LOLA
Regia: Brillante Mendoza
Lettura del film di: Manfredi Mancuso
Titolo del film: LOLA
Titolo originale: LOLA
Cast: regia: Brillante Mendoza scenegg: Linda Casimiro fotogr.: Odyssey Flores mus.: Teresa Barrozo mont.: Katz Serraon scenogr.: Dante Mendoza interpr.: Anita Linda, Rustica Carpio, Tanya Gomez, Jhong Hilario, Ketchup Eusebio durata: 110 colore produz.: Swift Productions, Centerstage Productions origine: FILIPPINE, 2009
Sceneggiatura: Linda Casimiro
Nazione: FILIPPINE
Anno: 2009
Presentato: 66. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - 2009 - Concorso (film sorpresa)
Un’anziana donna, “Nonna” Sepa, ha appena perso il nipote, ucciso da un ladro dopo esserne stato derubato. La donna si preoccupa ora di garantire al morto un’adeguata cerimonia funebre e una degna sepoltura, cercando di racimolare (faticosamente, non essendo benestante) il denaro che serve, chiedendo prestiti finanziari agli istituti di credito e ricevendo collette dal vicinato. La donna si preoccupa anche di ottenere giustizia, denunciando alla polizia l’assassinio del nipote e, a colpevole arrestato, costituendosi parte civile nel processo contro di lui.
L’assassino, Mateo, è a sua volta il nipote di un’anziana, “nonna” Puring, anch’ella indigente (fa la venditrice ambulante illegale) e afflitta come la coetanea dagli acciacchi della vecchiaia.
Cercando di convincere Sepa a ritirare la denuncia contro Mateo, nonna Puring impegna il televisore di casa e si reca in visita alla famiglia dell’altra e si offre di pagare un’ammenda pecuniaria. I soldi e l’offerta vengono accettati, anche se di malavoglia, e viene così fissata una somma di denaro che dovrà essere corrisposta da Puring per riscattare il crimine del nipote.
Puring si da dunque da fare, con ogni mezzo, lecito e …meno lecito, per raggranellare la somma, arrivando alla fine a impegnare la casa di sua proprietà pur di arrivare alla cifra sufficiente.
Incontratasi infine con l’altra donna e con la sua famiglia consegna loro il denaro e si accorda per il ritiro della denuncia. Al processo infatti la denuncia viene ritirata e Sepa conferma di voler rinunciare alla causa. Mateo viene così liberato e le due nonne con le rispettive famiglie ritornano alle loro case.
La sequenza iniziale del film mostra nonna Sepa mentre, sfidando le avversità del tempo e avendo cura di proteggere un altro nipotino dalla pioggia e dai pericoli della strada, si reca ad accendere un cero alla memoria dell’ucciso; all’attenzione e all’amorevole cura mostrata nei confronti del nipote, si unisce la tenace determinazione con cui l’anziana donna, si avventura per una città “pericolosa” (e il regista ce lo mostra quasi da subito con la scena di uno scippo sull’autobus a cui l’anziana donna e il nipotino assistono) pur di onorare la memoria del defunto e di ottenere giustizia. La figura della “nonna” Sepa è del resto tratteggiata durante il film come la principale promotrice di tutte le azioni che riguardano la famiglia (coadiuvata soltanto in rare occasioni dalla figlia che, nella maggiorparte delle volte, si limita ad accompagnarla): è lei a prendere accordi con l’impresario funebre; è lei a recarsi a far denuncia alla polizia e a impegnare la propria carta di credito per racimolare i soldi necessari alla cerimonia funebre.
Figura analoga è, nella sostanza, quella di nonna Puring che fa specularmente le stesse cose: si occupa di un nipote malato, e di un altro nipote scansafatiche; si prodiga in prima persona per salvare il nipote accusato e si dà da fare più volte per trovare un accordo con la famiglia dell’ucciso.
La loro volontà d’azione si scontra per il resto con i problemi causati dall’età e, anche in questo caso in maniera speculare, il regista si preoccupa di mostrarci come entrambe, pur afflitte da acciacchi fastidiosi (l’incontinenza dell’una e l’artrite dell’altra), non risparmino le fatiche per mandare avanti le rispettive famiglie.
L’iniziale motivo della vendetta che spinge nonna Sepa a rifiutare l’offerta di Puring si stempera a livello narrativo dalla necessità di accettare il denaro, più volte mostrato come un bene prezioso e “raro” per entrambe, ma si precisa al livello del racconto dalla consapevolezza della similitudine esistente tra le due donne. Il regista insiste infatti nel presentarci alternativamente le vicende delle due donne avendo cura di mostrarci nelle loro figure (prima o dopo che sia) caratteristiche simili; vere e proprie “capofamiglia” nelle loro case (le figure maschili, quando presenti, non lasciano di certo il segno in quanto a carisma e importanza), entrambe determinate pur nei loro problemi fisici e con caratteri differenti (l’una più onesta, l’altra più…disinibita); entrambe, insomma, due “povere diavole” che si danno da fare per mandare avanti ciò che è rimasto delle loro famiglie. Il cammino interiore di nonna Lola trova, alla fine del film, la sua logica conclusione, venendo evidenziato da una scena in cui le due donne anziane si incontrano intorno al tavolo di un ristorante e parlano – si sarebbe tentati di dire come due vecchie “amiche” – di problemi di saluti e argomenti di economia domestica quotidiana. Sono ora le figure delle due donne e il loro status di “vecchie” a essere poste in risalto. I problemi legati ai nipoti, passati in secondo piano, lasciano emergere un’umana solidarietà più forti dei rancori personali e dei vendicativi propositi iniziali.
Il film girato interamente con una macchina a mano, quasi fosse un documentario, può contare sull’ottima interpretazione delle due “nonne”, entrambe attrici professioniste del cinema filippino ed entrambe convincenti nei rispettivi ruoli.