di tutte quelle componenti che formano l’esistenza di una persona; l’elemento che l’autore sottolinea con più forza è l’aspetto delle coincidenze che mutano radicalmente la vita di ogni individuo: a questo scopo narra la storia di Anna, figlia dell’uomo con cui la madre di Nemo va a convivere, che si innamora, ricambiata, del ragazzo, poi diventato giovanotto e subisce tutta una serie di circostanze che, di fatto, non permettono a questo grande amore di essere vissuto pienamente dai due protagonisti. Dopo essersi persi e ritrovati più volte – a causa dell’allontanamento del padre dalla madre di Nemo – la situazione sembra risolta con un incontro fortuito, ma sul biglietto dove la ragazza scrive il proprio numero di telefono, cade dall’alto una goccia di pioggia e subito dopo un vero e proprio scroscio determina la completa illeggibilità del dato.

Insomma, la narrazione, con toni ripetitivi – e questo non aiuta per la comprensione del film – e con ritorni a situazioni già viste e sviluppate in altro modo per effetto di elementi di casualità, procede fino al momento della morte – attesa e perciò vissuta con distacco dal vecchio – che avviene esattamente in quel certo giorno a quella certa ora.

Ma qui ecco la trovata: per effetto di qualche diavoleria che non è facilmente comprensibile, giunti a quella data e a quell’ora che segna la morte dell’ultimo “mortale”, il tempo fa una sorta di “stop and came back”, cioè comincia a ritornare all’indietro, fino al punto della nascita dell’individuo, in modo che il nostro protagonista – mano a mano che procede lo scorrimento del tempo all’inverso – si rivede nel suo “ringiovanimento”, fino al momento in cui inizia questa storia, cioè alla sequenza della stazione dove il ragazzo è chiamato a fare la prima scelta.

Con un impianto narrativo estremamente – ma volutamente – confusionario e ripetitivo, l’autore ci mostra la vita dell’individuo, in cui le scelte hanno grande importanza per l’andamento futuro dell’esistenza; ma in queste scelte, molto spesso, il caso – con la sua crudeltà – ci mette lo zampino ed arriva a giocare un ruolo importante nel futuro dell’uomo.

Ma l’autore sembra aggiungere anche un altro concetto: comunque sia la scelta della gente, indirizzata dal caso o voluta dal singolo, la felicità non arriva; nel film non c’è nessun individuo che possa essere dichiarato felice e, se in qualche momento lo è, questa condizione dura poco, in quanto un elemento di casualità modifica questa situazione facendo ripiombare l’uomo nell’infelicità; e da questa si ricomincia a tentare la scalata alla felicità, in una parete irta di ostacoli e di scelte spesso sbagliate.

Due parole sull’autore, il belga Van Doramel: dopo avere fatto mille mestieri, dal clown al direttore di compagnie teatrali per bambini, è passato al cinema ed ha scritto – prima di questo – due film, uno nel 1991 (Toto le Héros) e l’altro nel 1996 (L’ottavo giorno); dopo 13 anni da quest’ultima realizzazione ha firmato la sceneggiatura e la regia di Mr.Nobody: si potrebbe dire che la poca produttività non va a discapito della qualità, in quanto anche il film presentato a Venezia, pur nella confusione – voluta o no – della narrazione, contiene indubbi elementi di interesse, sia sotto il profilo linguistico che per la tematica sviluppata. 

(Franco Sestini)

 


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