BARKING WATER
Regia: Sterling Harjo
Lettura del film di: Adelio Cola
Titolo del film: BARKING WATER
Nazione: USA
Anno: 2009
Presentato: 66. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2009 - Giornate degli Autori
È la storia di due anziani ex coniugi, separati da tempo, dei quali LUI è malato terminale che esprime il suo ultimo desiderio al ex moglie, ritornare cioè per l’ultima volta a rivedere la sua casa lontana, e LEI che, dopo averlo fatto dimettere dall’ospedale in quelle condizioni, lo accontenta trasportandolo con la sua vettura.
Le tappe che interrompono brevemente, dato lo stato attuale dell’infermo, il viaggio si rivelano cause di delusioni amare, alcune prevedibili (“Mia figlia non mi può vedere!”), altre ipocritamente mascherate da convenienza. Amici, parenti, figli sono tutti nel pieno della vita e nel loro intimo non rivedono volentieri quel ‘vecchio moribondo!‘, del quale non sanno che fare quando due volte chiede ospitalità per qualche ora. Di tappa in tappa egli peggiora ed all’approssimarsi dell’ultima, ormai alla porta di casa, termina la sua vita confortato, (ecco la novità del film strutturato secondo il collaudato modello del viaggio a tappe percorrendo la vecchia deserta autostrada) dalla ritrovata corrispondenza affettuosa dell’ex moglie, che egli “non ha mai dimenticato e che ha sempre amato”. L’abbraccio d’un nipotino muto lo gratifica come il regalo d’un angelo.
La facile prevedibilità della trama non ha impedito al il film di risultare emozionante. La bravura dei due protagonisti è stata applaudita dal pubblico, l’uno calato talmente nel personaggio da apparire sullo schermo in modo sempre convincente, l’altra ‘staccata’ da lui inizialmente, quando sembrava che l’accontentasse senza convinzione, ed in seguito gradualmente commossa dalle continue delusioni del compagno di viaggio, soprattutto quando le confessa il suo eterno amore.
Il regista afferma che l’amore, quand’è vero, non muore; esso può entrare in crisi, ma, quando forse meno te l’aspetti, proprio perché è vero, riprende a ‘bruciare’.
Il commento musicale, necessario per ‘riempire’ i tempi vuoti tra una tappa e l’altra, è affine al genere tradizionale dei canti cow boy. La fotografia è conveniente al contesto: spesso abbozzata, talvolta ‘brutta’, sempre tendente al rosso dei tramonti autunnali. Le riprese di certi primi piani, dettagli e particolari dei volti sono molto espressivi. Quando lo spettatore vede scorrere sullo schermo l’interminabile elenco dei nomi degli interpreti, si chiede quasi incredulo dove mai fosse apparsa tutta ‘quella gente’ negli episodi del film! È indirettamente il riconoscimento d’un pregio della regia, che ha tenuto sempre al centro dell’attenzione degli spettatori i due protagonisti, quasi senza farti accorgere dei personaggi secondari. L’evoluzione psicologica dei due è stata bene illustrata. (Adelio Cola)