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ERIC ROHMER: «HO SOSTITUITO ALLA PSICOLOGIA LA MORALE»


di OLINTO BRUGNOLI
Edav N: 293 - 2001
Chiavi tematiche: Eric Rohmer

Eric Rohmer, pseudonimo di Maurice Scherer, nasce il 4 aprile 1920 a Nancy. Dopo aver compiuto studi classici, si laurea in lettere e insegna a Parigi per alcuni anni. Nel 1947 pubblica il romanzo Elisabeth e incomincia a interessarsi di cinema. Ecco come lo ricordano Antoine de Baecque e Serge Toubiana (in François Truffaut, ediz. Gallimard, biografia pubblicata nel 1996 e aggiornata nel 2001, purtroppo ancora inedita in Italia) : «Nel 1950 aveva trent’anni, l’aspetto severo ma ancora da studente di liceo, di chi scherza restando serio. Scherer insegna francese al liceo Lakanal a Sceaux e firma i suoi articoli di cinema con lo pseudonimo di Eric Rohmer. E’ lui ad animare gli incontri del giovedí pomeriggio (al Cine Club del Quartiere latino, n.d.r. ) dove insegna, partendo dai film programmati, l’estetica del cinema. Per i giovani cinefili, Rohmer è una specie di fratello piú grande cui si dà del lei per rispetto. Era un uomo onesto, integro, molto professore».

Questo incontro del “professore” con il gruppo di giovani cinefili capeggiati da André Bazin, che avrebbero poi dato vita ai «Cahiers du Cinema» e alla Nouvelle Vague, produrrà effetti sorprendenti. Rohmer esordisce nella regia cinematografica nel 1950 con il cortometraggio JOURNAL D’UN SCELERAT, cui ne seguono vari altri. Il suo primo lungometraggio è LE SIGNE DU LION, del 1959. Dal 1973 insegna Storia del Cinema all’Università di Parigi; ha pubblicato parecchi saggi ed è autore dei soggetti e delle sceneggiature di tutti i suoi film. Rohmer manifesta il suo “spirito cartesiano”, il suo desiderio di razionalità e di ordine, raggruppando quasi tutti i suoi film all’interno di tre grandi serie ben definite: «Racconti morali», «Commedie e proverbi», «Racconti di quattro stagioni».

«Tra i “Racconti morali” e le “Commedie e proverbi” la differenza verte piú sull’accento che sulla natura. In tutti e due i casi ho voluto dipingere il cuore umano e descrivere i costumi. Ma nei “Racconti morali” c’era, in piú, un giudizio etico formulato da certi personaggi che facevano la morale agli altri attraverso i loro commenti. Mentre nelle “Commedie e proverbi” i personaggi che fanno la morale agli altri non ci sono piú. Perché? Ho cambiato argomento o, piuttosto, tono. La morale emerge dal comportamento stesso dei personaggi che si dipingono grazie alle loro azioni o alle loro passioni, i loro slanci o le loro illusioni, i vacillamenti del cuore o dei sensi e soprattutto grazie alla distanza che si stabilisce tra le loro parole e i loro atti». (Intervista a cura di André Sailles, in «Etudes Cinematographiques» n. 146/48).

Rohmer rappresenta il rifiuto dell’effettismo tec­ni­cistico oggi tanto di moda, a favore di storie lievi, a volte esili, mai banali, spesso profonde. Ciò non significa il rifiuto della tecnica in funzione espressiva. Anzi, Rohmer, dimostrando grande duttilità e freschezza intellettuale, ha realizzato la sua ultima opera, L’ANGLAISE ET LE DUC, presentata alla 58^ Mostra del Cinema di Venezia, con una straordinaria tecnica digitale, guadagnandosi una menzione speciale del Future Film Festival Digital Awards per l’alta qualità degli interventi in computer grafica sulle scenografie. Ma la tecnologia in Rohmer è sempre al servizio dell’espressione, dell’idea, dell’anima. I ritratti minuziosi e dettagliati, il tono dimesso, la spontanea semplicità che caratterizzano i suoi film rivelano non solo l’attenzione ma anche l’amore del regista nei confronti dei suoi personaggi, che sono uomini e donne spesso fragili e deboli, ma sempre leggiadramente impegnati nel difficile mestiere di vivere.

Tra i suoi lavori piú importanti si ricordano:

MA NUIT CHEZ MAUDE, 1969, Candidato all’Oscar per la sceneggiatura

LA MARQUISE D’O…, 1976, Premio Speciale della Giuria a Cannes

PAULINE A LA PLAGE, 1983, Orso d’Argento a Berlino

LE RAYON VERT, 1986, a Venezia, 43ª Mostra («Edav», n°. 143-144)

• Leone d’Oro per il Miglior Film
• Premio della Critica Internazionale (FIPRESCI)

• Premio dell’Ufficio Cattolico Internazionale del Cinema (OCIC)

• Premio Pasinetti della Critica Italiana a Marie Rivière quale migliore attrice

L’AMIS DE MON AMIE, 1987, Fuori Concorso alla 44ª Mo­stra di Venezia (v. «Edav», n°. 152-153)

RACCONTO D’AUTUNNO, 1998, alla Mostra del Cinema di Venezia («Edav», n° 262)

• Osella d’Oro per la miglior sceneggiatura
• Menzione Speciale OCIC per la tetralogia

• Segnalazione Ente dello Spettacolo per le opere di Eric Rohmer

(Olinto Brugnoli, da Edav n. 293, 2001)

 
* Frase di Rohmer in «Cahiers du Cinema» - feb. 1987
 


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